NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
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Pietro D’Ottavio per “la Repubblica - Roma”
Sono migliaia quando la notte inizia a calare su Piazza del Popolo. Tutti pronti ad applaudire e a ballare con la disco-music anni Settanta di Nile Rodgers. L’uomo che ha cambiato il volto al funk con gli Chic per poi diventare un produttore “Re Mida” con successi anche recentissimi come “Get Lucky” dei Daft Punk.NILE RODGERS 4
Una lunga antologia di successi che va in scena sul grande palco al centro di Roma, con il chitarrista affiancato dall’Ensemble Symphony Orchestra e preceduto dalla squadra dei DJ di Radio Capital, che con questo evento ha festeggiato vent’anni di trasmissioni nazionali.
DAGO SUL PALCO CON NILE RODGERS 3
Una carrellata che mette in primo piano “Le Freak”, solo il più esplosivo dei successi targati Chic (ovvero Rodgers & Bernard Edwards). Sodalizio che ha sfornato in rapida sequenza anche hit come “I Want your love” o “Good Times” (diventato anche la scintilla per la prima incisione discografica del rap: “Rappers Delight” della Sugarhill Gang che gira intorno al campionamento del pezzo).
Tra i tanti altri “crack” di Nile Rodgers spiccano “We are family” delle Sister Sledge, “Upside Down” di Diana Ross o “Let’s Dance” di David Bowie, mondi lontanissimi che però hanno trovato un filo conduttore proprio nella produzione del guru afroamericano che ha messo la firma anche sui dischi di Duran Duran e Madonna.
Tutti tasselli di un mosaico in cui Rodgers spesso suona anche la chitarra con tutto il groove di cui è capace. Con un ritmo irresistibile che ha contagiato la piazza per la maratona che ha messo in fila tanti successi con il respiro largo dell’orchestrazione. Una raffica di fuochi d’artificio in musica costruita in quarant’anni di vita artistica trascorsa sotto ai riflettori, anche se in realtà Nile Rodgers aveva cominciato con tutt’altro ritmo.
«Ho iniziato a suonare da ragazzino con la musica classica: dicevano che ero molto bravo con i fiati, ad esempio con il clarinetto», racconta l’artista. «Soltanto dopo ho abbandonato la musica classica quando è scoppiata la grande passione per il jazz, perché ammiravo Wes Montgomery: giocoforza sono passato alla chitarra. Uno strumento che mi folgorò anche grazie a Jimi Hendrix, che nel frattempo stava cambiando la storia del rock.
Ma in realtà c’è anche un altro motivo: alle ragazze piacciono i chitarristi, molto meno chi suona il clarinetto… Anche se in realtà i due strumenti hanno la stessa identica metrica”.
Il musicista nato a New York il 19 settembre 1952, alfiere massimo dell’ala più funk della disco-music, ha pure attraversato la stagione del rock di protesta: era la fine degli anni Sessanta quando stava per imbracciare la chitarra: «Molto più pratica di un pianoforte per suonare in giro nei raduni hippy!».
Soltanto qualche anno dopo arrivò il grande successo. Anche una questione di fortuna, dice Nile. Proprio come è stato anche nello spirito di “Get Lucky” dei Daft Punk, l’ultimissimo strillo di enorme successo del chitarrista. americano.
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