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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Luca Pagni e Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
Erick Thohir è in Italia da quasi due settimane, e non si è fermato un attimo. Ha viaggiato e visto un sacco di gente, pure in giro per l’Europa: è stato a Parigi in occasione di Psg-Chelsea, a Londra per Arsenal- Barcellona, ha allacciato rapporti con proprietari e dirigenti;
a Milano lunedì ha cenato con alcuni presidenti di A e con Zhang Lin, il numero 2 del colosso Wanda che controlla Infront, il controverso advisor della Lega calcio. Pranzi, cene, riunioni senza sosta. Per piacere e per dovere, anzi per obbligo, anzi per necessità.
Perché ora l’Inter ha bisogno di un’enorme attenzione: Thohir si è reso conto che due anni e tre mesi dopo aver rilevato l’Inter da Massimo Moratti, non è riuscito a rilanciarne le sorti. In campo e fuori. La qualificazione alla Champions League sta assumendo le sembianze di una chimera, e senza i ricavi della Champions i bilanci rimarranno in estrema sofferenza.
Oggi Thohir presiederà un Cda che ratificherà i conti semestrali, in un contesto assai complicato, nonostante l’erosione delle spese degli ultimi due anni: si prevede che il passivo in bilancio al 30 giugno possa oscillare tra i -60 e i -70 milioni, ben lontano dai -30 che l’Uefa impone per rispettare il Ffp.
Il problema è che i ricavi, in questi due anni, non sono cresciuti abbastanza. Nonostante la profonda ristrutturazione del club. Nonostante l’ingresso di una gragnuola di manager e sottomanager, alcuni celermente rimossi e sostituiti (siamo già al terzo direttore marketing diverso), quasi tutti anglofoni, molti assai spaesati, del resto dovevano saperlo che il calcio italiano è un mondo a parte (a world apart). Eppure i ricavi dell’Inter non lievitano, non sono state trovate risorse né nuovi sponsor (a parte il rinnovo con Pirelli, che è qui dal 1995), e di questo verrà chiesto conto in primis all’ad Michael Bolingbroke.
Nel frattempo la vicenda dello stadio è in stallo (oggi nuovo incontro con Barbara Berlusconi e il Milan), i fornitori lamentano ritardi nei pagamenti e in assoluto non si vede la luce. Siamo dunque già al punto di non ritorno?
In città c’è chi comincia a temere davvero per le sorti del club e pare che lo stesso Moratti, detentore di quasi il 30% delle quote e di un interismo a tutti noto (l’ex presidente continua a parlare di Inter con chiunque, sempre, ogni giorno, senza sosta), sia preoccupatissimo, perché poi in questi due anni l’indebitamento con le banche e con lo stesso Thohir, che ha prestato già un centinaio di milioni all’Inter, è lievitato fino a oltre 300 milioni.
E si sa che voci chiamano voci, così si arriva al punto focale: è possibile che Thohir stia già pensando di cedere il club? Di sicuro si sa che ha dato mandato a Goldman Sachs Hong Kong di cercare partner sul mercato asiatico, lui stesso ha parlato di compagnie aeree cinesi interessate. Ma risulta pure che il mandato a Goldman Sachs sia più ampio: cercare possibili compratori, perché com’è noto è di fatto impossibile trovare soci di minoranza per società in perdita.
L’Inter è dunque davvero in vendita ai cinesi? È una possibilità, magari l’extrema ratio, ma non si scarta nulla. C’è chi parla del colosso chimico ChemChina, che di recente ha acquisito proprio Pirelli e potrebbe essere il volano per un’operazione che coinvolga l’Inter, altri fanno il nome di Jack Ma e del suo Alibaba, ma è una pista che si è già allontanata.
Di sicuro mister Thohir si sta guardando intorno, o sta chiedendo aiuto. Oggi, a margine del Cda, illustrerà per sommi capi le strategie future in caso di mancata qualificazione alla Champions. Sulla sua exit strategy dall’Inter, invece, manterrà un rigoroso riserbo. Normale: business is business.
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