DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Azzurra Della Penna per "Chi"
Uno spazio bianco, l’appartamento dell’artista. A casa di Patty Pravo la conversazione scivolerà via fino quasi a sera.
Domanda. Parliamo subito d’amore?
Risposta. «L’amore… La prima volta… Capitò a Venezia, invece di andare a scuola, io da Dorsoduro dovevo attraversare solo il Ponte dell’Accademia per andare al Conservatorio, invece, cambiai strada. Aveva nevicato e c’era un campo dove non erano ancora passati gli uccellini, era tutto completamente bianco, giusto il silenzio. E lì io ho lasciato le mie tracce e lì mi sono divertita, poi sono tornata a casa e l’ho raccontato ai miei nonni».
D. E loro?
R. «E loro mi hanno permesso di tornare lì il pomeriggio».
D. Ma è vero che poi sua nonna l’ha portata dal dottore perché le prescrivesse la pillola?
R. «Sì, mica era scema».
D. Lei è stata cresciuta proprio da sua nonna perché sua madre (forse) l’aveva avuta molto giovane...
R. «Ho conosciuto mia mamma nel 1995, mi sono presa un anno sabbatico e sono andata da lei a Venezia. Siamo state bene insieme ed è stato molto bello: quando sei matura, ti si possono raccontare le cose con molta consapevolezza, con molta naturalezza, quasi con il sorriso. E anche le cose più particolari, perché mia mamma ha avuto una vita molto dura, però, devo dire che da allora abbiamo un rapporto stupendo».
D. Va a trovarla spesso ora?
R. «Certo! Mi porta sempre al poligono, le piace molto sparare. E mi batte sempre perché io non becco niente... lei ha una mira incredibile!».
D. E com’era suo padre?
R. «Simpaticissimo, mi portava sempre allo stadio, dove tra l’altro, ero l’unica donna! Mi ricordo che ero ero innamorata di Omar Sívori (un calciatore argentino che ha giocato anche in Italia, ndr), anche perché aveva menato un arbitro... ero impazzita!».
D. E che faceva per farsi notare da Sívori?
R. «Io mi portavo un campanaccio di quelli da mucca allo stadio e rompevo le palle a tutti, lo suonavo e facevo un casino che non immagina. Anni dopo non ho potuto sentire una parola del mio amico Luciano Pavarotti a Milano durante la Lucia di Lammermoor...».
D. E che c’entra con Sívori, scusi?
R. «Il papà di Pavarotti, per tutto il tempo dello spettacolo, mi ha parlato della Juve e di Sívori perché Luciano gli aveva detto che ero una tifosa e io non avevo il coraggio di dirgli: “Guarda che io voglio sentire tuo figlio”. E io, che avevo scampanato a tutte le partite per quel calciatore, alla fine ho sentito parlare di lui alla Scala».
D. A proposito di “voci sopra”, ma le davano fastidio le mille voci su di lei, tipo che in America viveva sotto i ponti?
R. «No! Sono cose che mi hanno sempre fatto ridere. Quando mi hanno detto che io stavo a San Francisco sotto a un ponte io vivevo al 20° piano e i ponti li vedevo, ma da lassù. E poi io a Los Angeles sono stata due anni allo Chateau Marmont (un hotel di lusso, ndr) e lì Mae West (la grande diva degli Anni 30, ndr) faceva nuotare liberamente Sunshine, il mio cagnolino, in piscina e nessuno poteva azzardarsi a dire niente. Io e Mae eravamo molto simili, lei aveva detto per prima delle cose che le donne, in quel momento lì, forse non avevano neanche il coraggio di pensare».
D. E adesso lei, Patty Pravo che ne pensa del #metoo, ovvero del movimento delle donne contro le molestie?
R. «Che facciano le altre (tira le mani davanti, ndr), che io ho già dato».
D. Tornando alle donne forti, tipo Mae West, lei è cresciuta (anche) nella casa di Peggy Guggenheim a Venezia...
R. «Sì, andavo a studiare lì. Una volta mi fece un regalo, dei cetriolini sottaceto e, siccome era nota anche per la sua straordinaria tirchieria, la notizia fece il giro del mondo. Comunque stavo lì a fare i compiti e spesso me ne andavo in giardino in mezzo alle tombe dei suoi cani. Vede, io credo che non ci sia tanto d’aver paura della morte, è naturale, è la sola certezza che abbiamo; per la mia ci penserò più avanti, ma ho le idee ben chiare. E non voglio anticipare niente (ride)».
