manchester by the sea

LA ROMA DEI GIUSTI - IL TRIONFO DELLA MODESTA VITA DI PROVINCIA E IL RITORNO DELLA CLASSE OPERAIA AMERICANA NEL FILM DI KENNETH LONERGAN “MANCHESTER BY THE SEA” SALUTATO DAI CRITICI USA COME UN CAPOLAVORO - NEGLI STATES USCIRÀ A FINE NOVEMBRE, PRONTO PER LA CORSA AGLI OSCAR

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Marco Giusti per Dagospia

 

Festival di Roma. Secondo giorno. Beh, ritorna la classe operaia americana. Bisogna spostarsi fino al North East, nel Massachussets, fra i pescatori di poveri villaggi per ritrovarla. In Manchester by the Sea, scritto e diretto da Kenneth Lonergan, e salutato dai critici americani come un capolavoro, il protagonista Lee Chandler, interpretato con rara intelligenza e umanità da Casey Affleck, si sposta da Boston, dove fa il triste portiere in uno stabile, a Manchester sul mare, la sua cittadina, quando viene avvisato che suo fratello Joe, Kyle Chandler, è morto.

 

Come in tutti i film americani, comici o drammatici che siano, basati sul ritorno a casa, anche qui già l’idea del ritorno mette in moto una serie di sentimenti fulminanti che faranno rivivere al protagonista sia il passato che il presente come una specie di momento unico che lo mette a nudo, fragilizzandolo, rispetto alle sue scelte, alla sua esistenza, ai suoi rapporti con la famiglia.

 

Vengono a galla così i flashback della vita precedente di Lee a Manchester, quando era anche lui pescatore come il fratello Joe, era sposato con Randi, Michelle Williams, aveva due figlie, aveva un rapporto speciale col suo nipotino.

 

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La morte di Joe, e soprattutto il fatto che il fratello defunto gli abbia affidato la cura di suo figlio teenager Patrick, a patto che torni a vivere a Manchester, turba completamente Lee, che si trova da una parte a fare i conti col proprio passato e coi propri sensi di colpa, le sue due figlie sono morte in un incendio, la ex-moglie aspetta un figlio da un altro, da un altro si ritrova simil padre di un ragazzone giocatore di hockey, Lucas Hedges, bravissimo, l’abbiamo già visto in Moonrise Kingdom di Wes Anderson, che non sa come trattare.

 

Pensa di portarlo a Boston, ma il ragazzo non ha nessuna voglia di andarsene da Manchester, dove ha ben due fidanzate, una rock band, una squadra di hockey, pensa di portarlo dalla madre, Gretchen Mol, che non è mai stata molto materna, e ora vive con un esaltato cattolico, Matthew Broderick, ma sono tutte scelte sbagliate.

 

Come parecchi recenti film americani, penso a Nebraska di Alexander Payne, la provincia e il viaggio sono elementi portanti dove muovere i protagonisti della storia. Lee passa facilmente dalla tristezza, dalla non-loquacità alla rissa, vedendo come eden perduto le giornate di pesca al mare col fratello e il rapporto con la sua famiglia perduta.

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Alla fine vince una poetica delle piccole cose, della modesta vita di provincia, dove non si riesce nemmeno a pensare a qualcosa di diverso dalla routine. La vitalità del ragazzo, colpito dalla tragedia della morte del padre, risveglia in Lee un desiderio di cambiamento dallo stato di sofferenza in cui si trova.

 

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Ma nel film è tutto molto rarefatto, minimale, dominato dalla grande prova di Casey Affleck, dalla incredibile presenza di Michelle Williams e dalla verve da commedia del giovane Lucas Hedges. Buon film, magari un po’ lento per i nostri gusti europei, un po’ già visto, ma ben scritto e ben diretto. In America, dopo le entusiastiche critiche al Sundance, uscirà a fine novembre, pronto per la corsa agli Oscar.  

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