DAVVERO “I AM GIORGIA” SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENA A MAR-A-LAGO, QUALCHE SMORFIA…
Giulia Zonca per âLa Stampa'
La difesa di Oscar Pistorius schiera un profilo twitter chiamato «la cruda verità », per aggiornare il pubblico con la versione dell'imputato. L'accusa risponde con un processo a porte più che aperte, in diretta mondiale e al giudice tocca evitare che il dibattimento diventi circo. Operazione sempre più complicata.
Pistorius entra in aula lunedì a Pretoria seguito da quattro telecamere e da una macchina fotografica che scatta ogni secondo. Non tutte le deposizioni potranno andare in onda ma la trasmissione radio sarà costante. La visione collettiva, si sa, accentua l'emotività . La procura gongola all'idea che il processo sarà guardato come la notte degli Oscar, con gente che commenta, si indigna, parteggia. Probabile che l'opinione pubblica, come è già successo davanti all'udienza preliminare, arrivi a tifare per l'accusa. Il grande inquisitore sarà Gerrie Nel, carriera irreprensibile e coraggio da film holliwoodiano. Quasi irreale.
à noto per pizzicare cariche pubbliche in loschi traffici, il suo successo si chiama Jackie Selebi, ex capo dell'interpol sudafricana detronizzato da Nel che lo ha messo in galera per corruzione. Gli scontri con il potere hanno lasciato strascichi. Nel 2008, al culmine delle popolarità , Nel è stato arrestato davanti alla famiglia e, guarda caso, alla tv.
Agenti armati, retata in stile «Intoccabili» per reati più che ipotetici. Lo hanno liberato e l'episodio è stato archiviato come «tentativo di delegittimare» uno spirito libero. Forse proprio lì Nel ha capito il potere di un obiettivo puntato addosso, volevano rovinarlo ma con quelle immagini gradasse hanno creato un'onda di simpatia. Adesso vuole fare il contrario.
L'avvocato difensore Barry Roux ha incassato. Troppo furbo per protestare contro la gogna mediatica: Il pubblico si ribella se resta a fari spenti. La famiglia Pistorius ha scelto Roux perché è il mago dei casi controversi: nel 1990 ha tirato fuori dai guai un generale dell'era apartheid, Lothar Neethling, travolto dallo scandalo quando un giornale lo descrisse come un torturatore.
L'idea dell'account twitter è di Roux, il processo scatena il traffico dei cinguettii che si propagano fino a diventare verità assoluta così lui aggiunge al fiume la visione di parte, un punto di vista che sarà interattivo. Il profilo reagirà all'andamento della rete, smonterà tesi e cercherà di contrapporre un Pistorius forte e alternativo al ragazzo convinto di essere onnipotente presentato dall'accusa. Azione reazione, nello spazio di pochi minuti.
L'arbitro del delirio è una donna che di certo ha visto di peggio. Il giudice Thokozile Masipa ha 66, è diventata avvocato a 40 e prima era una reporter, specializzata in giudiziaria, anzi in cronaca di soprusi dell'apartheid. Nel 1998 è diventata giudice, la seconda donna di colore a ricoprire un incarico così importante. Tanta esperienza le servirà per tenere le redini di un processo che ogni secondo rischia di scadere in «C'è posta per te».
Non è stata lei a dare il via libera alle riprese, ma un collega convinto che fosse giusto dare un contatto al Paese. La storia coinvolge, attira, mobilita e ora è il primo processo social. Neanche OJ Simpson, che pure ha usato ogni risorsa mediatica per guadagnarsi l'assoluzione, poteva ritwittare la sua verità in tempo reale.
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