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Marco Giusti per Dagospia
Cannes 2012. "Fortunatamente avevo messo abbastanza aglio nelle pallottole", commenta cosi', con la battuta più folle del festival, la morte del suo dentato nemico il Van Helsing di Rutger Hauer nel film più' giustamente stracult di Cannes, nel bene e nel male, cioe' "Dario Argento's Dracula", primo horror in 3D del nostro maestro del terrore e suo primo horror presentato a Cannes.
Un delirio. Colorato, scombinato ma divertente, sexy, forse involontariamente comico forse no, ma sempre sopra le righe, ingenuo e presentuoso, un totale pop corn movie che fara' inorridire i critici e divertire gli spettatori più scatenati, ma totalmente energetico. Anche grazie alla fotografia di Luciano Tovoli, che recupera i colori di "Inferno" e degli horror baviani, grazie ai grandi nudi della vampiretta in carne Miriam Giovanelli (perla del film, sembra provenire dai vecchi Hammer), a quello di Asia al bagno (scopriamo cosi' che Dracula l'ha morsa proprio dietro alla coscia...), al delirio degli effetti speciali (non si era mai visto un vampiro che si trasformasse in gigantesca mantide religiosa), alla musica scatenata di Claudio Simonetti.
Ok, non ha una grande sceneggiatura, la scenografiia e' povera, alcuni attori tremendi, ma la prima impressione e' quella di un grande ritorno al nostro cinema horror anni'60, ai Pupillo, Mastrocinque, Margheriti, e ovviamente al maestro Bava. Più naviga verso il puro genere, più sbanda, più funziona e diverte questo Dracula in 3D per vedere le tette della vampiretta e qualche schizzo di sangue, che ci piace mille volte di più dei noiosi horror ricchi con effetti digitali sfornati senza grazia dagli americani, che ci riporta a uno schermo da cinema classico, quasi da muto.
Funziona pure il Dracula di Thomas Kretschman, cosi' legnoso, antico. Per onesta' va detto pero' che mentre i critici di mezzo mondo si esaltavano per "Amour" di Michael Haneke, arrivavano i commenti pesanti su "Dario Argento's Dracula", presentato in sala grande a mezzanotte e mezzo (e con 50 minuti di ritardo per problemi tecnici...).
Il popolo dell'horror insomma non ha reagito bene, continuandosi a chiedere perche' (why? why?) fosse stato scelto (un tentativo di imitare le aperture mulleriane a Venezia?), e ha finito per radicalizzarsi sulla sua comicita' involontaria, sulle situazioni assurde e le battute impossibili.
Non e' stato accolto troppo bene, invece, il primo film coreano in concorso, "In Another Country" di Hong Sangsoo con Isabelle Huppert in tre ruoli diversi in tre episodi diversi ambientati nello stesso posto, su una spiaggia fuori stagione. Fumoso.
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