RENZI, IL BEOTA TRA LE DONNE - LA CAMPAGNA ELETTORALE DI PITTIBIMBO MODELLO BANANA: LE CAPOLISTE SEMBRANO PUNTARE TUTTO SULL’AVVENENZA PIÙ CHE SULLE LORO CAPACITÀ POLITICHE (NON PAPERVENUTE)

Fabrizio d'Esposito per il "Fatto quotidiano"

Sul manifesto, la testolina di Alessandra Moretti, semplicemente "Alessandra" nell'agenda elettorale, è incastonata tra sei stelle gialle, la settima si scorge appena, della bandiera blu dell'Unione. Un fotomontaggio artigianale che trasfigura l'ex bersaniana nell'ennesima Madonna renziana, con una sorta di corona stellare.

"Alessandra", capolista del Pd nel nord-est appare più dinamica sui benedetti social network. Così su Twitter si apprende del suo cambio di scarpe, documentato da un'apposita foto, prima "di raggiungere i piccoli imprenditori del Triveneto". Dalle ballerine al tacco, o viceversa.

In un parcheggio, la deputata del Pd effettua il cambio poggiando la gamba destra sul portabagagli, aperto, di un'auto rosso fiammante. Ora, provate a immaginare, la stessa scena riandando a cinque, dieci anni fa, senza scomodare gli austeri donnoni comunisti di una volta. Magari con Livia Turco o Anna Finocchiaro o Rosy Bindi. Impensabile.

Il nuovo corso femminile del Pd di Matteo Renzi rende visibile il superfluo e talvolta il vuoto. Non sono critiche sessiste. La questione è più aggrovigliata, tra dilettantismo politico e semplificazione paraberlusconiana.

L'imperativo è civettare con gli elettori, nel senso di una frase di Stalin del 1937 contro le elezioni della democrazia borghese e capitalista: "Finché dura la campagna elettorale i deputati civettano con gli elettori, strisciano davanti ad essi, giurano loro fedeltà, promettono mari e monti". Una critica ancora attuale, se si vuole.

Scelte a sorpresa dal premier durante una notte in cui le liste del Pd sono state stracciate, non senza alti lai e minacce di vendetta, Alessandra Moretti nel nord-est, Alessia Mosca nel nord-ovest, Simona Bonafè al centro, Pina Picierno al sud sono le quattro capoliste per le Europee che la cattiveria di Beppe Grillo ha retrocesso a "veline" di Renzi (su altro piano, c'è Caterina Chinnici nelle isole).

Mancano poco più di due settimane al voto del 25 maggio e cosa si ricorda di loro? Eppure si muovono tanto, tra programmi televisivi e manifestazioni sul territorio, cosa usa dire. L'altra sera, la Bonafè era su La7. Tra le quattro è che quella che scimmiotta di più il dante causa "Matteo".

Dalla "portata storica" delle riforme, come nessuno mai in questo Paese, nemmeno con il centrosinistra di Fanfani, tanto per fare un esempio, ai fatidici 80 euro in busta paga. A sentire la Bonafè e l'ennesimo tintinnio virtuale degli 80 euro persino il calmo Pigi Battista del Corsera ha perso la pazienza: "E basta con questa storia".

La Bonafè è stata promossa alla Camera direttamente dal comune di Scandicci, dov'era assessore, e adesso guida una lista per Strasburgo. Un'ascensione da vertigini più che una scalata, dove però "un momento per il biliardino si trova sempre".

Segue l'immagine, ovviamente su Twitter: la Bonafè, Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci che giocano a biliardino. "Wow!", fonzianamente esclamando. Sul manifesto, la Bonafè da Scandicci ha le mani in tasca come il Renzi della fiducia in Parlamento.

L'imitazione del Capo è un'ossessione, come quando tutti i dalemiani andavano in tv e ripetevano lentamente, con enfasi, il noto intercalare del Generale Massimo: "Diciamo...". Gli slogan della Bonafè e della Moretti hanno una similitudine da salumeria di lusso: "Il cibo è made in Italy", "La bellezza è made in Italy", "L'innovazione è made in Italy", "L'ambiente è made in Italy".

La più verace e sanguigna è Pina Picierno, annoverata in una corrente dal nome impronunciabile: i franceschiniani. Una gaffe della Picierno ha tenuto banco per giorni. Quella che con gli ottanta euro sbandierati dal Pd si fa la spesa per due settimane. Anche lo slogan della giovane Picierno, di origini casertane, punta sull'estetica: "È il sud, bellezza".

L'ex bersaniana (Moretti), la renziana (Bonafè), la franceschiniana (Picierno). E la lettiana, infine, nel senso di Enrico. La più defilata di tutte: la bionda Alessia Mosca, capolista nel nord-ovest, che si autodenuncia come "secchiona".

Altra parola chiave nelle biografie politiche delle quattro è "passione". La Mosca, su Twitter, si fa ritrarre addirittura con l'odiato Renzi in un comizio. Loro, tutti i big senza distinzione alcuna si stanno prodigando molto per le quattro capoliste.

Ancora la Mosca: "Un grazie gigante a Bersani per la generosità mostrata anche in queste ore al Chilometro Rosso di Stezzano". Tutto è propaganda, tutto è pubblico. In cerca di voti, le quattro hanno bisogno del Leader Matteo, degli altri colonnelli e dei signori delle preferenze.

Dovrebbero trainare le liste, le donne, ma in realtà sembra il contrario. Alla fine a sovrastarle tutte, in questa campagna elettorale dominata dalle facce di Grillo e Renzi, è la solita Maria Elena Boschi, l'autentica Madonna renziana che si ricorda per i colori accesi. Il completo blu elettrico al giuramento da ministra o l'abito lungo rosso al Maggio Fiorentino.

La voce boschiana, oltre agli spot elettorali baresi e alle interviste in rosa sull'amore, ha la suprema funzione di annunciare la decisione del governo di mettere la fiducia. Uno speaker impeccabile. In un partito diventato personale, non è affatto poco.

 

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