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Liana Milella per "La Repubblica"
Da via Arenula si considera già fuori - «La mia esperienza è irripetibile, se poi qualcuno pensa a ripetermi l'invito, non dipende da me» - ma al successore lascia un'eredità pesante. Prescrizione più lunga. Auto-riciclaggio. Niente pena per chi si pente, e paga, per soldi all'estero. Massiccia depenalizzazione, compreso il reato di immigrazione clandestina («Già esiste l'espulsione»). Peccato non averlo fatto prima.
Il Guardasigilli Paola Severino stupisce con una conferenza stampa fuori tempo massimo, in cui butta in campo la pietra della prescrizione, quella con cui neppure i saggi scelti da Napolitano si sono voluti misurare, al punto che è finita in una nota la raccomandazione del costituzionalista Valerio Onida che vorrebbe allungarla.
Severino invece butta il sasso. Ben sapendo, forse, che proprio una proposta di questo genere la rende assolutamente invisa a Berlusconi che pure aveva lasciato trapelare l'intenzione di volerla mantenere al suo posto nel futuro governo. Ugualmente non gradite dovrebbero essere le soluzioni di Francesco Greco, il procuratore aggiunto di Milano esperto di reati economici, scelto come guida della commissione sul riciclaggio.
Eccolo riscrivere l'intero capitolo del reato, ipotizzare un'unica figura, riciclaggio e auto-riciclaggio, oppure una autonoma per l'auto-riciclaggio, mantenendo le pene attuali (da 4 a 12 anni) con un aumento della multa da 5 a 50mila o da 10mila a 100mila euro.
Di Greco anche la proposta destinata a fare più rumore e subito ribattezzata dai cronisti "norma Lusi", dal nome dell'ex tesoriere della Margherita. à l'ipotesi di superare processo e condanna e «dichiarare non punibile un cittadino che si autodenunci al fisco per esportazione di capitali all'estero pagando le tasse». Lui, al nome di Lusi, chiosa ironico con un «mi sembra riduttivo».
Ma torniamo alla prescrizione. Facendo subito un esempio, prim'ancora di "dare la parola" a Severino. Se oggi fosse in vigore una norma come quella che lei ipotizza ed essa si applicasse anche ai processi in corso (ma così non è), i dibattimenti di Berlusconi come Unipol e Mediaset, non rischierebbero più di "morire" per prescrizione.
Per loro, visto che c'è una condanna in primo grado per Unipol (un anno, ma prescrizione ad agosto prossimo) e una probabile anche in appello per Mediaset (4 anni, ma prescrizione a luglio 2014), scatterebbe un bonus di un anno nel primo processo e di due nel secondo per dare ai giudici il tempo per arrivare alla chiusura.
Si può ben comprendere come un'ipotesi del genere sia destinata a dispiacere gli avvocati di Berlusconi e allo stesso Cavaliere. Anche se va detto - e Severino lo ha ben chiarito illustrando i lavori - le nuove norme sulla prescrizione riguarderebbero i processi futuri e non quelle passati. Ma va da sé che non sono proprio una panacea per chi lavora per raggiungere il traguardo della prescrizione.
Lei la spiega così, semplificando assai e rendendo comprensibile la proposta della commissione presieduta da Antonio Fiorella: «La durata della prescrizione viene commisurata alla gravità della pena. Scatta una sorta di bonus. Se le sentenze di condanna in primo o in secondo grado sono vicine alla prescrizione, i tempi si allungano per poter procedere in appello e in Cassazione».
Ancora: c'è un altro bonus nel caso in cui il reato venga scoperto quando già è vicina la scadenza della prescrizione. Sono ipotesi, ovviamente. Lo ammette la stessa Severino mentre illustra le possibili soluzioni. La materia è così scottante e divide così fortemente che è difficile pensare a un governo di scopo in grado di affrontarla.
Paola Severino berlusconi ad atrejuNapolitano
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