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RICEVERE IL PACCO DEI LIBRI DEL PREMIO STREGA HA UN VALORE SIMBOLICO, E GIULI LO SA” – FULVIO ABBATE: “IERI SERA AL NINFEO DI VALLE GIULIA LA “NOTIZIA CULTURALE” RIGUARDAVA PROPRIO L’ASSENZA DI UN PLICO MAI PERVENUTO PRESSO LA PORTINERIA DI CASA DEL MINISTRO. SI TRATTA INFATTI DI UN ATTO DI GUERRA CHE LE ÉLITE “DE SINISTRA” AMICHETTISTICHE SFERRANO CONTRO IL PALAZZO GOVERNATO DAI POST-FASCISTI" - LA BATTUTA PIÙ RICORRENTE RIGUARDAVA IL TRATTO PATETICAMENTE, OSTENTATAMENTE AUTOBIOGRAFICO D’OGNI OPERA IN GARA: “MA TU LO SAI CHE ‘STA AUTO-FICTION HA ROTTO DAVVERO ER CAZZO?” – VIDEO

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Fulvio Abbate per Dagospia

 

alessandro giuli

Dove si spiega che il non invio al ministro Alessandro Giuli del pacco contenente i libri del premio Strega ha un valore altamente simbolico: a Roma il peso sociale di qualcuno, fra molto altro, si misura tra chi lo ha ricevuto e chi invece no.

 

Ogni discussione inerente allo stesso Strega non verte mai sull’assoluto letterario e romanzesco, semmai sulla certezza d’essere o meno nell’ indirizzario della Fondazione Bellonci, poco importa se “Amico della domenica”, cioè avente diritto al voto, o semplice osservatore della serata.

 

Ieri sera al Ninfeo di Valle Giulia (mai luogo fu ritenuto più simbolico visto l’imminente anniversario, il cinquantesimo, della morte di Pasolini) la “notizia” diciamo “culturale” più evidente riguardava proprio l’assenza di un plico mai pervenuto presso la portineria di casa Giuli. Si tratta infatti di un atto di guerra che le élite “de sinistra” amichettistiche sferrano contro il Palazzo attualmente governato dai post-fascisti. I più avveduti non possono non averne contezza.

 

fulvio abbate premio strega 2025

Non è un caso che sul palco del Ninfeo, tra gli altri, vi fosse munito di chitarra Roberto Angelini, musicista del format di Diego Bianchi “Zoro”, quasi a rivendicare appunto le insegne dell’amichettismo.

 

“La guardia è stanca”, si potrebbe dire con parafrasi storica-letteraria, lo Strega ancora di più, boccheggiante, tra il pubblico, sempre ieri sera, la battuta più ricorrente riguardava il tratto pateticamente, ostentatamente autobiografico d’ogni opera in gara: “Ma tu lo sai che ‘sta auto-fiction ha rotto davvero er cazzo?”, così chiosavano i più sinceri e spassionati tra i presenti. 

 

 

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