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Carlo Tarallo per La Verità
La sua assenza aveva gettato nel panico, nella disperazione, nell' angoscia, milioni e milioni di lettori. Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, sempre pronto a correre in soccorso dei vincitori, ex spin doctor di Massimo D' Alema, oggi ultrà renziano, da qualche settimana non si manifestava in pubblico.
Niente slinguazzate televisive a Matteo Renzi, niente articoli. L' ultimo affondo alla Rondolino, su Facebook, risaliva al 12 maggio scorso. Inutile dirlo: una difesa strenua di Maria Elena Boschi, sulla graticola dopo le rivelazioni di Ferruccio De Bortoli sul (presunto) interessamento diretto della regina del Giglio magico alle sorti di Banca Etruria. Da quel giorno, nulla o quasi: foto di gatti, articoli sui Beatles, scatti che lo ritraevano insieme alla moglie, l' autrice televisiva Simona Ercolani, a Cannes.
Finché, Rondolino, ha deciso di rivolgersi ai suoi fan in ansia, dando loro, attraverso Facebook, la ferale notizia: «Ho deciso», ha scritto ieri, «di cambiar vita. Ho smesso, un mese fa o giù di lì, di andare in televisione, scrivere sull' Unità (facile, non c' è più), intervenire sui social e in generale partecipare al dibattito politico pubblico. Il motivo è semplice: non è più così divertente, e le cose che non sono divertenti quasi sempre sono anche inutili, e qualche volta dannose».
A proposito dell' Unità, lo scorso gennaio Rondolino si era reso protagonista di uno scontro durissimo con l' allora direttore Sergio Staino. «Ti chiedi», scrisse, rivolgendosi a Staino, «perché ai renziani L' Unità interessa poco o niente, ma ti dimentichi di aver proibito al migliore e al più noto dei commentatori renziani di continuare a scrivere sul tuo foglietto». Chi era il fuoriclasse tenuto vergognosamente in panchina? Lui, ovviamente: Rondolinho.
«Sebbene sia evidente a molti», aggiunge amareggiato, spiegando la sua decisione, «che un dibattito pubblico che si regge prevalentemente sull' insulto, sulla polemica ad hominem, sulla manipolazione sistematica dei fatti e sulla promozione dei mediocri non sia di per sé una grande conquista, non voglio certo criticare il sistema, quantomeno perché non mi piace fingermi ingenuo. Posso però affermare che non mi diverte (più) e, soprattutto, che ha saputo tirar fuori il peggio di me».
«Non voglio farla lunga», incalza Rondolinho, «né tanto meno cercare una giustificazione. E del resto c' è chi polemizza per tutta la vita restando sereno, educato, equilibrato. Parlo soltanto per me. Ho dunque deciso di lasciare l' impegno pubblico e l' attività politica nelle forme praticate finora, per dedicarmi interamente alla scrittura (oltreché naturalmente alla vita, che come ama dire mia moglie, è un mozzico). Le idee e i progetti sono molti, ho trovato un editore che ha voglia di occuparsi di me, ho cominciato a scrivere. Poi si vedrà».
Rincuorati i suoi lettori con la rivelazione di aver trovato un editore, Rondolinho si concede l' ultimo dribbling dedicato, ovviamente, al suo eroe: «Siccome», conclude, «c' è sempre qualcuno che crede di saperla più lunga degli altri, vorrei infine precisare che questa scelta non esprime alcun giudizio politico sulla situazione attuale o, tanto per non far nomi, su Matteo Renzi, che continuo a considerare la risorsa più pregiata della politica italiana. Non c' è altro.
E non perdiamoci di vista!».
massimo d'ALEMA rondolino VELARDIFabrizio Rondolino
Ci mancherebbe altro, Rondolinho: come faremmo, senza di te?
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