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Roberto Saviano per “la Repubblica”
E ora tutti possono dichiararsi soddisfatti. Il premio Strega è stato vinto da uno scrittore di qualità come Nicola Lagioia, che conosco da molti anni. Elena Ferrante che avevo proposto, (forse l’autrice italiana più internazionale che abbiamo in questo momento) è stata ammessa, bontà loro, alla corsa malgrado l’anonimato: ha varcato persino la soglia della “cinquina”, ma oltre il terzo posto non è potuta andare.
Non si può pretendere troppo. L’onore è salvo, il premio Strega è vivo, viva il premio Strega. «Saviano si è permesso di dire chi non vota un certo libro è camorrista e schiavo di chissà quali poteri» ha detto Tullio De Mauro in tv. Deve essere stata l’euforia della serata a farlo parlare così: suvvia, caro De Mauro, la camorra è una cosa seria, e non mi sono mai sognato di nominarla per una manifestazione come il premio Strega. Lasciamo stare i clan criminali.
Però mi piacerebbe che De Mauro riflettesse sul fatto che il bravo Lagioia è pubblicato da Einaudi: casualmente certo. E che altrettanto casualmente il secondo classificato, Mauro Covacich è pubblicato da Bompiani (gruppo Rizzoli). E che invece la Ferrante è edita — guarda caso — da una piccola casa editrice: la e/o. Vorrei ricordargli che gli ultimi dieci premi Strega sono un affare a due tra gruppo Mondadori e gruppo Rcs (per la precisione: 4 Mondadori, 3 Einaudi, 2 Bompiani, 1 Rizzoli). Bisogna risalire al 2005 per trovare un romanzo di Feltrinelli ( Il viaggiatore notturno di Maggiani).
Domando: è davvero possibile che nessun altro editore, in questi dieci anni, abbia pubblicato un romanzo degno dello Strega? Ed è lesa maestà chiedere cosa succederà l’anno prossimo, se — come sembra assai probabile — nascerà il colosso Mondadori — Rizzoli? A quel punto lo Strega rischierebbe di svolgersi, invece che a Valle Giulia, direttamente a Segrate.
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