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IL RITORNO DEL "FALCO" LAVROV - DOPO LE VOCI SULLA CADUTA IN DISGRAZIA, IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO ATTACCA L’UNIONE EUROPEA (DEFINITA “CINICA” PERCHE’ VORREBBE SEQUESTRARE GLI ASSET RUSSI CONGELATI) E TENDE LA MANO AL SEGRETARIO DI STATO USA, MARCO RUBIO: “SIAMO PRONTI A TENERE INCONTRI DI PERSONA QUANDO NECESSARIO” - SECONDO VARI MEDIA, LAVROV AVEVA PERSO IL FAVORE DI PUTIN DOPO CHE IL SUMMIT CON TRUMP ERA STATO ANNULLATO IN SEGUITO A UNA SUA TELEFONATA DI FUOCO CON RUBIO – LA LOTTA TRA FALCHI E COLOMBE AL CREMLINO PER CONQUISTARE “L’ANIMA DI PUTIN”
Rosalba Castelletti per la Repubblica - Estratti
Sergej Lavrov ricompare con ben due interviste: alla tv della Difesa Zvezda e all'agenzia di stampa statale Ria Novosti. Per far capire che non solo continua a esercitare pienamente le sue funzioni di ministro degli Esteri, ma anche che la Russia «non ha abbandonato e non abbandonerà i suoi principi fondamentali» e «non dimentica la necessità di eliminare le cause profonde del conflitto» in Ucraina.
Rimosso da leader delle delegazioni russe al passato vertice dell'Asean e al prossimo summit del G20, «assente di comune accordo» al Consiglio di Sicurezza di mercoledì scorso, Lavrov era stato dato come «caduto in disgrazia».
Secondo vari media, il ministro a capo del dicastero degli Esteri dal 2004 aveva perso il favore di Putin dopo che il summit con Trump era stato annullato in seguito alla sua telefonata con Marco Rubio.
Indiscrezioni che venerdì il Cremlino aveva liquidato come infondate. E che le due interviste, diffuse da due media ufficiali, smentiscono. Soprattutto per quello che significano: se davvero è stata la sua intransigenza a far fallire il vertice di Budapest, Lavrov non ha alcuna intenzione di fare passi indietro.
Con Marco Rubio «comunichiamo telefonicamente e siamo pronti a tenere incontri di persona quando necessario», dice Lavrov a Ria Novosti smentendo — e non è la prima volta — le voci su una «tesa» interlocuzione col segretario di Stato.
Ma qualsiasi confronto, precisa, deve partire dalle «intese raggiunte» da Putin e Trump in agosto in Alaska che, a loro volta, erano state «formulate sulla base delle condizioni» delineate da Putin nel giugno 2024, tra cui il veto all'ingresso di Kiev nella Nato e il ritiro delle forze ucraine dalle quattro regioni annesse da Mosca.
«Nessuno mette in discussione l'integrità territoriale della Russia», dice. «All'epoca gli americani ci avevano assicurato che sarebbero stati in grado di garantire che Zelensky non sarebbe stato d'ostacolo»,
ma «sono sorte alcune difficoltà», sostiene Lavrov aggiungendo che «Bruxelles e Londra stanno cercando di convincere Washington» a «esercitare pressione militare sulla Russia». Per non parlare del «cinismo» della Ue che vorrebbe sequestrare gli asset russi congelati. Azioni che costituirebbero «un inganno e una rapina».
Secondo il canale Telegram Nezygar, tra i primi a speculare nei giorni scorsi sul destino di Lavrov, sarebbe in atto «una chiara lotta per l'anima di Putin»: tra le colombe come l'inviato Kirill Dmitriev che perorerebbero concessioni pur di scongelare i rapporti con gli Usa e i falchi come Lavrov, per cui qualsiasi compromesso sarebbe una sconfitta.
Per Nezygar, Lavrov avrebbe dunque voluto dire «alle élite e alle forze di sicurezza che "per noi rinunciare a questioni di principio è impossibile"» e anche che «non presenterà alcuna lettera di dimissioni». E «questa, ovviamente, è una sfida».
Sergei Lavrov - assemblea generale delle Nazioni Unite
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