DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Silvia Truzzi per "il Fatto Quotidiano"
â'Vieni, c'è uno famoso", strilla una ragazzina alla sua amica. Invece no, è solo il giro inaugurale del ministro Dario Franceschini. C'è di bello che, con la frequenza con cui cambiano i governi, è difficile rivedere la stessa persona per due anni di seguito.
Invece restano sempre uguali i cordoni di polizia, Carabinieri, security: la solita messa in scena del potere che si autolegittima. Ricorrono i luoghi comuni sul libro "centrale" nella formazione culturale (ma va?), l'importanza della lettura per "costruire il futuro" e altre simili amenità .
All'incontro d'apertura, oltre al ministro, c'è anche il sindaco con il dito medio facile e il fisico da Corazziere (copyright Carlo De Benedetti): "La città è orgogliosa perché il Salone è diventato via via uno dei pilastri della cultura internazionale, che diventa al tempo stesso sempre più elemento identitario della città ".
Lì accanto il governatore rimasto metaforicamente in mutande improvvisa una riflessione sul libro digitale. Ecco i pensieri di Roberto Cota, o quel che politicamente resta di lui dopo il poco glorioso naufragio della sua giunta: "Vorrei fare un parallelo con le fotografie: adesso sono quasi tutte digitali. Ma che succede se cambiamo computer? O se cambiano i programmi? Perdiamo le foto! Bisogna pensare a un modo per conservare i libri".
Dopo due ore di saluti, ringraziamenti, reciproci complimenti (col fatto della Santa Sede paese ospite poi, è tutto un ossequio a eminenze reverendissime, monsignori, vescovi e cardinali) finalmente tocca al neo ministro.
"La vera sfida è ricreare un elevato numero di lettori. Per questo penso a un festival, magari all'inizio dell'anno scolastico, che invada tutte le scuole, dalle elementari alle superiori". C'è ancora il tempo, si domanda Franceschini, in quest'epoca multitasking e sempre più veloce (tipo "una riforma al mese") per una cosa così lenta come la lettura?
Alla fine - colpo di scena - punta il dito contro il nemico mortale. "Le televisioni, tutte, devono risarcire il danno fatto alla lettura. Come? Facendo più trasmissioni che presentino libri e facendo pubblicità alla lettura. Nelle fiction Rai i protagonisti fanno di tutto, tranne che leggere".
Applausi e gridolini d'approvazione in sala. Giurano gli organizzatori del Salone che non si erano messi d'accordo con il ministro, ma proprio quest'anno hanno pensato di lanciare una campagna virale che denuncia la scomparsa del libro. Prova ne siano gli strafalcioni in cui incappano le star dei cosiddetti reality sul tema libri.
E così tre brevi filmati (si possono vedere anche sul sito www.salonelibro.it), proiettati prima degli incontri, illustrano perle tipo "Nel mezzo del mattin di nostra vita" e rocambolesche congetture sul famoso traghettatore infernale, "Oronzio" .
La tv ha ucciso i libri: incroyable. Strano tempismo quello di Franceschini, ministro di un governo (il fu Letta) nato dalle larghe intese con il padre della televisione commerciale italiana. Per non dire che la Rai è in mano ai partiti (unico caso al mondo dove una commissione parlamentare vigila sull'informazione e sulla televisione di Stato).
Meglio tardi che mai? Il direttore di Rai1, Giancarlo Leone raccoglie l'invito: "Ci sono molte trasmissioni in Rai che promuovono il libro. Ma si può e si deve sempre fare di meglio. Ben venga lo stimolo".
Che la classe dirigente di questo Paese non brilli particolarmente per originalità di pensiero e profondità non lo scopriamo ora (anche se, tra le parole in libertà di questa mattinata, qualcuno si è spinto fino a definire Matteo Renzi "un uomo di libri"). Alla riflessione pensano gli scrittori, gli intellettuali, i professori.
O meglio: dovrebbero pensare. Mercoledì sera il Salone si è inaugurato con l'ennesimo forfait: il Papa ha declinato, il premier ha disdetto, il cardinal Ra-vasi si è ammalato. Un'indisposizione problematica, perché a lui era affidata la lectio magistralis inaugurale. Lo ha sostituito la madrina dell'edizione 2014, Susanna Tamaro, con un intervento che avrebbe potuto intitolarsi "La banalità del bene". O "la banalità fa male".
"Tutto ciò che porta verso la vita è bene, tutto ciò che porta alla morte è male. Il male esiste per spingerci verso il bene. à ora di finirla con la ridicolizzazione del bene. Bisogna parlare con coraggio ai ragazzi del bene, del bello e della verità . Essere buoni non è debolezza, ma per essere buoni occorre essere forti".
E poi via, invettive contro il cinismo, l'individualismo, il narcisismo, l'homo homini lupus (povero Hobbes), l'ambizione. Il guaio non è nemmeno l'inno buonista in sè. Il male è lo spaventoso impoverimento intellettuale, di cui si deve prendere atto persino durante la cerimonia inaugurale di un Salone come quello di Torino. Di questo passo la madrina dell'anno prossimo potrebbe Benedetta Parodi. Il "cibo è un atto d'amore", no?
Salone Internazionale del Libro di Torino FRANCESCHINI AL SALONE DEL LIBRO DI TORINOSALONE DEL LIBRO DI TORINOGODOY E FASSINO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINOBENEDETTA PARODISALONE DEL LIBRO DI TORINO SALONE DEL LIBRO DI TORINO SALONE DEL LIBRO DI TORINO
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