DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Pierluigi Panza per il Corriere della Sera - Estratti
Nel prossimo Consiglio di amministrazione del 29 aprile (se non sarà anticipato) sapremo se il sovrintendente e direttore artistico della Fenice di Venezia, Fortunato Ortombina, diventerà tra un anno il sovrintendente della Scala, quando scadrà il contratto dell’attuale, Dominique Meyer.
Da ieri, dopo l’endorsement non ufficiale del sindaco e presidente del teatro, Giuseppe Sala, le indicazioni portano tutte in una direzione. Ieri serpeggiava malumore in parte del Cda che si è sentito davanti al fatto compiuto, sebbene abbia avuto tempo per indicare altre vie. Anche il Cda, per altro, è in scadenza nel 2025.
La successione a Meyer si è posta per l’entrata in vigore della legge che impedisce ai sovrintendenti dei teatri nazionali di avere più di settant’anni (sebbene, formalmente, la Scala sia una Fondazione di diritto privato). Una legge promulgata per colpire Stéphane Lissner e liberare il posto al San Carlo di Napoli all’ex ad della Rai, Carlo Fuortes e che, invece, ha colpito il francese che era sul ramo vicino, Meyer. Quanto a Fuortes sta per finire a Firenze.
Al Piermarini silenzio e cautela regnano talmente sovrani che non vengono interpellati nemmeno gli interessati. Nessuno dei nomi circolati, oltre a quello di Ortombina, è mai stato contattato.
L’unico atto certo è la cena tra il ministro Sangiuliano e il sindaco Sala dalla quale è uscito il nome di Ortombina (possibile che il sindaco attenda la decisione del Cda per contattarlo). Persona di esperienza, che gode di prestigio, Ortombina sembrerebbe non avere oppositori, semmai non unanimi consensi.
È il professionista che meglio si avvicina all’infinità di richieste poste dai vari aventi titolo per scegliere l’eventuale successore a Meyer: è italiano come vuole il ministro, ha un’età corretta per legge (il 10 maggio compirà 64 anni), è già stato alla Scala con buoni rapporti e senza connotazioni politiche (al di là delle polemiche perché ha invitato a Venezia il figlio della ministra Casellati), probabilmente non inviso ai lavoratori. Libererebbe pure un posto a Venezia, dove il ministro ha già collocato Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale: molti i pretendenti.
A Ortombina si dovrebbe poi affiancare un direttore artistico. Qui la partita è apertissima. I nomi più quotati sarebbero quelli del direttore della Monnaie di Bruxelles, Peter de Caluwe, o di Markus Hinterhäuser (nato a La Spezia) numero uno a Salisburgo, ma bisogna vedere se accettano. Inoltre, è difficile pensare a Ortombina che, nella veste di manager affidi ad altri la direzione artistica del suo teatro. Queste non sono nemmeno le uniche caselle da riempire: ci sono anche la direzione generale e quella dell’allestimento scenico.
(...) In questo caso, l’unica eventuale alternativa a Riccardo Chailly è quella di Daniele Gatti, che ha finito con il Maggio fiorentino ed è direttore principale alla Staatskapelle di Dresda (le due attività possono conciliarsi). Tutto sarà frutto di equilibrio e per il sindaco — che cerca condivisione — avere a disposizione tre o cinque caselle da sistemare, anziché solo una, può consentire di soddisfare molti. Le cose, però, poi devono andar bene insieme.
Sergio Mattarella con Fortunato Ortombina, Sovrintendente del Teatro della Fenice di Venezia - foto Michele Crosera ortombinacasellati e ortombina
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