DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Leo Soto per www.formiche.net
Un addetto ai lavori l’aveva previsto: “Vedrete, la norma che ora sta destando scalpore, scandalo e ira, dopo le Europee sarà cassata; la norma serve solo per mettere paura ai padroni della carta; poi, passate le elezioni, sarà rottamata”. La sensazione l’avevamo raccolta nei giorni in cui, quasi in solitaria, Formiche.net approfondiva e dava risalto a una norma contenuta nel cosiddetto decreto Bonus Irpef.
La norma in questione era quella che cassava l’obbligo da parte di Stato, regioni ed enti locali di fare pubblicità su giornali di carta con avvisi di bandi pubblici o di gare. Un affare da circa 120 milioni di euro l’anno (costi per le amministrazioni statali, entrate per gli editori), secondo le stime dello stesso governo.
Gli strepitii, in verità, non sono stati troppi, almeno pubblicamente. Si ricorda solo un intervento del direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe de Tomaso, al quale rispose il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, che ha la delega sulla materia. E poi un commento-analisi del Sole 24 Ore che destò qualche stupore negli stessi ambienti industriali.
Il quotidiano di Confindustria, infatti, non accolse troppo favorevolmente il provvedimento. Anche perché, si sottolineava, in verità le pubbliche amministrazioni non avrebbero davvero risparmiato quei 120 milioni di euro l’anno di cui parlava l’esecutivo Renzi.
Infatti, fece rimarcare il Sole, quel costo per la pubblicità legale sui giornali non era a carico di Stato, regioni ed enti locali, bensì delle aziende vincitrici degli appalti e delle gare oggetto della pubblicità.
EDICOLA LATORRE PIGLIA A SCHIAFFI MICHELE EMILIANO
Ma se i giornali (interessati direttamente dal provvedimento) non hanno dato troppo risalto in queste settimane alla misura che lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rivendicò nella conferenza stampa di presentazione del decreto sul Bonus Irpef, evidentemente c’è stato un lavorìo sotto traccia visto che ieri le commissioni Bilancio e Finanze del Senato, con il parere contrario del Movimento 5 Stelle, hanno cassato il provvedimento dopo un emendamento presentato dal Pd. D’altronde il piddino Michele Emiliano l’aveva promesso: questa norma non s’ha da fare. Detto, fatto.
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