DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Silvia Fumarola per la Repubblica
Peppe Vessicchio vive blindato all' Hotel Globo, collegato all' Ariston con un tunnel.
«Non metto il naso fuori da qui» racconta con aria tra il divertito e il rassegnato «non posso fare un passo».
Invocato come una rockstar, rincorso da fan entusiasti, è al venticinquesimo festival ed è il direttore d' orchestra (quest' anno accompagna Biondi, Elio e le Storie Tese, Ron ) più amato.
Quando sembrava che non sarebbe andato a Sanremo, c' è stata una sollevazione popolare sui social.
Maestro, è notoriamente schivo. Che rapporto ha con i social?
«La cosa carina è non ho Facebook né Instagram. Non li frequento proprio. Il mio modo di essere social è offrire un caffè quando capita. Ma la cosa che mi colpisce è che sui social fanno il tifo per me i giovani, evidentemente mi vedono come un padre».
Dopo il record Conti-De Filippi, l' impresa Sanremo sembrava impossibile. Si aspettava questi ascolti?
«La gente sta premiando i contenuti, ero consapevole che sarebbe stato un festival diverso.
L' ultimo era presentato da conduttori televisivi. Claudio Baglioni è un musicista, sapevo che si sarebbe assunto le responsabilità, già dalle premesse: togliere l' eliminazione ha restituito dignità a chi partecipa».
Chiaro che cantare senza ansia cambia le cose.
«Per me è molto importante. Io ho accompagnato tanti artisti, più o meno famosi . mi sentivo in dovere di assistere chi veniva eliminato. I ragazzi qui hanno patito molto, se canti per tre minuti e mezzo e te ne torni a casa non è bello. I Negramaro sono entrati e usciti. Poi però quell' anno li hanno premiati agli MTV Europe Award. Il meccanismo era impietoso...».
... e forse nascondeva un filo di cattiveria?
«Ma sì: dividi il pubblico a casa e cavalchi la situazione. Qui invece tutti sono uniti. Sarebbe bello che la gente capisse che c' è spazio per tutti. Despacito ha fatto milioni di condivisioni, ma Ludovico Einaudi ha fatto otto concerti sold out a Londra».
Baglioni sostiene che «la tv non è per forza mediocrità».
«Ha ragione, la qualità porta qualità, Claudio in questo Sanremo ha messo elementi popolari e momenti musicali importanti. Penso al duetto di Giorgia con James Taylor, a Gino Paoli. E poi c' è lui, con le sue canzoni che fanno parte della storia di tutti: oltre al direttore artistico abbiamo un pilastro della canzone. Il suo repertorio è immenso, e per l' 80 per cento è cantato dal pubblico: è transgenerazionale».
È stato direttore artistico della compilation del 60° Zecchino d' Oro e appena nominato direttore musicale dell' Antoniano.
«Lo scorso anno mi hanno chiesto se volevo dare una mano per la selezione dei brani in concorso.
Anche con i ragazzini si può cercare la qualità: seguirò i bambini per due anni, ho anche proposto di rivedere il repertorio sacro con i piccoli per scoprire quelle pagine della canzone italiana che possono essere accostate al mondo dell' infanzia. Ci sono canzoni per adulti che hanno un significato bellissimo, penso a Io non ho paura di Fiorella Mannoia».
Chi vince il festival?
«Ermal Meta e Fabrizio Moro perché è una combinazione di ingredienti che piace. Poi ho trovato fantastica Ornella Vanoni, una voce unica».
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