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dal profilo Facebook di Nicola Borzi -
LE CAPRIOLE DI ASSANGE E QUELLE DI RIOTTA
Il pezzo odierno di Gianni Riotta sulla "Stampa" a proposito della vicenda dell'asilo politico dell'Ecuador a Julian Assange è un capolavoro. Lo dico sul serio, ne sono intimamente convinto.
D'altronde non da oggi so bene che, a parole, Riotta è bravissimo. Con i suoi pezzi ci spiega tutto, ci istrada sulla retta via.
Come quando, firmandosi Davos Man - era solo a gennaio dell'anno scorso, mica secoli fa -, scriveva indimenticabili pezzulli di colore titolati "Il mago (vero) pizza al salame e cravatte viola".
Oppure, sempre dal Forum svizzero, intervistava Alessandro Profumo (a tutta pagina, con corredo di maxifoto d'ordinanza, in posa pensosa, del banchiere) con domande d'impatto come questa: «Brics, paesi emergenti, nuove economie: le delegazioni di India e Cina hanno disdegnato il look casual sulla neve, niente piumini e stivali, ma cappotti grigi e mocassini italiani neri: si son comportati da leader del XXI secolo, non da "emersi"». Una proposizione certamente frutto di sagacissime analisi economiche sulla valenza del dress code e sulle sue implicazioni per la finanza globale.
O magari, solo qualche mese prima, discettava con l'intera prima pagina del nostro Domenicale (Sole 24 Ore) sul "Progetto Giornale Harry Potter", parlando di sé in terza persona con la consueta modestia, ben nota a tutti i suoi interlocutori:
"Il Giornale di Harry Potter che si progetta scanzonato nel Garage dovrà avere quindi la magica forza creativa del mago fanciullo, la sua affascinante capacità di trasformarsi, ma senza dimenticare che il potere oscuro dello stregone Voldemort è nascosto in ciascuno di noi quando ci ostiniamo a credere in quel che la realtà , magnifica e severa, nega. Spaventati dal futuro che irrompe, ci stringiamo nel passato tisicuzzo con i nostri simili, in errore quanto noi, ma rassicuranti e complici nel ripeterci «abbiamo ragione!». Quanto più siamo informati tanto più la danza dell'errore sarà fatale. Per sfuggire alle Sirene dell'ignoranza colta, occorre però anche il senso morale di Harry, il suo preferire luce e verità a tenebre e menzogna. Non sarà semplice, ma è la sola strada per salvare l'informazione, il suo business, la nostra comunità democratica".
Certo, Assange fa pena, l'ospitalità che ha chiesto a un caudillo sudamericano contraddice Wikileaks e i suoi ideali, il suo scrivere su un periodico finanziato da Putin mette profonda tristezza. Il fondatore di Wikileaks non è di certo Anna Politkovskaja. Tutto verissimo: fa bene Riotta a ricordarcelo e a inculcarlo nel lettore, povero sciocco, che crede ancora alla favoletta dei "cavalieri bianchi" della "libera informazione".
Ma, alle volte, anche Riotta dovrebbe farsi qualche esame di coscienza. Rimembrare ad esempio la sua stupenda lezione di giornalismo televisivo, il giorno dopo il terremoto dell'Aquila, quando il TG1 che dirigeva - a morti ancora insepolti - annunziò festante il proprio record di ascolti. Raggiunto, ça va sans dire, grazie alla sapienza del suo (allora) direttore.
D'altronde Riotta, come sappiamo bene qui dentro, di macerie è un esperto competentissimo.
Riotta è uomo di alte e alate parole, un sapiente. Forse gli manca da apprendere solo un'ultima lezione.
Vangelo di San Luca, capitolo quarto, versetto 23: «Medice, cura te ipsum».
IL LINK ALL'ARTICOLO DI RIOTTA
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10432
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