
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
DAGONOTA
“…lo spettacolo del membro di Giovanni arrossato e piantato in mezzo alle chiappe di Beatrice è straordinario. Ezio non resiste e spruzza in faccia alla troia…”. La prosa pecoreccia che proponiamo ai lettori di Dagospia, scusandoci per la volgarità dell’incipit, non è tratta da una strip dell’album Sorchella disegnata negli anni Settanta dal fumettista (pentito) Eros Kara.
Il lessico pseudo erotico è preso invece da un romanzetto del 1999 edito dall’Einaudi, “Secondo avviso”, che all’epoca fece un certo scalpore, ma – come vedremo -, non per le qualità letterarie modeste del suo autore, il giornalista Fabrizio Rondolino. Anche il linguaggio dell’oscenità alta, infatti, ha sempre avvertito l’esigenza, e non per motivi di pudenza, a svincolarsi dalle urgenze della comunicazione quotidiana tendendo sempre alla generazione metaforica. Ma l’Aretino non alberga nel torinese Fabrizio, figlio dello storico del cinema Gianni Rondolino.
Il greve e il mediocre sembrano invece accompagnare il lavoro di scrittura di Rondolino nei giornali e sulle pagine dei suoi libri. Venendo meno all’ammonimento dello scrittore francese Gustave Flaubert che a un suo amico scriveva: “Conservati il pene costantemente eretto per lo stile, fotti il calamaio”.
E alla fine quel suo improvvido libello redatto a canna corta gli costò, oltre alla faccia, il posto di responsabile della comunicazione che occupava a Palazzo Chigi con il premier Massimo D’Alema. Il che non gli ha impedito di percorrere una carriera di cronista politico che dall’Unità di Antonio Gramsci l’ha portato alla Stampa degli Agnelli.
Poi, sia pure con alterna fortuna, l’ex compagno Fabrizio-DE SADE, folgorato da Berlusconi sulla via di Arcore, si è posteggiato a il Giornale di Feltri-Belpietro, prima di far rientro al giornale d’origine, l’Unità. Oggi diretta da Ignoto De Angelis e trasformata in uno scadente “house organ” del Ducetto di Rignano sull’Arno.
simona ercolani fabrizio rondolino
Così, qualche giorno fa, ancora una volta sopraffatto dall’ansia della prestazione orale e scritta (leccaculismo) nei confronti del suo nuovo padrone Renzi, Fabrizio Rondolino ha abbandonato il ”membro arrossato” di Giovanni, protagonista del sorchelliano ”Secondo avviso”, per impugnare la penna ammosciata del moralista alla Sordi (“’Bona la Cina, ‘bona la Russia”). Con il tentativo, assai maldestro, di confutare (senza prove) l’esistenza di un “Nazareno degli affari” (quello economico-politico Telecom-Vivendi-Mediaset) tra l’ex Cavaliere e Pittibullo, raccontato da questo disgraziato sito e dal Fatto di Marco Travaglio.
Per Rondolino si tratterebbe soltanto di “fantasticherie” da parte di Dagospia “che – udite! udite! – infarcisce il suo sito di tette e di culi per aumentare i clic”. Ma l’indiscrezione raccolta e verificata, che altri giornali non possono pubblicare per non disturbare gli editori-padroni, è plausibile o meno?
Ora fa una certa tenerezza “l’eroismo da adulazione” (Hegel) che pervade l’ex ragazzo spazzola di D’Alema passato a lustrare le scarpe a Renzi sia pure con spazzole chiodate. E sarebbe facile anche iscrivere il suo nome in un ipotetico dizionario di voltagabbana e di leccaculo. Ne faremmo, però, un martire.
E allontaneremmo da lui quei demoni (personali e professionali) che continuano a tormentarlo e a distoglierlo dalla verità. A giudizio degli studiosi della materia, la prima perversione di ogni individuo è il sadomasochismo. E il suo travestimento dal Giovanni, che pianta il suo “pene arrossato” nelle chiappe di Beatrice, al Fabrizio censore delle “tette e dei culi” di Dagospia, rivelano appieno il suo impulso primario al masochismo, al feticismo e all’esibizionismo (delle sue vergogne).
Ma se la depravazione (sessuale) dell’esibizionista consiste nel mostrare il pene o fare telefonate oscene, per soddisfare la sua corruzione mentale a Rondolino-De Sade basta scrivere corsivi sull’Unità di Ignoto De Angelis.
massimo d'ALEMA rondolino VELARDI
2. IL FATTO, DAGOSPIA E IL “GOMBLOTTO” PER FAR VINCERE GIACHETTI A ROMA
Fabrizio Rondolino per “L’Unità”
Gomblotto, gomblotto! Pensate che nel centrodestra siano arrivati alla resa dei conti, che Berlusconi voglia ribadire e difendere la propria leadership, che Matteo Salvini abbia invece deciso di farlo fuori, che la guerra intorno al candidato sindaco di Roma sia il segno di una battaglia politica dura, forse inevitabile, politicamente cruciale? Che ingenui, che sciocchi. Non avete capito niente. E oggi il Fatto finalmente vi spiega come stanno le cose.
