
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
1 - IL FALCO DELLA VALLE CONTRO GUIDO ROSSI
Fulvio Bianchi per "la Repubblica"
Il giorno dopo il fallimento del tavolo della pace, ecco che i veleni di Calciopoli tornano prepotentemente a galla. Diego Della Valle, patron della Fiorentina, sicuramente fra i protagonisti più vivaci mercoledì al Coni, attacca l´ex commissario Figc, Guido Rossi. «Deve spiegare cosa è realmente accaduto, assumendosi le proprie responsabilità ». Pronta la replica del Professore, seccatissimo, che ricorda le sentenze già emesse:
«Adempio volentieri all´invito di Della Valle. Calciopoli è in ambito sportivo quanto accertato dalla giustizia federale e dal Coni; in ambito penale quanto deciso dalla magistratura penale; in ambito amministrativo quanto pronunciato dalla giustizia amministrativa. Il rispetto nelle istituzioni e nel loro corretto operare, mi esimono da ulteriori commenti. La mia personale esperienza è comunque stata in ogni caso dettagliatamente illustrata in parlamento e al presidente del Coni, Gianni Petrucci».
Il processo sportivo ha sancito la responsabilità di Andrea e Diego Della Valle (condannati a 1 anno e un mese di sospensione l´uno e 8 mesi l´altro) e della Fiorentina (che nel 2007 perse la Champions League e partì da -15 in campionato); mentre quello penale ha visto la condanna di entrambi i Della Valle a un anno e tre mesi di carcere.
E proprio Diego Della Valle, al tavolo Coni, era stato in prima fila per respingere il documento scaturito dal lungo vertice perché si aspettava una presa di posizione netta contro l´intero percorso di Calciopoli e soprattutto contro quelle che lui considera «condanne-farsa» del 2006, con il coinvolgimento del suo club. Più conciliante invece la posizione di Andrea Agnelli e Massimo Moratti nel sottoscrivere il testo "soft" studiato a lungo e preparato da Petrucci e Pagnozzi, tanto che ieri, a Torino, il n.1 del Coni ha avuto parole di forte elogio nei confronti del presidente bianconero.
Ma Della Valle è stato intransigente, così come ribadito ieri: «Ringrazio Petrucci, ma la condivisa volontà di tutti nel voler pacificare gli animi deve prima passare attraverso una analisi chiara e onesta di quanto a suo tempo accaduto. Serve che i protagonisti di allora facciano pubblicamente chiarezza. Per quanto mi riguarda è Guido Rossi primo tra tutti che deve pubblicamente spiegare che cosa è realmente accaduto allora assumendosi le proprie responsabilità .
à lui che ha il dovere di ricostruire i fatti e darne spiegazione pubblica a tutti quelli che vogliono conoscere la verità ». Registrata la replica di Rossi, non resta che darsi appuntamento alla prossima puntata del tormentone Calciopoli. Che è prevista per febbraio, quando il tribunale di Napoli depositerà le motivazioni della sua decisione. Nell´attesa, un altro rinvio a giudizio per Moggi: «Diffamò Facchetti».
2 - DOPO IL FLOP DEL TAVOLO DELLA PACE ORGANIZZERÃ IL TAVOLO DELLA VERITÃ
Luciano Moggi per "Libero"
Ci sembra abbastanza evidente, e ce ne dispiace, che Petrucci abbia fallito in questo "tavolo della pace": chiare appaiono le speranze mal risposte e anche gli errori fatti. Il sì al tavolo da parte di Agnelli e Moratti doveva essere preso per tale o poco più, non certo come remissione di posizioni precostituite.
Il resto è stato tutto molto confuso: l'elenco dei partecipanti, chi doveva esserci ma non c'era, chi non si sapeva perché ci fosse, allo stesso tempo le rassicurazioni che chi doveva sapere sapeva, con l'idea, fattasi largo tra molti, che il capo del Coni avesse forse un asso nella manica.