D. Parliamo del matrimonio, allora. Lei ne ha celebrati tanti. Cinque per l’esattezza. Con qualche sovrapposizione...
R. «Dunque, mi ero sposata con Jack (John Edward Johnson, ndr) in America perché avevo già avviato il divorzio con Franco (Baldieri, ndr), ma non avevano ancora, come si dice “passato le carte in tribunale”, quindi io risultavo ancora sposata in Italia con Franco e con Jack in America. Poi mi ero sposata con Riccardo Fogli con rito celtico in Scozia, quindi, alla fine, ero trigama e, secondo il mio avvocato, non ero perseguibile dalla legge perché esiste la bigamia, ma non la trigamia».
D. Con Franco Baldieri...
R. «Con lui è durata una giornata e mezzo poi siamo rimasti amici tutta la vita».
D. Forse il fatto che fosse omosessuale incideva?
R. «Ma no, si faceva l’amore benissimo, non c’era problema, si poteva fare una cosa e l’altra».
D. Con Riccardo Fogli?
R. «Con Riccardo è stata una storia molto bella, giocavamo come bambini per strada».
D. Senta, ma la fedeltà?
R. «Ma stiamo parlando di musicisti, noi non abbiamo di queste fissazioni».
D. Ha mai avuto voglia di diventare mamma?
R. «A casa mia o si fa la mamma bene o non si fa. Guardi, solo per un momento mi sono immaginata con il pancione, un vestito azzurro di chiffon, un grande cappello di paglia che correvo nei prati».
D. Patty, ma che si era fumata quella volta?
R. «Quella volta stavo con qualcuno che mi interessava più degli altri. Devi avere molto amore dentro per pensare di fare un bambino. E ancora più amore per pensare che non è il caso - comunque - di fare un bambino».
D. Ma è vero che una volta scrissero che fossi un uomo?
R. «Massì, uno è andato da mio papà a Venezia a chiedere se ero un maschio, avevo fatto una canzone con timbro un po’ maschile per divertimento. Papà l’ha buttato in acqua, così, senza dire nulla, e ha proseguito».
D. I suoi genitori com’erano insieme?
R. «Il loro è stato un grande amore, io queste cose le ho sapute a 50 anni. Si sono incontrati guardandosi attraverso uno specchio: mamma si guardava, papà si faceva la barba e si sono guardati negli occhi e si sono innamorati. Per riflesso. Io vengo da una famiglia piena di amore. E anche gli uomini che ho amato, li amo ancora, non è svanito il sentimento, mi fanno compagnia».
D. Ma le mancano?
R. «Ma per carità!».
D. Lei ha anche avuto una relazione a tre.
R. «Un caso».
patty pravo e loredana berte in sala prove
D. Guardi che lei, Paul Martens e Paul Jeffery, avete vissuto insieme. O no?
R. «Allora, io stavo lavorando a Londra con Vangelis (compositore greco, ndr), loro lavoravano con noi. Poi ero tornata a Roma da un giorno e avevo organizzato di andare a Bali, pensavo: “Me ne sto lì per un po’. Con Martens”, allora mi telefona di notte Paul e io: “Ma Paul vuoi venire con me a Bali domani?”. E lui: “Ah, sì, no problem”. La mattina dopo la mia governante è venuta in camera mia e mi dice: “Guardi che giù c’è un signore tutto vestito di bianco con le valigie bianche”. Io ho pensato: “Oh cavolo, ho sbagliato Paul”. E quindi sono partita con Jeffrey e ci sono stata molto insieme e poi siamo stati insieme tutti e tre. Tre è un bel numero (ride)».
D. Parlando di numeri: quanti dischi ha venduto?
R. «Circa 110 milioni di cui 49 solo con La bambola, che è del 1968 e quindi fa 50 anni. Che palle però gli anniversari!».
