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Silvia Bizio per la Repubblica
Lynch guarda negli occhi e fa un sorriso che potrebbe rappresentare la definizione perfetta di ironia.
Siamo nella suite numero 8 dello Chateaux Marmont di Los Angeles, il leggendario hotel su Sunset Boulevard teatro della vecchia e nuova Hollywood, e Lynch, i capelli scompigliati come sempre, giacca nera, ha accettato di parlarci del suo nuovo Twin Peaks. Gli chiediamo: quando è arrivata l' idea? «Circa 25 anni fa». Salto indietro dunque, prima di passare ad oggi: la rete via cavo Showtime inizierà a trasmettere il nuovo Twin Peaks il 21 maggio, dopo la premiere al Festival di Cannes.
Era il 1990 quando Lynch s' inventò una serie tv tra il noir e il surreale: fu subito cult. Twin Peaks era ambientata in una piccola città eponima nello stato del Washington, e seguiva le vicende dell' Agente Speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan) nel corso della sua inchiesta sul misterioso assassinio di Laura Palmer. Non c' erano ancora i social media e i trolls, ma il passaparola dei fan e il cinguettio fonetico sugli enigmi e i presunti misteri trascendentali si accumulavano intorno al quesito:
"Chi ha ucciso Laura Palmer?", che divenne all' istante lo slogan nazionale, un mezzo tormentone. La serie non solo fu un enorme successo ma rivoluzionò teorie e pratiche del racconto televisivo. «Ho iniziato a lavorare sul serio a questa nuova serie circa cinque anni fa», aggiunge. «Mark Frost, il produttore, mi ha chiamato e mi ha detto: "David, dobbiamo parlare". Lo abbiamo fatto ed eccoci qua».
Lynch, Showtime, Frost e gli attori hanno firmato un contratto che li consegna al silenzio assoluto: niente è dato sapere sulla trama del revival di Twin Peaks. Sappiamo solo che dura 18 ore, e che l' episodio di apertura è di due ore. Ricorda Lynch, che ha da poco compiuto 70 anni: «Twin Peaks è frutto del mio amore per quell' America provinciale come dovrebbe essere e che non esiste più. Io sono del Montana, di Missoula per la precisione, una cosa da niente in mezzo al niente, perfetta per involarsi con la mente».
Lynch è una via di mezzo spiazzante tra la cultura di frontiera, pronta a tutto e individualista, e quella più raffinata di provenienza europea con una predilezione per il nichilismo nietzschiano, ma anche per Shopenhauer e Sartre. «Sì, c' è chi dice che in Twin Peaks, come nei miei film, ci siano molti riferimenti. Ma quando io scrivo qualcosa cerco di buttare tutto dalla finestra e non pensare troppo all' analisi e all' interpretazione. L' eccesso di psicologia uccide il mistero ». Ancora: «Le idee migliori mi vengono improvvisamente in mente come un flash quando medito. Twin Peaks è nato così: avevo appena iniziato a meditare e la storia mi è praticamente colata addosso».
Ma la tv di adesso - al tempo dello streaming e della possibilità di vedere tutta una stagione un episodio dopo l' altro non è cambiata? E quindi in che misura cambia il nuovo Twin Peaks? «Se la fruizione è cambiata, per me non è cambiato niente», risponde come se niente fosse. «Ho sempre pensato a Twin Peaks come un racconto e basta. Ognuno se lo veda come vuole. Per me è un film per la televisione, un film di 18 ore. Un sogno per ogni regista di cinema. Se Fellini o Antonioni avessero potuto, avrebbero fatto film di 20 ore ciascuno».
twin peaks laura palmer
SHERYL LEE NEL RUOLO DI LAURA PALMER IN TWIN PEAKS
LAURA PALMER
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