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Egle Santolini per “la Stampa”
Un bel salone liberty gremito nel centro di Milano, fuori la fila e dentro le sedie aggiunte all' ultimo per accontentare più gente possibile: tutti a vedere e ad ascoltare Patti Smith che parla di Giovanna d' Arco e di molto altro ancora.
Dopo la prima di Sant' Ambroeus, la cantante e poetessa proto-punk ha visitato nella mattinata di ieri la mostra su Giotto a Palazzo Reale e poi, davanti a un pubblico attentissimo prevalentemente di baby boomers (e a Carla Fracci accomodata in prima fila), ha intrecciato un colloquio con la critica Gaia Varon e con il sacerdote musicologo don Luigi Garbini.
«Giovanna è una figura fondamentale nella mia vita», ha esordito: e infatti al momento di lasciare la casa e la famiglia d' origine, ragazza di vent' anni spaventata ma con un sogno molto intenso, «feci un giuramento davanti alla sua statua a Filadelfia. Troverò la mia strada, le ho detto, farò qualcosa di me stessa.
L' ho presa con molto impegno: tutte le volte che mi hanno prospettato un compromesso ci ho pensato e ho tenuto fede alla promessa. Sì, di Giovanna sarei stata amica. Non so se lei avrebbe ricambiato, ma mi sarebbe piaciuto farle un caffè e chiacchierare con lei».
Da Schiller a Piero della Francesca, da William Blake a Paulo Coelho all' imperatore Costantino, molto del ricco immaginario di Patti è stato sciorinato in poco più di un' ora. La vecchia ragazza d' avanguardia si avvicina ai settant' anni con serenità e consapevolezza: «Le persone che ho perduto, morte troppo giovani, camminano con me. Mio marito Fred che se n' è andato a 45 anni, mio fratello, Robert Mapplethorpe . Sono diventati invisibili ma il nostro dialogo continua».
Soprattutto, le importa la sopravvivenza della Terra, «ed è un segno che di fronte al pericolo dell' apocalisse planetaria un Papa abbia scelto di chiamarsi Francesco. Chiunque porti questo nome conosce il proprio compito: amare i poveri e amare la natura».
Si definisce «una persona semplice» e ha perfezionato un' idea di frugalità che coltiva fin da bambina, «da quando mia madre mi chiese di buttare via uno spazzolino da denti consumato e a me sembrò un delitto. Gli oggetti che ci sono preziosi vanno custoditi con cura e riparati quando si rompono, quelli che non usiamo divisi con gli altri».
Ha conosciuto la povertà: «Una volta ho beccato mia madre a piangere in cucina davanti a un sacco di patate, l' unica cosa che aveva da dar da mangiare a noi quattro figli: ma quelle patatine fritte le ha sapute trasformare in un banchetto da re».
E anche la sua vita coniugale è stata sostenuta dal potere della fantasia: «Fred e io non avevamo soldi ma la sera, seduti su due sedie, viaggiavamo nel mondo e inventavamo un milione di cose: film, storie, spettacoli televisivi». Di questi viaggi immaginari è fatto il suo secondo libro dopo Just Kids , intitolato M Train e già premiatissimo in America.
patti smith papa francesco bergoglio
patti smith
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