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Marco Giusti per Dagospia
Rallegratevi, come dice una delle 23 personalità di Kevin/James McAvoy… perché M. Night Shyamalan, dopo un lungo periodo di crisi, con questo bellissimo Split, campione di incasso questa settimana con 40 milioni di dollari, è tornato il grande regista di Sesto senso e Signs. Proprio come se non gli fosse capitato nulla in questi ultimi anni. Anche se il suo ultimo film, un piccolo thriller, The Visit, coi due bambini che vanno dai nonni, che non conoscono, e finiscono tra le grinfie di due psicopatici, già dava segni di serio rinsavimento.
Il problema è che un regista come Shyamalan non può essere troppo legato ai desideri delle major hollywoodiane o ai capricci di un divo o al cinema degli effetti speciali. Infatti in Split la paura è tutta psicologica e tutta di storia e di messa in scena. Il giovane Kevin, un fantastico James McAvoy, che si nasconde dentro ben 23 diverse personalità, dallo stilista gay Barry S. al nerd Dennis che vuole tutto pulito, dalla pazza cattolica Patricia, al ragazzino di 9 anni, Hedwig, rapisce e chiude in uno scantinato tre ragazze, le provocanti Marcia e Claire, Jessica Sula e Haley Lu Richardson, e la problematica ma più concentrata Casey, Anya Taylor-Joy, già protagonista di The Witch.
Non si capisce bene cosa ne voglia fare di loro, anche perché alterna le sue personalità di fronte alle ragazze e non si capisce quale sia la personalità davvero dominante. Al tempo stesso, con la personalità di Barry, va regolarmente dalla sua psichiatra, la dottoressa Fletcher, la formidabile Betty Buckley, già vista in Carrie di Brian De Palma e in Frantic di Roman Polanski.
Ma proprio la dottoressa Fletcher capisce che qualcosa non va e che non ha di fronte il vero Barry, ma una personalità dominante che lo sta imitando. In ballo c’è l’arrivo di una, forse reale forse fantastica, ventiquattresima personalità, la Bestia, in grado di dominare le altre 23 personalità. Quasi fosse uno specchio della follia di Kevin, che ha subito abusi da piccolo, seguiamo il lungo flashback di Casey bambina alle prese con la bestialità dello zio.
Split è una specie di miracolo di thriller che poggia tutto sulle capacità attoriali di James McAvoy, capace davvero di interpretare 23 diverse personalità e di giocare fra di loro nascondendoci quella reale, e sulla messa in scena di Shyamalian sempre alla ricerca di una soluzione visiva e narrativa per spingere il suo gioco di specchi fuori dalla banalità e dalla ripetizione.
Se ci pensiamo, nessuna delle diverse personalità di Kevin è banale, e ognuna meriterebbe un discorso a parte come riguardasse un personaggio diverso. Tutto deve alla fine combaciare nel racconto e Shyamalian non perde mai il filo della sua complessa costruzione.
Split segna così un grande ritorno al successo per il regista di Sesto senso e Umbreakble, che ha da sempre amato le storie legate alla psicologia infantile, alle persolità scisse e problematiche, che ha sempre raccontato la nascita di eroi e supereroi come prodotti delle nostre deviazioni. Per James McAvoy è una specie di ruolo di tutta una carriera, che lo lancia tra le più grandi star del momento, ma anche la giovane Anya Taylor-Joy ha di fronte a sé un bel futuro. In sala da giovedì.
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