“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Fabio Tamburini per "Corriere Economia"
«Il mio benchmark è il cavaliere Del Vecchio all'età di 50 anni». Così Gianni Mion, 70 anni compiuti nel settembre scorso, vicepresidente di Edizione holding, grande vecchio del gruppo Benetton, in cui lavora dal lontano 1986, presenta l'identikit dell'imprenditore che verrà scelto da Space, la nuova società presentata proprio in questi giorni al mercato e che entro poche settimane esordirà in Borsa. La missione è raccogliere capitali con cui affiancare le aziende da far crescere rendendo disponibili fino a 150 milioni per ognuna.
«Cerchiamo imprenditori ambiziosi, che abbiano dimostrato capacità d'iniziativa e con volontà di crescere ancora, in Italia e all'estero, nelle forme più varie - spiega Mion -. Proprio come ha saputo fare Leonardo Del Vecchio. Tanti anni fa era uno dei tanti fabbricanti di occhiali di Agordo, nel bellunese. Adesso è un numero uno nel mondo. Era un produttore per conto terzi e ha saputo conquistare marchi di successo, era presente sul mercato italiano e ha raggiunto dimensioni multinazionali, era industriale manifatturiero e ora è proprietario di grandi catene commerciali.
Ha capito che per bruciare le tappe occorre accettare di ridurre la propria partecipazione nel capitale della società , credere nei mercati finanziari e lui ci ha creduto arrivando perfino alla quotazione in Borsa a Wall Street, puntare sul management e retribuirlo adeguatamente. Space cerca proprio imprenditori come lui, da affiancare negli investimenti necessari per il salto di qualità ».
Space nasce dalla collaborazione tra Mion e quattro soci alla pari: Sergio Erede (l'avvocato d'affari di maggior successo sulla piazza milanese, da sempre molto ascoltato dagli stessi Benetton e da Carlo de Benedetti come da Roberto Colaninno), Roberto Italia (presidente dell'advisory unit del gruppo britannico Cinven in Italia, candidato alle ultime elezioni nelle liste di Fermare il declino), Carlo Pagliani (consulente di Morgan Stanley), Edoardo Subert (senior advisor di Rothschild).
«In Italia non ci sono soltanto la moda e il lusso - dice Roberto Italia - ma anche una industria manifatturiera con potenzialità notevoli, mentre gli imprenditori che hanno avuto successo anche all'estero e si sono quotati in Borsa si contano sulle dita delle mani. Con noi a bordo avranno vita più facile. Loro e anche gli investitori che li affiancheranno».
Dottor Mion, c'è chi dice che l'impegno in Space preluda alla sua uscita dal gruppo Benetton. E' davvero così?
«Diciamo che mi sto preparando per quando sarò anziano, che è un modo per prepararmi al dopo. Recentemente ho incontrato un giovane manager. Mi ha detto che, essendo ricco di famiglia, lavorava solo per ambizione e per passione. Io lavoro solo per passione. Attualmente sono vicepresidente e ho collaboratori bravissimi. Con loro tutto funziona perfettamente. Ma, prima o poi, tutti i giocatori escono dal campo».
Quanto manca alla fine della sua partita in Benetton?
«Dipende da diverse variabili, a partire dalla salute. Proprio in questi giorni come Edizione holding (la holding di famiglia, ndr ) abbiamo chiuso con successo il collocamento di una emissione obbligazionaria importante, seguita nel modo migliore dal direttore generale, Carlo Bertazzo. E, in precedenza, è andata in porto la fusione di Atlantia con Gemina. Sono operazioni riuscite nel modo migliore, che confermano la validità della squadra di manager su cui posso contare. Tutte persone più vicine ai 50 anni piuttosto che ai 30. Per questo avrò il problema di come rispondere ad una domanda: perché star lì ad affiancare manager già esperti che possono benissimo andare avanti da soli?»
Può fare un bilancio del quarto di secolo trascorso in Benetton?
«Sono entrato giovane uomo e ne esco vecchio. Arrivo dalla Provincia di Padova, con studi a Venezia grazie ad una borsa di studio per studenti bisognosi. Poi 19 anni di lavoro a Roma. Prima in Kpmg, di cui due negli Stati Uniti, e successivamente nell'azienda pubblica Gepi, una delle peggiori aziende italiane, in cui però ho fatto le esperienze più interessanti della mia vita.
Era come per un medico fare autopsie tutto il giorno oppure lavorare in un lebbrosario. Veramente formativo. Poi sono tornato in Veneto, con Pietro Marzotto, che ho affiancato nell'acquisto della Bassetti. Era un grande imprenditore ed è stato un grande maestro. Infine, a metà degli anni Ottanta, l'entrata in Benetton».
La divisione in tre: attività industriale, marchi e marketing immobiliare. Perché è stata fatta?
«Occorreva discontinuità ed è stata una scelta molto importante: il ritorno alle origini, com'era la Benetton nel 1986, quando venne collocata in Borsa. Ora, per ogni settore, partirà la ricerca di uno o più partner. Senza fretta».
Quando ha mosso i primi passi il progetto Space?
«Oltre un anno fa. Io e gli altri quattro fondatori, seduti intorno a un tavolo, ci siamo chiesti cosa poteva servire a un imprenditore che voleva crescere e guadagnare quote di mercato. Space offre capitali agli imprenditori che, nonostante tutto, vogliono continuare a investire, che continuano ad avere voglia di provarci e pensano di potercela fare».
C'è spazio per riuscirci?
«Sono convinto di sì. Le condizioni in questo momento non sono il massimo, ma ho vissuto momenti peggiori: gli anni dell'inflazione che superava il 20%, con gli interessi sui finanziamenti bancari al 25%. Eppure erano gli anni in cui nascevano i Benetton, i Del Vecchio. Anche oggi ci sono aziende eccellenti, che devono essere pronte per cogliere le opportunità della ripresa».
GIANNI MION GIANNI MIONGILBERTO BENETTON gilberto benetton 01 lapDEL VECCHIO
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