DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Giovanna Vitale e Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
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GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA MEME
Dopodiché un pezzo di sinistra è pronta a siglare un accordo con i 5 Stelle per una mini-coalizione composta da due liste. Una del Movimento e un'altra formata da Sinistra Italiana, Rifondazione e Coordinamento 2050, l'associazione creata da ex parlamentari di Leu e verdi come Stefano Fassina, Loredana De Petris e Paolo Cento.
Non certo a caso domani mattina Conte sarà ospite dell'assemblea regionale del Comitato a Spinaceto, titolo: "Per una Regione ecologica e solidale".
All'evento sono attesi sindacalisti di Cgil (il segretario di Roma e del Lazio Natale Di Cola) e Uil (Guglielmo Loy, che è presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza) ma pure pezzi di Arci. A dimostrazione dell'interesse che si muove attorno ad una possibile coalizione progressista, seppur senza il Pd.
Nei democratici in realtà c'è ancora chi spera in un ripensamento di Conte. Nel Lazio dopotutto la giunta uscente guidata da Nicola Zingaretti ha ancora due assessori del M5S. Il candidato pd Alessio D'Amato avrebbe sicuramente più chance con anche i 5 Stelle nella coalizione, confidando di riuscire al contempo a trattenere Carlo Calenda. La strada è parecchio stretta e l'argomento che divide trasversalmente nell'area che vorrebbe sfidare la destra è il termovalorizzatore.
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2 - LETTA-CONTE ALLEATI EPISODICI
Marcello Sorgi per “la Stampa”
Sarà l'eccezione che conferma la regola l'alleanza, annunciata con qualche imbarazzo, dei 5 stelle con il Pd in Lombardia per le Regionali. Nel rivolgersi agli iscritti per chieder loro di confermare o rifiutare la scelta, in realtà molto auspicata dagli esponenti lombardi del Movimento, Conte ha fatto un discorso anodino, sforzandosi di non nominare mai il Pd ed evitando di dare qualsiasi ambizione strategica a una coalizione che nasce in sede regionale e lì deve restare. Se non fosse stato per le insistenze manifestate dai 5 stelle locali, infatti, Conte mai e poi mai si sarebbe convinto a sostenere il Pd di sinistra Majorino, già in campagna elettorale da settimane.
Farlo nei giorni in cui è esploso il Qatargate, che finora ha investito solo il Pd, presentava ulteriori difficoltà. Inoltre, dopo la rottura in Parlamento sul nuovo invio di armi all'Ucraina, tra i due partiti non c'è più alcuna piattaforma comune, e sul piano nazionale Conte e Letta, o chi lo sostituirà, nei prossimi mesi sono destinati a dirsene di tutti i colori. Tuttavia la sola ipotesi di battere la destra in una sua roccaforte, anche se al momento è davvero remota, alla fine ha spinto l'ex premier ad accontentare le spinte del Movimento.
Anche perché questo gli consente di mantenere un buon livello di mobilitazione in una delle aree del Paese in cui i 5 stelle incontrano difficoltà, e di guardare avanti, anche in caso di sconfitta, alle Europee del 2024.
Nella strategia di Conte è esattamente questa la scadenza che si dà per un completo recupero dei consensi del Movimento, che vorrebbe riportare più o meno ai livelli del 2018. Per riuscirci, l'"avvocato del popolo" vuole occupare tutti i possibili spazi dell'opposizione, senza lasciare al nuovo segretario del Pd alcuna opportunità di riprendersi.
Un programma del genere è destinato a fare dei due partiti che ieri hanno scelto di essere alleati in Lombardia i due più fieri avversari per tutto il 2023. A cominciare dalla difesa del reddito di cittadinanza senza se e senza ma, e soprattutto senza accettare alcuna ipotesi intermedia di modifica, come vorrebbe il Pd. Invece il Movimento 5 stelle continuerà la sua campagna solitaria, convinto di ricavarne anche più frutti di quelli raccolti il 25 settembre.
GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTAgiuseppe conte enrico letta 2
giuseppe conte enrico lettaelly schlein giuseppe conte enrico lettapierfrancesco majorino
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