D. Ma è vero che La bambola non le piace?
R. «Allora mi dava fastidio questa donna-bamboletta, perché io indosso le mie canzoni. Dopo quella hit, per reazione, mi sono trasformata in una cinquantenne con gli anni mal portati, guardi le foto, era il periodo in cui cantavo Jacques Brel».
D. Per lei che cos’è la bellezza?
R. «La bellezza è brillare di ciò che si è, non c’entrano le misure, l’età, non c’entra neanche Fellini che all’epoca mi diceva: “Ti devi far crescere le tette”. C’entra la luce».
D. Gli amici di quegli anni?
R. «Schifano (Mario, pittore, ndr), mi manca tanto quel mio fratello. E poi c’era l’artista Tano Festa, divertentissimo. Una volta mi suona a casa, non mi trova, si incavola, va a fare un quadro che rappresenta la disperazione di non avermi trovato e me lo lascia davanti alla porta».
D. E Hendrix, la leggenda del rock?
R. «Jimi Hendrix non era grosso, era lungo e secco così, stava tutto accartocciato nel mio Maggiolone, lui con una canna enorme dietro, io con una canna piccola davanti, tutti e due con il cappellone e le piume, a un certo punto ho tirato giù il finestrino e c’era tutta la macchina con la nuvola di fumo intorno».
D. E poi c’è Vasco Rossi che ha scritto per lei E dimmi che non vuoi morire.
R. «Ah, che ridere».
D. “Che ridere” in che senso?
R. «È che Tania Sacks, che è il suo alter ego, mi porta questo nastro e io penso “ma non mi ricordo mica di aver fatto questo provino”, perché Vasco aveva cantato alla mia maniera e lui mi imita perfettamente».
D. Che cosa pensa di Trump?
R. «Io ho schifo di tutti quelli che... come si chiamano quelli che stanno a capo delle cose?»
D. I politici?
R. «Sì, è da una vita che vorrrei mettere una bomba. Quando abitavo al Pantheon e passavo davanti al Senato ci pensavo spesso. Poi se la mettono veramente mi vengono a cercare. Che poi in carcere io ci sono già stata».
D. In galera? E perché?
R. «Cercavano la cocaina, ma non so neanche perché visto che non l’ho mai toccata. Cercavano il pusher di Maradona e avevano sentito una telefonata in cui io e il mio parrucchiere dicevamo che dovevamo andare a comprare le magliette bianche a Porta Portese. Mi sono venuti a prendere e sono rimasta in carcere, a Rebibbia, per tre giorni. Sono stata bene, ho anche conosciuto delle persone stupende, amiche preoccupate che non avevo i lacci e mi hanno dato un paio di pantofole».
D. I lacci?
R. «Quando entri hanno paura che ti impicchi e te li tolgono».
D. Tornando alla politica, ma è vero che ha menato Beppe Grillo?
R. «Eccerto. Lui faceva ancora il comico e noi eravamo arrivati per esibirci ai Telegatti, avevamo viaggiato tutta la notte, e quando abbiamo cominciato a preparare gli strumenti mi hanno chiusa nel camerino. Poi quando ci hanno chiamati sul palco abbiamo trovato tutti gli strumenti staccati. Io non sopporto cantare in playback, allora mi sono messa a urlare follie suonando il piano, e in quel momento è arrivato Grillo e ha cominciato a dire: “Vedete questi, sono tutti americani, tutti drogati”. Allora l’ho spinto ed è caduto giù dal palcoscenico... che felicità!».
D. Tornando al presente, che progetti ha?
R. «C’è il tour, un grande speciale che va in onda il 30 aprile su Raitre, io rifuggo gli anniversari, ma gli anniversari mi inseguono… Poi vorrei fare un nuovo album, progettare un grande show... Ho voglia, sa? Sono stata un anno tutta rotta: un braccio rotto, una gamba rotta, m’avranno fatto la macumba (fa un gesto “scongiurante”, ndr). A me proprio, poi, che tutti dicono che porto fortuna: lo sa che Gianni Morandi e Massimo Ranieri quando mi incontrano mi toccano subito il culo? Ma non lo scriva sennò per strada poi mi toccano il culo tutti».
D. Invece, lo scrivo.
R. «E lo scriva. Tanto non si permetteranno».
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