“Berlusconi vuole Bertolaso per perdere pensando a Mediaset e Bolloré”, spara in prima pagina il quotidiano di Marco Travaglio. La tesi dell’articolo – chiamiamola così – è semplice e cristallina: esiste un “Nazareno degli affari”, cioè un patto fra il Cavaliere e Renzi, in base al quale Forza Italia candida a Roma l’ex capo della Protezione civile per aiutare Giachetti a vincere le elezioni. Se Giachetti vince le elezioni, Renzi consente ai francesi di Vivendi di entrare in affari con Mediaset: altrimenti non se ne parla.
Prove? Indizi? Dichiarazioni a sostegno? Indiscrezioni raccolte fra Cologno e Parigi? Macché. Non siate ingenui, non siate sciocchi: un gomblotto non può lasciare tracce, altrimenti che razza di gomblotto sarebbe?
Il Fatto ha semplicemente ripreso una fantasticheria di Roberto D’Agostino – quel simpatico sessantenne che infarcisce il suo sito di tette e culi per aumentare i clic – e l’ha presentata ai suoi lettori come se fosse una notizia.
Eppure su Bertolaso erano tutti d’accordo, prima del voltafaccia di Salvini: forse il leader della Lega ha cambiato opinione perché non vuole che Mediaset Premium sia venduta?
Eppure a Milano l’accordo fra gli alleati regge, e Stefano Parisi è unanimemente considerato (anche dal Fatto) un ottimo candidato: forse il “Nazareno degli affari” vale soltanto nella capitale, e perché si estenda anche al nord bisogna, che so, trovare un partner internazionale pure per la Mondadori?
Eppure la candidatura di Giorgia Meloni, alternativa e contrapposta a quella di Bertolaso, è per Giachetti un aiuto ben più robusto, perché il voto della destra si dividerà: forse Fratelli d’Italia ha delle quote in Vivendi e vuole rivalutare il proprio capitale?
L’unico complotto, qui, sembra quello del Fatto che copia Dagospia: ed è un complotto contro l’intelligenza dei lettori.
piersilvio berlusconi mediaset vivendi
3. RONDOLINO LASCIA IL PREMIER DOPO IL SUO LIBRO SCANDALO
E’ bastata una breve nota di Palazzo Chigi per rendere ufficiale il primo, clamoroso strappo nella squadra che ha accompagnato Massimo D' Alema nella sua ascesa alla guida del governo. Finito al centro delle polemiche per il taglio "erotico" del suo secondo romanzo, "Secondo avviso", Fabrizio Rondolino si è dimesso dall' incarico di responsabile dell' ufficio di Comunicazione e Immagine della presidenza del Consiglio, dichiarando di non voler diventare lo strumento di attacchi - sostiene - diretti in realtà contro il premier: un gesto di cui un D' Alema "rammaricato" ha fatto sapere di apprezzare "la lealtà", ringraziandolo "per la preziosa collaborazione e l' appassionato contributo nell' espletamento dell' incarico".
ERCOLANI LOTTI RENZI PRESTA RONDOLINO
Trentottenne, sposato con una figlia, Rondolino - un giornalista cresciuto politicamente nella Fgci torinese, e formatosi professionalmente all' Unità seguendo passo passo Achille Occhetto nei mesi caldi della "svolta" - lavorava al fianco di D' Alema dalla primavera del ' 96, subito dopo la vittoria elettorale dell' Ulivo, e ne è stato il portavoce a Botteghe Oscure fino all' ingresso dell' ex leader della Quercia a Palazzo Chigi.
Dove Rondolino lo ha seguito con tutto lo staff del segretario - in particolare insieme a Claudio Velardi, Marco Minitti e Nicola Torre - cambiando però il ruolo di filtro dei suoi rapporti con la stampa in quello di regista delle mosse pubbliche del presidente del Consiglio: inclusa l' ultima, discussa partecipazione a "C'era un ragazzo", con Gianni Morandi.
RONDOLINO
Kim si alza le tette con il nastro adesivo
La decisione di lasciare l' incarico - ha raccontato Rondolino, e confermano fonti di Palazzo Chigi - non sarebbe maturata su pressione di D' Alema, che ne è stato informato solo alla fine del Consiglio dei ministri. Letti i giornali, Rondolino ci aveva invece riflettuto per tutta la mattinata. Ma non ne ha fatto alcun cenno durante il lungo collegamento radio con la trasmissione di Barbara Palombelli, decidendo invece di rompere gli indugi dopo una lunga telefonata con la moglie, la dirigente Rai Simona Ercolani. Proprio ieri, in una conversazione riportata da Panorama, la donna - nel difendere il marito - lo aveva definito ironicamente "un maiale".
i piu grandi culi di hollywood
DA “SECONDO AVVISO” DI FABRIZIO RONDOLINO
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