dario fo

LA VERSIONE DI MUGHINI - “NEI COMMENTI SU DARIO FO TORNA IL RIMPROVERO DI ESSERE STATO UN REPUBBLICHINO. UN VENTENNE ITALIANO INCAPPATO NELLA GUERRA CIVILE 1943-1945 DEVE RISPONDERE DELLE SUE SCELTE DI ALLORA? MA CHE VUOL DIRE? ALTRA COSA BENINTESO, LA SUA VIGLIACCHERIA NEL NON AVERLO MAI RICONOSCIUTO” - ''QUANTI IMBECILLI CONTRO IL NOBEL A DYLAN''

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Giampiero Mughini per Dagospia

 

Caro Dago, sono assieme commosso, felice e stupito. Sono commosso che la vita di un protagonista quale Dario Fo si sia conclusa. Felice che abbiano assegnato il Nobel, e per quanto io me ne infischi di un premio che non è mai stato assegnato a Louis-Ferdinand Céline e a Philip Roth, a Bob Dylan, uno degli architetti del mio immaginario sentimentale. Stupito dei fanatismi di molti che hanno scritto dell’uno o dell’altro episodio.

 

Stupito che innanzi alla morte di Fo prevalga su tutti il fanatismo dell’appartenere politico-ideologico. Gli danno addosso quelli che non condividevano le sue idee politiche, e per quanto chiamarle idee sia un eufemismo. Quelle sue idee, a partire dall’opinione che lui si era fatto della “confessione” di Leonardo Marino su chi e come avevano assassinato il commissario Luigi Calabresi sino al suo pro-grillismo di questi ultimi anni, non valevano due soldi.

 

DARIO FO CON ALTRI GIOVANI FASCISTIDARIO FO CON ALTRI GIOVANI FASCISTI

E quando mai le opinioni politico-intellettuali di guitti e comici e strepitosi eroi del palcoscenico (com’era indubbiamente Fo) sono perciò stesso opinioni di cui tenere conto nel dibattito intellettuale dove conta il fatto di sapere di che cosa si sta parlando? Perché mai Maurizio Crozza deve essere preso in alta considerazione se pronuncia il suo “no” contro il prossimo referendum costituzionale? Quando mai Walter Chiari o Jacques Tati o Buster Keaton o lo stesso Woody Allen hanno detto la loro su un governo o su una legge o su un referendum?

 

DARIO FO E IL SUO PASSATO FASCISTADARIO FO E IL SUO PASSATO FASCISTA

Premesso tutto questo io sono molto commosso della morte di Fo. Trovo grottesco il titolone di prima pagina del “Fatto” (“Vota Fo”), ma altrettanto agghiacciante l’articolo di un bravo giornalista del “Foglio”, Giulio Meotti, uno il cui filo-israelianismo fa di Benjamin Netanyhau un seguace di Hamas. In fatto di questioni relative a Israele e ai tanti idioti che sproloquiano contro Israele, Meotti ne sa cento più del diavolo e io imparo sempre quando leggo i suoi articoli.

 

Solo che il suo fanatismo pro-Israele lo porta a non vedere null’altro, a non vedere mai lo sguardo dei bambini palestinesi uccisi a centinaia e centinaia quando Israele reagisce (e capisco che lo faccia) ai razzi che quegli idioti di Hamas le scaraventano addosso un giorno sì e l’altro pure. E dunque innanzi al Fo che è morto, Meotti non vede nulla che attenga alla pietas per un essere umano giunto al capolinea.

 

Vede solo le stupidaggini pro-palestinesi che Fo ha pronunciato lungo tutta la sua vita. E scrive, innanzi a Fo senza vita, un articolo come lo avrebbe potuto scrivere in qualsiasi giorno di uno qualsiasi degli ultimi trent’anni. Non lo sfiora il pensiero che sta parlando di un gigante che s’è accasciato, perché quando Fo montava su un palcoscenico diventava un gigante. Quanto Carmelo Bene, quanto Paolo Poli, lo ha scritto sempre sul “Foglio” Mariarosa Mancuso, Quanto Giorgio Albertazzi. Anche lui aveva combattuto dalla parte della Repubblica Sociale.

DARIO FO E IL PASSATO FASCISTADARIO FO E IL PASSATO FASCISTA

 

Come Livio Zanetti, il miglior direttore che “L’Espresso” abbia mai avuto. Come Carlo Mazzantini, indimenticabile fra i miei amici. Come Ettore Sottsass, e di lui non lo ricorda nessuno. Giustamente. Ma davvero un ventenne italiano che sia incappato nella guerra civile 1943-1945 deve rispondere delle sue scelte di allora? Ma nemmeno per idea, esattamente come io non devo rispondere delle mie scelte di ventenne dei Sessanta, che pure furono alte nel tono della voce ma molto caute nei comportamenti.

 

E invece nei commenti about Fo di queste ore torna e ritorna questa scemenza del rimprovero aguzzo di essere stato lui un repubblichino. Ma che vuol dire? Altra cosa beninteso, la sua aperta vigliaccheria nel non averlo mai riconosciuto al modo in cui andava riconosciuto. Torno a dire, io sono solo commosso della sua sorte.

DARIO FO DARIO FO

 

Non era un mio amico. L’ultima volta che l’ho incontrato, nel vagone ristorante di un treno, apertamente s’è negato al salutarmi. Probabilmente perché avevo scritto da qualche parte che le sue opinioni sul delitto Calabresi erano fesserie nude e crude. Avevo anche scritto che ero molto contento, quando il suo talento di uomo di teatro venne premiato da un Nobel.

 

Come sono felicissimo del Nobel a Dylan. Ma che c’entra lui con la letteratura, mormorano i tapini. Dio che imbecilli, come se la letteratura o avesse la “L” maiuscola o non fosse tale. E come se non fosse almeno mezzo secolo che noi facciamo il tifo per ciò che non era nato come Letteratura e come Arte, i fumetti, l’arte del manifesto pubblicitario, l’arte dell’arredare le case e del vestire uomini e donne, l’arte del raccontare cinematografico a mezzo di una serie televisiva, e potrei continuare a lungo.

 

BOB DYLAN 4BOB DYLAN 4

Per una volta che un Mammuth come il Premio Nobel si mette al passo dei tempi, e di noi come siamo e come abbiamo ascoltato Dylan e di come abbiamo letto i famosi due tomi in cui Fernanda Pivano lo traduceva verso dopo verso. E Francesco De Gregori, ancora l’altro ieri, che si è arrampicato sui suoi versi e sulle sue note? Caro Valerio Magrelli, ma davvero lei pensa di appartenere a tutt’altro universo che quello di Dylan, De Gregori e Leonard Cohen? Spero proprio di no.  

Giampiero Mughini