raz degan

RAZ DEGAN, A CAZ DE CAN: “VIVO DA PARECCHIO TEMPO IN UN TRULLO PUGLIESE, NELLA VALLE D’ITRIA. ORA PRODUCO OLIO E MI DEFINISCO UN CONTADINO. MI SONO RESO CONTO CHE LA VERA RICCHEZZA È DATA DALLA NATURA, SPORCARSI LE MANI DI TERRA, PIANTARE UN ALBERO, INNAFFIARE L’ERBA - SIAMO TROPPO IMPEGNATI NELLE BANALITÀ DEI SOCIAL, NELLA SUPERFICIALITÀ DEL MONDO VIRTUALE – LA BELLEZZA? PUÒ APRIRE TANTE PORTE, MA CIÒ NON VUOL DIRE CHE RIMANGANO APERTE. BISOGNA LIBERARSI DA TANTI PRECONCETTI. NÉ LA BELLEZZA, NÉ UN’ESISTENZA LUSSUOSA RESTANO PER SEMPRE, MENTRE UN ALBERO PIANTATO RESTA DOPO DI TE”

Estratto dell’articolo di Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

 

raz degan

«Sono un personaggio che si batte per la salvaguardia del pianeta. Un esploratore che arriva a San Vito di Cadore, si stabilisce alle pendici di un ghiacciaio con un preciso obiettivo: salvarlo dallo scioglimento».

 

Raz Degan è una new entry nell’ottava stagione di Un passo dal cielo, la serie tv in 6 serate di Rai Fiction […] «E infatti sento molto vicino a me il ruolo che mi è stato proposto. Sono un ambientalista e pacifista. Vivo da parecchio tempo in un trullo pugliese, nella Valle d’Itria. Quando l’ho acquistato era solo un rudere in mezzo al nulla, ora è un luogo splendido, dove produco olio. Più che un attore, mi definisco un contadino».

 

Da dove nasce la sua passione per la natura?

«Sono nato in un kibbutz israeliano. E sembrerà strano, ma quando ero un ragazzino volevo scappare da lì, ho viaggiato in tutte le capitali del mondo, ho vissuto per molti anni come un nomade...».

raz degan a verissimo 7

 

Cosa era successo?

«Ero figlio di genitori separati: mia madre, americana, viveva a New York. Mio padre, israeliano, ha sempre vissuto, e continua a vivere in un kibbutz. Sono andato a vivere negli Stati Uniti e mia madre mi portava spesso al cinema o a teatro, per lei era molto importante che conoscessi il lato artistico della vita. Papà è un cittadino più semplice e per fortuna si sono separati, essendo così diversi, perché altrimenti non avrei mai avuto la possibilità di viaggiare e di variare i miei orizzonti».

 

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[…] «[…] crescendo mi sono reso conto che la vera ricchezza è proprio data dalla natura, lo sporcarsi le mani di terra, piantare un albero, innaffiare l’erba... Non possiamo fare altro che lasciare ai posteri un futuro migliore di quello che abbiamo ereditato. Oggi è un dovere, siamo troppo impegnati nelle banalità dei social, nella superficialità del mondo virtuale. […]».

 

Essere un bell’uomo l’ha favorita nel lavoro?

«Può aprire tante porte, ma ciò non vuol dire che rimangano aperte. Occorre lavorare su sé stessi. La vita è un viaggio non una destinazione: bisogna liberarsi da tanti preconcetti. Né la bellezza, né un’esistenza lussuosa restano per sempre, mentre un albero piantato resta dopo di te». […]

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