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Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera”
«La verità è che hanno ragione tutti. E quando hanno ragione tutti non ha ragione nessuno». Piero Chiambretti analizza così la «grande bolla» di Sanremo. Lui che ben lo conosce, avendone fatti «due e mezzo: con Mike, Baudo e in buona parte con Raffaella Carrà.
Più un dopo Festival e varie incursioni... conosco benissimo quel sapore». Purtroppo, conosce anche quello del Covid, essendone guarito e avendo perso sua mamma per l'infezione. «Capisco gli organizzatori e i conduttori: il pubblico dà energia. Come i calciatori, che la ricevono da chi guarda la partita».
Però, come racconta anche lei a «Tiki Taka», i calciatori giocano con gli stadi vuoti.
«Tutti i grandi non stanno dando il massimo però, come farebbero con applausi e fischi. Ma se da un lato do totale solidarietà al Festival, dall'altro ci sono riflessioni che vanno in altro senso».
chiambretti valeria marini sanremo 1997
E quale?
«Il fatto è che il Covid è un problema serio, lo posso dire con la massima serenità. Non è che ti contagi se scali a petto nudo l'Himalaya, basta prendere il tram: mia mamma stava benissimo e in cinque giorni è morta.
Chi minimizza sbaglia e la vita deve essere la priorità: prima la salute, poi canta che ti passa. Questa cosa incrocia Sanremo come ha incrociato il resto. Si può saltare un'edizione, si è detto, ma è come abdicare, un'occasione mancata: facendo di necessità virtù si può invece riempire il vuoto pneumatico di un teatro con le idee».
I figuranti non sono l'unica soluzione, insomma?
«Un Festival che va avanti da 70 anni nello stesso modo ci rasserenerebbe, certo. Una bolla di evasione perfetta. Ma potrebbe anche risultare stridente, non aderente a una realtà che riguarda tutti.
Da appassionato di record, dopo lo sconforto iniziale mi tufferei nell'organizzare un Festival che passerebbe alla storia. Giocherei la partita pensando non ai 400 che non sono lì, ma ai dieci milioni che guardano da casa».
Rendere l'emergenza un'opportunità. Ma come?
«Magari con effetti speciali altrimenti impensabili. E idee. Su due piedi proporrei un unico spettatore in una sala, magari Franceschini».
piero chiambretti gianni morandi sanremo
Se hanno ragione tutti, ha dunque ragione anche lui?
«Lo capisco. Se apri quel teatro devi pensare agli altri. Si potrebbe spostare tutto in uno studio tv con figuranti. Ma giocherei di fantasia con un modello diverso, perché è un anno diverso. Il Festival è uno specchio della realtà: il Paese è in ginocchio e anche lui lo è. Quest' anno potrebbe iniziare Morandi cantando "In ginocchio da te"... magari è la soluzione».
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