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Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
Da «Fiore Calabro» a «Lol: chi ride è fuori». Suona e canta. È un comico ma anche conduttore in radio e in televisione. Lillo Petrolo compie 59 anni fra dieci giorni.
Quanti ne aveva quell'estate che si innamorò perdutamente?
«Ne avrò avuto 16-17. Ero molto timido e mi piaceva questa ragazzina della mia stessa età che ora non ricordo neanche più come si chiamasse, forse Alessandra. Non era fidanzata ma vedevo che usciva con quelli di 19-20 anni. Ne ero molto rapito».
Farsi avanti no?
«Figurarsi se avevo il coraggio... La osservavo a distanza. Ci conoscevamo da anni ma quell'anno lì lei era fiorita, come fanno a un certo punto le ragazze. E invece io, come i maschi a quell'età, ero ancora un bambinone».
Ho capito: non se n'è fatto niente.
«Diciamo che non è andata come avrei voluto. Ma mi sono molto impegnato. Avevo perfino studiato un piano per conquistarla».
Un piano?
«Ho visto che era molto presa da un ragazzo che suonava la chitarra durante una festicciola con falò in spiaggia. Allora mi sono detto: mi metto a suonare la chitarra anch'io».
Ma ci vuole tanto tempo per imparare!
«Dettagli. Io pensavo al risultato... Avevo un amichetto che sapeva suonare bene e l'ho costretto a darmi lezioni tutte le mattine. Gli altri al mare e noi lì a provare accordi minimi tipo il giro di do e poco altro. Mi sono messo così d'impegno che alla fine un po' di cose le ho imparate. Ricordo che ho studiato a memoria note e testi di un pezzo degli America che andava per la maggiore».
Scommetto: era «A Horse with no name».
«Proprio quella. Avevo imparato tutto per lei. Ho pensato: al prossimo falò è fatta».
Non mi dica che non ci fu nessun altro falò.
«Peggio. Il falò ci fu eccome, e io cantai e suonai benissimo».
E allora che cosa andò storto?
«Andò storto che lei, rapita dalla musica e dall'atmosfera di quel momento, si baciò con un altro mentre io suonavo».
No! Che boccone amaro.
«Avevo studiato per un mese per fare da sottofondo musicale a lei nelle braccia di lui... Li ho pure aiutati... La vita è ingiusta. Quella scena era la peggiore che potesse capitarmi».
Non avrà rotto la chitarra per la rabbia?
«Ma no! Però l'ho riportata a casa e non l'ho più voluta vedere per un paio d'anni».
La buona notizia è che grazie a quell'occasione ha iniziato a studiare da chitarrista, altrimenti non avremmo mai avuto il rock demenziale della band «Latte & i suoi derivati».
«Questo è vero, se oggi suono la chitarra è grazie a quella volta lì».
Ma si è poi dichiarato con lei?
«Timido com'ero e dopo quel che successe... figurarsi se mi dichiaro».
E l'amico che le insegnò a suonare?
«Non ha mai saputo perché avessi insistito tanto per imparare, e ovviamente anche a lui non ho mai raccontato di come andò sulla spiaggia. Era stupefatto. Mi ha chiesto un sacco di volte: ma come? adesso che hai imparato un pochino molli così? Io non ti capisco. E io pensavo: lascia fare, so io perché mollo...».
Quindi quell'insuccesso è stato un percorso in solitaria dall'inizio alla fine.
«Sì, non ho detto niente neanche agli amici più cari perché mi vergognavo. Mi avrebbero preso in giro. Me li immaginavo mentre ridevano e chiedevano: Lillo, vieni a suonare per me stasera? Sarei diventato uno zimbello, il reggimoccolo della compagnia...».
E la ragazza? L'ha più rivista?
«No, perché cambiò casa e non venne più dove andavo io d'estate. Adesso che ci ripenso: sì, si chiamava proprio Alessandra e ora è da qualche parte ignara di tutto. La mia storia d'amore con lei è stato un film che mi sono scritto, girato e guardato da solo».
Oggi come la ricorda quell'estate?
«Con piacere, anche se allora ho sofferto come un cane. Quegli anni lì sono un periodo stupendo dell'adolescenza, visti da lontano svelano tutto il romanticismo che avevano, delusioni comprese».
Cambiamo argomento: «Lol: chi ride è fuori». Quanto vi siete divertiti, tutti?
«Molto. Ha funzionato perché aveva una base semplice, era divertente, appunto, leggero e senza pretese. Non c'era competizione e non c'era il comico che si esibiva per essere il più bravo. Era un gruppo di amici che si vedono e cazzeggiano fra loro. Si capiva, vero?». Sì, in effetti si capiva.
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