E ragionando proprio sui dubbi, qualcuno si era convinto che non si sarebbe affatto parlato dello scudetto 2006, poi l'indiscrezione clamorosa (e fallace): Agnelli, a seguito di pressioni ricevute all'interno del club, avrebbe fatto un passo indietro rispetto alle posizioni radicali di partenza. Ciò che ne è venuto fuori sgombra il campo da queste supposizioni, esalta il temperamento di Agnelli, rimuove le inquietudini del popolo bianconero, dimostra che Petrucci ha portato avanti il tentativo senza avere nessuna carta valida in mano. Il che significa che il presidente del Coni non ha pesato adeguatamente gli strascichi di Calciopoli, che nessun tavolo potrà rimuovere senza che sia fatta vera giustizia e senza che sia revocato lo scudetto 2006 all' Inter.
Tutto inizia nel 2006 Ricordiamo i termini della questione: nel 2006 tra processi farsa, intercettazioni sparite o dirette in un'unica direzione, il commissario della Figc Guido Rossi interpreta a suo uso il parere di "saggi" da lui nominati e trasferisce all'Inter lo scudetto di quell'anno, senza preoccuparsi del conflitto d'interessi che nasceva dalla carica di componente del Cda che aveva ricoperto all'interno del club nerazzurro; giustificando quel regalo con presunti valori etici che l'Inter avrebbe avuto, e c'era già invece una condanna per il club e un suo dirigente per falsificazione dei documenti di Recoba.
Sono passati degli anni ed è occorso un improbo lavoro prima che la verità venisse alla luce, mettendo allo scoperto, con le intercettazioni ritrovate, i comportamenti tenuti dalla dirigenza dell'Inter, da Facchetti e Moratti, punibili per illecito sportivo, mai addebitato alla Juve, per la quale dovette essere inventato addirittura un illecito strutturale.
La configurazione di questi illeciti è stata fatta dal Procuratore Palazzi al termine di un'in - chiesta sulle nuove fonti di prova ma non si è potuto procedere ai rinvii a giudizio per prescrizione. Intanto in quei giorni il presidente della Figc Abete aveva detto che «l'etica non va in prescrizione», suggerendo a Moratti di rinunciarvi, ricavandone quasi sberleffi. La Juve allora si muove, chiede che lo scudetto 2006 venga revocato, e a quel punto si scopre che tutti sono incompetenti.
Ora è il caso di parlare chiaro: se l'etica non va in prescrizione e lo scudetto 2006 è nella bacheca dell'Inter solo per prescrizione, è evidente che non può rimanerci per cui Abete, invece di inventarsi nuovi gradi di giudizio, avrebbe dovuto assumere un semplice provvedimento conseguenziale. Non succede invece niente, Petrucci non fa un passo e Moratti con tono sarcastico ci mette del suo, quello scudetto non lo restituirà mai.
Chi ci sta? In conclusione Petrucci fallisce un po' per sopravvalutazione del suo ruolo, sicuramente per colpe non sue ma di Abete e di Moratti, il primo colpevole di non aver adottato una semplice revoca avallando anzi un modo di procedere del tutto abnorme da parte della Figc, il secondo perché avendo capito il gioco, non ha voluto restituire uno scudetto che non gli appartiene, né sul campo, nè fuori, perché dovunque la collochiamo, l'eti - ca non abita in casa nerazzurra.
Abete definisce la Figc «un organo super partes» e poi sproloquia di «coscienza a posto», e di «buona fede e trasparenza». Se la trasparenza è il sotterfugio usato per adottare e poi nascondere la radiazione già comminata e poi cancellata a Preziosi, Abete dovrà misurarsi proprio con quella coscienza che ritiene a posto.
Non è un palazzo di vetro la Federcalcio, va avanti per decisioni di cui forse si vergogna, tanto che le nasconde. Visto e sentito quanto successo con il "tavolo della Pace", noi ne proponiamo un altro, "Quello della Verità " al quale far sedere i Sig.GuidoRossi, Franco Baldini, Giancarlo Abete, Auricchio e Narducci da una parte, il sig. Moggi Luciano dall'altra assieme alle tante intercettazioni che sono state rinvenute nonostante... Attendiamo conferma delle adesioni per fissare data e ora.
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