LA RUGGINE NON DORME MAI - SI VA A SENTIRE NEIL YOUNG PER LA MUSICA, QUELLA DI ADESSO. DELLA GENERAZIONE DEGLI ANNI ‘40 (BOB DYLAN, ROLLING STONES, MCCARTNEY) NESSUNO OGGI FA DISCHI BELLI COME I SUOI – CHE MERAVIGLIA POP STEVIE WONDER

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1.NIENTE NOSTALGIA IL VECCHIO ROCKER FA MUSICA D’OGGI

Piero Negri per "La Stampa"

 

Il leggendario Neil Young con moglie sul red carpet Il leggendario Neil Young con moglie sul red carpet

Il concerto di Neil Young si apre con un assolo di chitarra elettrica di quasi due minuti e si chiude con una canzone nuova, che il vecchio rocker (68 anni) presenta con questo tour europeo (Who’s Gonna Stand Up And Save the Earth). Chi si alzerà in piedi per salvare la Terra?, si chiede lui in questa canzone, e si risponde: tutto questo può partire solo da me e te.

 

Va detto che tra il Neil Young chitarrista e il Neil Young ecologista prevale largamente il primo, almeno a giudicare dal concerto di ieri a Barolo, chiusura fiammeggiante di un appuntamento, Collisioni, nato nel 2009 come un Festival di letteratura e trasformatosi in sei edizioni in un’affollatissima Woodstock delle Langhe (anche gli incontri con gli autori comunque quest’anno hanno fatto il pienone).

 

A Woodstock, quella vera, c’era anche Neil Young, che però rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere minacciando i cameraman con la sua chitarra, mostrando così i primi segni di quel cattivo carattere che gli ha impedito di diventare una vera rockstar e che però gli ha permesso di continuare a scrivere canzoni, a suonare e a cantare in giro per il mondo con la medesima credibilità per sei lunghi decenni.

Cover Rs Neil Young Cover Rs Neil Young

 

Il fatto è che non si va a sentire Neil Young per nostalgia, per ascoltare i vecchi successi o per celebrare un qualsiasi tipo di rito. Si va per la musica, quella di adesso. Della generazione degli Anni Quaranta (Bob Dylan, Rolling Stones, Paul McCartney) nessuno oggi fa dischi belli come i suoi (l’album Psychedelic Pill, del 2012, è un capolavoro) e anche quella voce sottile, quasi in falsetto, regge ancora ottimamente.

 

Nella seconda metà del concerto, di sole dodici canzoni, diverse delle quali però superano il quarto d’ora di durata, Neil Young rende omaggio al maestro di tutti, Bob Dylan, cantando Blowin’ in the Wind, e al se stesso di quarant’anni fa con una versione acustica, voce e chitarra, di Heart of Gold.

 

 STEVIE WONDER STEVIE WONDER

Per il resto la chitarra elettrica è assoluta protagonista: Young è sempre accompagnato da due coriste e dai suoi fidi Crazy Horse (268 anni in quattro, lui compreso, come testimonia il fondale nero che hanno alle spalle con la silhouette di un pellerossa a cavallo che è il simbolo del loro sodalizio). Lo vogliono storia e gusto di questo grande del rock, forse l’unico vero emblema di un suono che ambisce a essere anche stile di vita. Young è un uomo moderno, ama i trenini elettrici, le belle auto e le chitarre. Da pochi mesi ha annunciato che il suo prossimo libro, in uscita negli USA entro l’anno, parlerà di automobili e del futuro dell’ambiente, e di come lui abbia tentato di conciliare queste due passioni (Earth, cioè Terra, sta scritto sulla maglietta che lui indossa in questo tour).

 

Forse questo suo concerto racconta la medesima storia, perché giunge alla stessa conclusione: per il futuro, preoccupiamoci dell’ambiente, ma nel presente non c’è nulla di più divertente del suono dell’elettricità.

 

2.MR.MERAVIGLIA CHE GRAN LEZIONE DI SAPIENZA POP

Marinella Venegoni per "La Stampa"

 

STEVIE WONDERSTEVIE WONDER

Ci sono serate di musica che riempiono l’anima, non per tifo cieco ma per ciò che un artista quasi assente dalla scena italiana, non più prolifico da tempo sul piano discografico, riesce ancora a insegnare, nell’espressione della sua arte.

 

Stevie Wonder, (colpevolmente) snobbato dai media nazionali ma non dimenticato dal pubblico (un pienone di 9.600 persone intonate, leggere, di ogni età) è stato il gioiello l’altra sera in Piazza Napoleone del Summer Festival di Lucca, la rassegna estiva che più ha brillato quest’estate come qualità e quantità di star.

 

Da noi sarebbe un improbabile «Stefanuccio Meraviglia», e di meraviglie è ancora capace quest’uomo di 64 anni, prima di tutto nella vocalità, cristallina, trasparente, con note altissime e senza nessuna fatica; sembra un miracolo la sua leggerezza, come il fatto che, non vedente, arrivi sul palco non accompagnato, con la tastiera a tracolla e le leggendarie treccioline intrecciate con pazienza che gli coprono ormai soltanto la nuca, sotto una bella pelata lucida.

 

bobdylanbobdylan

Il segreto di questo concerto è che egli si muove liberamente e quasi a ogni titolo fra i vari strumenti che suona, dal pianoforte alla tastiera, dall’armonica a bocca all’harpejji, un tastierone inventato qualche anno fa e che sembra una gigantesca steel guitar. Reinventa ogni volta il mood delle canzoni conosciute e della serata, dal funky al jazz all’afro alla melodia, con l’aiuto di una potentissima band di 14 elementi: è davvero la proiezione contemporanea di un repertorio classico, di quelli che rimarranno per chi saprà usarli. E poi, interagisce molto con il pubblico, ma non con svenevoli frasi tipo «vi amo tutti» o «su le mani» che fanno venire il latte alle ginocchia: no, lui porge un suggerimento musicale, che il pubblico coglie all’istante.

 

PAUL MCCARTNEY BY GERED MANKOVITZ PAUL MCCARTNEY BY GERED MANKOVITZ

Così per esempio, dopo aver scaldato gli animi con How Sweet it is to be loved by You di Marvin Gaye, e aver fatto salire l’adrenalina con il funky di Higher Ground, si butta in pezzi inaspettati, muove dalle proprie melodie per innestare brani non suoi, come l’antica Tequila appunto all’harpejji, che sfora in Day Tripper dei Beatles.

 

C’è un divertito sconcerto del pubblico, che balla e non si sottrae ai cori, finendo per cantare poi anche Volare. Non è mai una buffonata, il rigore del profilo generale governa ogni divertita stravaganza, c’è chi urla per Overjoyed e Ribbon in the Sky, finché fra Ebony and Ivory di Jackson/McCartney e Apartheid is wrong Wonder esprime tutta la sua amarezza per le guerre di religione e di etnie e l’assassinio di 290 persone in Ucraina.

 

rolling stones al circo massimo  54rolling stones al circo massimo 54

È la rottura del cerimoniale dei concerti, una visione aperta dalla sapienza musicale, dove trova posto anche il ballo scatenato di due sposi invitati dalla platea al palco senza che la musica venga scalzata dallo scranno, con apoteosi per J just called to say called e il finale di Superstition. Una grande lezione di musica popolare di grande, divertita qualità.