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“Era un po’ tutto concordato. Amadeus, che è un professionista, non il primo che capita, e la regia del Festival di Sanremo, hanno voluto inserire quel gesto, e in questo senso a me sembra davvero poco opportuno.
Mi chiedo: come sarebbe stata presentata la stessa situazione se anziché fare il segno della croce, Amadeus avesse esposto la nostra tessera in mondovisione? Probabilmente ci sarebbero state delle proteste, dicendo che Amadeus aveva occupato lo spazio pubblico promuovendo la sua concezione del mondo. E questo è ciò è successo”.
A dirlo all’AdnKronos è il segretario nazionale dell’Uaar, l’Unione atei agnostici razionalisti, Roberto Grendene, commentando il segno della croce che ieri Amadeus si è fatto all’inizio della prima puntata del Festival di Sanremo, un attimo prima di scendere le scale del Teatro Ariston.
Non è dello stesso parere l’Imam di Catania Abdelhafid Kheit, che parla sempre all’AdnKronos: “Come uomo di Dio e di religione, affidando tutto al nostro creatore, è sempre un gesto gradevole e bello. Esprime la propria fede in un momento di difficoltà dove la pandemia che oltre a creare vittime e problemi in tutto il pianeta, sta pure cambiando tante abitudini, come in questo caso, il festival di Sanremo, che per l’Italia rappresenta un momento importante per il mondo dello spettacolo e della musica”.
“Io non giudico le intenzioni delle persone - conclude l’Imam di Catania- ma ribadisco come quello del conduttore, sia stato un bel gesto perché, oggi più che mai, abbiamo bisogno della preghiera e della spiritualità, in privato e in pubblico, per accompagnare e supportare ogni gesto quotidiano in un periodo di grande difficoltà come quello che investe il mondo”.
“Credo che vadano rispettate le sensibilità religiose dei singoli e dei cittadini italiani” dice invece Yahya Pallavicini, presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana), “A mio avviso non bisogna avere un atteggiamento puritano nei confronti di un istinto di sensibilità religiosa. Inviterei, dunque, a moderare i termini e a rispettare le sensibilità religiose spontanee, perché fanno parte della natura dell’uomo che crede. Perciò, rispetto per il gesto di Amadeus.
Stiamo attenti, però, a non esasperare neanche le ostentazioni identitarie. In altre parole, occorre trovare con intelligenza e sensibilità la misura giusta fra libertà e dignità di culto e il voler fare dell’ostentazione, dello spettacolo religioso o del formalismo bigotto, e penso al Rosario dell’ex ministro dell’Interno”.
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