DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
MARIO BAUDINO per la Stampa
Questa vola Marco Missiroli, scrittore molto amato e seguito, di romano in romanzo, dal favore di un pubblico crescente ma anche dalla critica, ha scatenato la bagarre. Il suo «Fedeltà», appena uscito per Einaudi, schizza in testa alle classifiche dei libri più venduti ma anche a quelle, più ufficiose e molto soggettive, dei libri più stroncati. Critici e recensori si sono divisi, ferocemente. Antonella Lattanzi, su Tuttolibri, ne tesse le lodi parlando di «un romanzo dentro le cui pagine ti puoi barricare, e rimanere lì dentro senza più voglia di uscire», Marco Archetti sul Foglio dice che “ognuno, tra queste pagine, ritroverà la polifonia di se stesso” e dalla Lettura Antonio D’Orrico gli assegna, nella sua rubrica, un 10 tondo tondo.
I pregi non mancano: per esempio a livello di scrittura il fulmineo scattare da una scena all’altra in modo quasi inavvertito, tanto che il lettore si trova per un attimo spiazzato e poi non può che ammirare la tecnica di questi passaggi sorprendenti. Ma Camilla Tagliabue sul Fatto parla di un «similromanzo di formazione» e citando Crozza che imita Recalcati lo accusa di «PsicoBanalisi»: siamo, in altre parole, a «un tiepido intreccio di corna». Cattivissima (e divertente, l’arte della stroncatura deve essere ingenerosa e soave), non si ferma qui, ma pur lodandone la ricerca stilistica segnala allo scrittore il rischio di ritrovarsi «figlio di un Valery minore».
Sul Messaggero Marco Ciriello ne parla invece come «uno dei tanti romanzi italiani di questi anni, che sembrano mobili Ikea: stessi pezzi, viti, trame, telefonini, mestieri e tormenti, e persino scopate», accusando il povero Missiroli di aver voluto «sovrascrivere» Buzzati ma di non averlo capito. E sul Domenicale del Sole 24 ore Gianluigi Simonelli riconosce che «non mancano passaggi riusciti, con ritratti convincenti del nostro presente», ma cala la clava su «lo scarto tra la frugalità delle ambizioni intellettuali e la volontà smisurata di sedurre e assecondare il lettore sul più semplice dei piani: quello emozionale».
Pollice verso anche dal battagliero quotidiano online Linkiesta: Davide Brullo lancia un attacco missilistico: «Tutto questo incendio narrativo per una questione di ostentata idiozia». Ovvero per un par di corna, perché Fedeltà è una storia di tradimenti intrecciati, fantasticati, negati, rimossi («questo romanzo sarebbe già vecchio negli anni Cinquanta – infierisce Brullo -, pone questioni morali che neanche i Vittoriani in UK, pare il ballo delle monache debuttanti»). E tutti ricordano contestualmente che il libro è ritenuto, già da prima che venisse pubblicato, il più forte candidato allo Strega di quest’anno. Sarà questo il motivo di tanta severità?
Sul Corriere-Milano lo scrittore, in una bella intervista con Alessandro Beretta, è cauto circa il premio (dove peraltro già è stata regolarmente candidata da un “amico della domenica” - Pierluigi Battista -, l’einaudiana Nadia Terranova): «Vorrei andarci, dice, ma bisogna capire tante cose, è ancora troppo presto».
La risposta diplomatica lascia intuire intenzioni serie; e su come sia nata la voce che lo dà sicuro vincitore, fa l’ipotesi che c’entri in qualche modo il suo passaggio da Feltrinelli a Einaudi – dunque una promessa della casa editrice per strapparlo alla concorrenza. Resta il fatto che, Strega o non Strega, da molti anni nessun romanzo italiano divideva così tanto gli animi degli addetti ai lavori. I lettori, a quanto sembra, stanno già decidendo; con una specie di televoto.
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