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SHAKESPEARE GAIO? NO, ERA BISEX: LE CONCLUSIONI DI DUE STUDIOSI SULLA BASE DEI SUOI SONETTI - 126 DEI COMPONIMENTI POETICI ERANO INDIRIZZATI AL “FAIR YOUTH”, IL BEL GIOVANE, E SOLO GLI ULTIMI 28 A UNA DONNA, CONOSCIUTA COME LA “DARK LADY”, LA DAMA BRUNA, TENUTARIA DI UN BORDELLO A LONDRA - IMA CHI ERA IL 'FAIR YOUTH' DEL QUALE SHAKESPEARE SI ERA COSÌ INVAGHITO? L'UNICO INDIZIO È…

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Vittorio Sabadin per la Stampa

 

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Non sappiamo neppure se sia davvero esistito, ma ora finalmente abbiamo una certezza su William Shakespeare: era bisessuale. Lo affermano due studiosi inglesi, Stanley Wells e Paul Edmondson, dopo avere esaminato con più attenzione i 154 sonetti scritti dal drammaturgo. Già era noto che 126 dei componimenti poetici erano indirizzati al «Fair Youth», il bel giovane, e solo gli ultimi 28 a una donna, conosciuta come la «Dark Lady», la dama bruna.

 

Henry Wriothesley

Una sproporzione che avrebbe dovuto insospettire da tempo gli studiosi, e infatti è accaduto: negli anni 80 del secolo scorso si pensava che Shakespeare fosse gay. Wells e Edmondson smentiscono con forza questa ipotesi: Shakespeare sposò a 18 anni la ventiseienne Anne Hathaway perché era incinta, e ebbe da lei altri due figli.

 

 

No, gay no: persino quello che si raccontava su di lui a Londra conferma che le donne gli piacevano, anche se si accontentava di quelle degli strati sociali più bassi, non potendosi permettere le nobili. Uno che c'era, John Manningham, ha lasciato testimonianza della ragazza che Shakespeare corteggiò con successo durante le prove del Riccardo III.

 

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E poi l'autore di Romeo e Giulietta avrebbe mai potuto non amare le donne? Anche gli uomini, però. «Il linguaggio della sessualità in alcuni dei sonetti», ha spiegato Paul Edmondson, «chiaramente indirizzati a un soggetto maschio, non ci lasciano dubbi sul fatto che Shakespeare fosse bisessuale».

 

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La ricerca si è soffermata in particolare sul sonetto 40 e sui versi «Prendi ogni mio amore, amor mio, sì, prendili tutti: / cos' altro avrai di più di quanto avevi prima? / (...) Se quindi per amor mio, l'amor mio accogli, / non posso rimproverarti di come te ne servi; / ma biasimato sii se invece tu m' inganni / per capriccioso gusto di quel che tu disprezzi».

 

In un altro sonetto, il 41, c'è un evidente accenno all'amore provato per una donna e un giovane: «... d'esser forzato a rompere una duplice lealtà: / la sua, che tu adeschi con la tua bellezza, / la tua, perché forte della stessa sei con me sleale». «Dormi con le donne, ma ama solo me», è un altro verso significativo del numero 20. I sonetti dedicati agli uomini parlano di gelosia, tormento, notti insonni e dolore, l'armamentario completo delle storie d'amore. Ma chi era il «Fair Youth» del quale Shakespeare si era così invaghito? L'unico indizio è una dedica a «Mr. W.H.», posta da Thomas Thorpe nella prima edizione pubblicata nel 1609 senza chiedere il permesso all'autore. Si pensa che si tratti di Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton e all'epoca protettore del Bardo.

 

E la «Dark Lady»? Probabilmente si trattava di una poco romantica storia con Black Luce, tenutaria del bordello di Clerkenwell a Londra. Edmondson e Wells hanno però controllato, e la parola «dark» non compare in alcuno dei sonetti di Shakespeare: si parla solo, e per una sola volta, di una donna dai capelli e dagli occhi neri. Le cose si erano complicate quando John Benson aveva pubblicato, nel 1640, la seconda edizione dei Sonetti trasformando tutti i pronomi maschili in femminili, forse per mettere fine alle chiacchiere. Sono dovuti passare 140 anni prima che il testo originale fosse ripristinato, ma intanto la versione dello Shakespeare eterosessuale cantore solo dell'amore per le donne era diventata quella prevalente.

 

Anne Hathaway

Così preferivano i benpensanti britannici, in un'epoca nella quale l'omosessualità era un reato punito con la prigione, e il poeta e critico letterario Samuel Taylor Coleridge sentenziava che nei Sonetti di Shakespeare «non c'è la minima allusione al peggiore di tutti i vizi». Aveva torto: nelle opere di Shakespeare c'è abbastanza materiale per pensarla in ogni modo.

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Molti sostengono che i Sonetti non siano davvero dedicati a qualcuno, ma siano un'opera letteraria fine a sé stessa. Altri credono che il «Fair Youth» fosse lo stesso Shakespeare, perdutamente innamorato di sé medesimo nella sua infinita e confessata vanità. Altri ancora ricordano che nel Rinascimento l'amicizia maschile veniva espressa con manifestazioni di affetto, condivisione del letto e dichiarazioni d'amore che oggi noi associamo alle relazioni sessuali. Tutti hanno un po' di ragione. L'importante è che il mistero continui, e che di Shakespeare si possa leggere e scrivere per

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