DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
LUCETTA SCARAFFIA SBAGLIA
Guia Soncini per linkiesta.it - Estratti
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Sui social in questi giorni gira molto un minuto di Lucetta Scaraffia che, ospite di Stasera Italia, dice che cinquant’anni fa Giulia Cecchettin quel ragazzo l’avrebbe sposato, e in quel modo lui non sarebbe diventato il suo assassino. I social, specialisti nel mancare il punto, sono indignati all’idea che per non farti ammazzare tu debba assoggettarti a un matrimonio, e nessuno nota il dettaglio dirimente.
Cinquant’anni fa era il 1973. C’era il post-68, c’era il femminismo, c’era il divorzio, ancora non c’era l’aborto legalizzato ma c’erano le donne che proprio non ci pensavano a non laurearsi per fare le mogli. Persino mia madre, che pure era la meno emancipata del mondo, si rifiutava di cucinare perché le sembrava una cosa da donna poco moderna. Persino mia nonna, che era una vedova molisana che non si toglieva il lutto dal 1950, non una californiana col dottorato di ricerca, aveva mandato all’università la femmina proprio come il maschio.
Nella confusione generalizzata che affligge i ragionamenti di questo nostro tempo, diciamo «cinquant’anni fa» e pensiamo di parlare del film della Cortellesi e della figlia femmina cui il padre si rifiuta di pagare la frequentazione delle scuole medie. Ma, nel secolo breve e in realtà lunghissimo, le cose cambiavano molto in fretta, e tra ottant’anni fa e cinquant’anni fa ci sono secoli di differenza.
Cinquant’anni fa è quando nasceva la mia generazione, quella che i diritti se li era trovati pronti e quindi poteva avviare il tempo dei capricci. Guardo le immagini dei liceali nei corridoi perché hanno ammazzato Giulia Cecchettin, e vedo in loro il comprensibile sollievo di perdere due ore di lezione, come quando a noi diciassettenni facevano guardare un film storico invece d’interrogare, o scioperavamo con un qualsivoglia pretesto; negli adulti di oggi, determinati a interpretarla come una manifestazione di sensibilità, vedo il disastro della mia stupidissima generazione.
(…)
E quindi tutto questo lunghissimo sbrodolamento serve a dire a Lucetta Scaraffia, a Twitter, a Nicola Porro, a chi va a vedere il film della Cortellesi e pensa sia sensato ragionare delle donne oggi come se il problema fosse l’accesso al suffragio, a chi “Anatomia di una caduta” non lo vedrà e quindi non potrà trattenere il respiro di fronte a quel manifesto d’indifferenza alla coppia, che no, nel 1973 la Cecchettin non avrebbe sposato il suo assassino, perché nel 1973 accadeva che una donna pensasse che a lei della coppia non fregava un cazzo; e, se oltre a pensarlo lo diceva, la platea non sussultava come di fronte a una bestemmia. Erano emancipati, cinquant’anni fa. Mica come ora.
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