DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Francesca D’Angelo per “La Stampa”
Salvo Sottile non ci gira intorno. Domani sarà durissima: «Sarà il mio personalissimo Far West». Dopo una prima edizione che ha messo addirittura il fiato sul collo a Nicola Porro, il conduttore di Farwest ha dovuto cedere il lunedì sera a Massimo Giletti e traslocare al venerdì, «serata tradizionalmente votata all'intrattenimento». Un azzardo che lo fa sentire il «cowboy» di Rai3 «anche se disarmato: il venerdì è un territorio sconosciuto all'approfondimento. Ma sono uomo d'azienda e raccolgo volentieri la sfida: proveremo a ritagliarci un nostro spazio».
lo stato delle cose - massimo giletti
Quindi non è vero che ha tolto il saluto a Giletti?
«Fake news, anche perché facciamo due programmi diversi, che parlano a pubblici differenti. Il suo è un talk: un programma di parola. Il mio è un anti–talk che va sul campo e fa servizio pubblico».
Non tratterà di politica: per opportunità o per scelta?
«Per scelta: facciamo inchieste, non seguiamo la stretta attualità. E poi oggi la politica non porta più ascolti facili. I talk sono sempre di più e spesso non resta che questo: parole. Poi su Rai3 il pubblico si aspetta di imparare qualcosa. Vogliamo proporre soluzioni e dare voce a chi subisce ingiustizie».
Una lista sempre più lunga?
«Purtroppo sì. I tempi della giustizia sono troppo lunghi e la gente è sfiduciata. Sempre più città sono un far west, dove comanda il più forte e le persone finiscono per farsi giustizia da sole. Penso alla donna che ha investito il suo scippatore o ai familiari che picchiano i medici».
[…]
È giusto riempire di cronaca nera i programmi o andrebbe maneggiata con più cura?
«La nera è l'antibiotico dell'informazione. A piccole dosi ti fa riflettere perché mostra il Paese reale. Se però ne abusi, diventa voyeurismo tossico».
Misseri ha rivelato a La Stampa di aver abusato di Sarah: gli crede?
«Non lo so. Però è impressionante che a piede libero ci sia un uomo che si proclama colpevole, e in cella due donne che giurano di essere innocenti. Domani ne parleremo con Valentina Misseri».
Rimpiange la vita da mezzobusto del Tg5?
«No, ma è stata una grande palestra, ho imparato a reggere ore di diretta senza gobbo».
Il suo primo servizio?
«Strage di Capaci. Avevo 18 anni. Quando appresi della morte di Falcone, la notizia non era stata ancora battuta dalle agenzie. Giravo con il vespino e un sacchetto di gettoni telefonici. Mi fiondai alla prima cabina per avvisare Mentana, che era direttore».
[…]
Per alcuni lei era anche un sex symbol. La lusingava?
«Sì, lo ammetto. Ora piaccio alle nonne, più che alle donne».
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