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Estratto di “il Divano dei Giusti” del 27 novembre 2020
“Paganini”, di e con Klaus Kinski e prodotto da Augusto Caminito per Mediaset, andrebbe visto assieme al backstage incredibile del film per capire la pazzia di Kinski e la violenza sulle sue attrici, da Tosca D’Aquino a Deborah Caprioglio, che si firma qui Deborah Kinski.
E’ il grande progetto di una vita prima della morte, sorta di personalissimo delirio herzoghiano sulla vita del genio irregolare Paganini. Eva Grimaldi mi raccontò che Kinski girava tutto rigorosamente senza luci e senza trucco.
Un delirio, con Kinski che cerca di fare tutto, operatore, regista, attore, con attrici buttate lì come Dalila Di Lazzaro o Donatella Rettore, non si capisce neanche perché. C’è perfino il mimo Marcel Marceau, garanzia di ogni produzione diseparata. Il Regio di Parma, dove Paganini-Kinski si esibisce, senza luce, è totalmente al buio.
Tosca D’Aquino ha ricordato a Stracult quanto Kinski fosse violento sul set, soprattutto con lei che era una ragazzina. Quando il film, montato non si sa come e da chi (Caminito?), viene mostrato a Cannes, Klaus Kinski, che pensava in un trionfo, viene massacrato dai critici e risponde con scene di follia e di violenza. Ovviamente film imperdibile.
TOSCA D’AQUINO E LE ANGHERIE DI KLAUS KINSKI
“Chi vorrei menare? Forse nella mia carriera l’unico rapporto un po’ complicato è stato quello con Klaus Kinski“: così Tosca D’Aquino s’è confidata con Caterina Balivo nel corso della puntata di Vieni da me di martedì 14 maggio. L’attrice napoletana ha ricevuto un video dall’amica Rossella Brescia in cui, oltre a tanti complimenti, la ballerina le chiedeva – scherzosamente – a chi avrebbe rifilato volentieri un manrovescio e Tosca ha citato l’artista tedesco, con cui i rapporti non furono idilliaci: “Era uno di quei fanatici un po’ vecchio stampo, prepotente e violento a volte. Avevo anche dei lividi”.
“Chi vorrei menare? Nella mia carriera l’unico rapporto un po’ complicato fu con Klaus Kinski, tanti anni fa feci un film con lui, ero molto giovane, e subii un po’ le angherie di questo personaggio, notoriamente molto difficile. Quindi, forse, è l’unico caso in cui tornando indietro non lo rifarei, perché ho sofferto molto. Si chiamava La vita di Paganini, fu uno dei suoi ultimi film.
Era un uomo anche molto violento, prepotente. Io avevo anche i lividi addosso. C’erano delle scene dove si può e si deve fingere… Sennò che fai? Con tutte le volte che sono morta… Però penso che Klaus facesse parte della schiera di quei personaggi un po’ fanatici, un po’ vecchio stampo: all’epoca pensavo il cinema si facesse così. Ne parlai con i miei genitori, ho trovato sempre loro vicino e mi dissero di fare ciò che sentivo. Mi imposi di finire il film ma a distanza di tanti anni un piccolo choc l’ho avuto. E non lo rifarei, me ne andrei”.
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