DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1.IL FANGO E LE CHIACCHIERE
matteo renzi e agnese landini scendono dall aereo di stato
Non sono belle, le alluvioni, da visitare. Non sono come le fabbriche modello dove una rappresentanza di operai, tra i festoni tricolore, applaude il premier arrivato da Roma a fare i complimenti. Non sono come le classi delle scuole elementari, dove magari ci scappa anche una canzoncina di benvenuto. Nelle alluvioni ci sono i morti, le case devastate, le voragini nelle strade, le macchine seminate qua e là come rottami. Se sei un politico puoi provare a portare conforto a chi ha perso molto, promettere che tutto verrà ricostruito un po’ meglio di prima e garantire uomini e mezzi. Ma dopo cinque minuti di parole, o prendi una pala e cominci anche tu a spalare, oppure è meglio che te ne vai, tu e la tua auto blu.
Poi c’è Renzie, uno che quando c’è l’alluvione non si fa vedere. Forse perché si tratta di occasioni ingrate, dove c’è poca passerella da fare. In questi giorni è dall’altra parte del mondo al G20 e, insomma, forse questa volta ha una buona scusa per non esserci. Solo che ha pensato bene di polemizzare a distanza, attaccando le Regioni: “Ci sono vent’anni di politica del territorio da rottamare, anche in alcune regioni del centrosinistra”. Ha pensato bene di applicare il suo solito schema: individuare qualcosa che impersona “il vecchio”, attribuirgli tutte le colpe, trasformarlo in un nemico e dichiarargli guerra. Lui, “il nuovo”.
Il presidente della Liguria, Claudio Burlando, non se n’è stato zitto e gli ha ricordato che i governi precedenti hanno fatto tre condoni edilizi in trent’anni. Il resto delle polemiche ve lo risparmiamo, ma ieri era veramente un giorno in cui stare zitti. Un giorno in cui sono morte altre tre persone. In occasioni del genere l’unica cosa che conta è la risposta dello Stato e degli enti locali all’emergenza, la Protezione civile, gli uomini e i mezzi schierati contro l’alluvione.
Quando si è reso conto che le sue parole stavano scatenando polemiche fuori luogo – e il consueto scaricabarile – come un bambino che vuole cambiare gioco Renzie ha detto: “Ora niente polemiche: mettiamo a posto i danni”. Troppo tardi, caro premier. Almeno quando ci sono i morti di mezzo sarebbe giusto saper rinunciare alla battuta da rottamatore della domenica.
2. UN PAESE CHE FRANA
Il Corriere trasforma l’alluvione nel Nord Ovest in un’occasione di propaganda abbastanza stucchevole. “Presentati a Bruxelles 1.956 progetti per i rischi idrogeologici. Scolmatori per le piene e barriere. Contro il dissesto 7,6 miliardi”. “Pronti a fare credito se c’è la garanzia Ue’. Bassanini, Cassa Depositi e prestiti: ‘Ora devono essere applicate le clausole di flessibilità. Ci servono progetti realizzabili in tre anni, che spingano la crescita e attirino risorse private” (pp. 2-3). Sembra che nel finesettimana, mentre la gente spalava, qualcuno sia andato a Bruxelles a presentare 1.956 progetti e che Bassanini ci salverà dalle prossime alluvioni. Lo facciamo anche capo della Protezione civile?
MAURIZIO LANDINI operai delle acciaierie terni in corteo a roma, feriti in scontri con polizia 31
Repubblica dà conto della polemica Renzie-Regioni e intervista il gerundio ligure: “Burlando: ‘Basta battute per avere facili consensi, tocca al premier dare la svolta” (p. 2). La Stampa sente il presidente della Toscana, Rossi, che si mette nel mezzo: “Bisogna sapersi scusare, ma no alla scaricabarile. Lo Stato faccia la sua parte. Più poteri commissariali alle Regioni” (p. 2). Il resto è morti e distruzione, con i pezzi di cronaca costretti a seguire gli articoli sulle stupide polemiche dei politici.
3. C’ERAVAMO TANTO ODIATI
silvio berlusconi occhiali da sole michaela biancofiore
Pare che una qualche utilità, il G20 di Brisbane ce l’abbia avuta: “Renzi, disgelo australiano con Juncker. ‘Per l’Ue sviluppo e meno rigore’. Dopo le polemiche l’incontro a colazione con il presidente della Commissione europea” (Corriere, p. 10). La notizia è che non sono volate stoviglie. La Repubblica dei renziani diffonde la buona novella: “Io e Jean-Claude ci intenderemo’. Renzi ricuce con il presidente nel nome di 300 miliardi di fondi. Il premier: ‘Mi sono trovato di fronte un politico, non un tecnico. Ci capiamo” (p. 8). Il Messaggero titola addirittura a tutta prima: “Crescita, patto Juncker-Renzi”, anche se dentro riconosce: “Ma l’uso dei fondi da parte di Roma continua a preoccupare Bruxelles” (p. 2).
4. APPIATTIMENTO DEMOCRATICO
Il Jobs Act sembra avere la strada spianata ed entro la settimana dovrebbe approdare in Aula alla Camera. Corriere: “Jobs act, regge l’accordo nel Pd. Civati si arrende: in pochi diremo no. Tsipras: è barbarie, resistete. Renzi: non basta più una piazza per la crisi di governo” (p. 13). Su Repubblica, Maurizio Landini avverte: “Renzi e i suoi non rispettano i lavoratori e così perdono elettori. Ma io non farò il politico” (p. 12).
5. IL BANANA È PER SEMPRE
Il Banana con l’uveite coltiva sempre progetti egemonici per il centrodestra italiano: “Il progetto di Berlusconi frenato dall’ostacolo Salvini. Il leader di Forza Italia pronto a riportare a casa i transfughi dell’Ncd. Ma il boom della Lega e l’asse con Fdi rovinano i piani dell’ex premier” (Stampa, p. 8). Sul Corriere, il Pupino Toti “invoca un nuovo ‘predellino’: il partito unico è la strada obbligata. ‘Unito il centrodestra è ancora competitivo. Il leader? Nessuno ha il quantum di Berlusconi” (p. 14). Il Giornale prova a gasare le truppe con i sondaggi: “Centrodestra a un punto da Renzi. Il Pd crolla dal 45 al 36%. Forza Italia, lega, Ncd e Fratelli d’Italia insieme al 34,2%” (p. 1).
6. IL TRISTE AUTUNNO DI SOTTO-MARINO
Cerca di cavarsela a parole anche Ignazio Marino, che se la prende con il Viminale: “Marino resiste e sfida Alfano. ‘Manda a Roma troppi immigrati’. Poi media tra residenti e profughi. Il sindaco in bilico nega che il Pd gli abbia chiesto di azzerare la giunta”. Ma un’intervista di Luigi Zanda, capogruppo al Senato, stamani gli schiarirà le idee: “Non conosce abbastanza la città, ubbidisca al partito e cambi assessori” (Repubblica, p. 15). La sortita di Marino provoca un fenomeno imprevisto: il Giornale oggi difende l’odiato Alfano. “L’ultima furbata di Marino. Ora scarica le colpa su Alfano” (p. 9).
7. SFONDARE LE FONDAZIONI?
Affari&Finanza di Repubblica si dedica alle fondazioni bancarie e scrive: “L’inverno delle Fondazioni, così il governo vuole spezzare i legami con la politica. Aumento dell’imposizione fiscale, regole severe per la governance e le partecipazioni. Da Tesoro e Palazzo Chigi è partito l’assalto, l’Acri resiste” (p. 2). La sensazione è che al momento tra Giuseppe Guzzetti e Pier Carlo Padoan ancora non ci sia partita.
8.PROFUMO DI ETERNITÀ
Sul Giornale spazio ad Arrogance Profumo, sempre in sella alla banca senese: “Montepaschi apre al matrimonio. Dopo la bocciatura agli stress test e l’aumento di capitale. Profumo: ‘Valuteremo qualsiasi proposta, italiana o straniera, purchè crei valore per i soci’. ‘Nessuno pensava che restassi presidente. Senza l’euro? Disastro” (p. 18). Ovviamente verrà valutata positivamente ogni fusione che lasci invariate le poltrone di vertice del Monte dei Pacchi.
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