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Renato Franco per il “Corriere della Sera”
«Non recito certo il ruolo dell’epurato. Voglio che sia chiaro, io sono d’accordissimo: chi è a capo di un programma ha la facoltà di scegliere chi vuole, di effettuare tutti i cambiamenti che desidera».
Ma?
«Ma il modo, in particolare del curatore della trasmissione Maurizio Losa, mi ha offeso. Sono lì da tre anni e non mi ha fatto nemmeno una telefonata per dirmi che non rientravo nei programmi: avevo intuito che è una persona piccola e si è rivelata tale».
Anche Paola Ferrari ha dovuto cedere la conduzione a Sabrina Gandolfi e pare non l’abbia presa bene.
«Non so, però sapevo che avrebbe voluto esserci ancora. Con Paola siamo diventati una coppia di fatto, avevamo un’ottima intesa e senza di lei comunque non so se avrebbe avuto senso continuare. Quando vado in giro per i miei spettacoli mi chiedono immancabilmente di lei: è un peccato aver sciolto la coppia».
Il bilancio di questi tre anni?
«La Ds non è una trasmissione facile, senza i diritti per il calcio la trasmissione può funzionare se funzionano le dinamiche interne dei protagonisti. Io penso di aver dato il mio contributo».
Il contributo di Collovati è stato evidentemente ritenuto insufficiente: è stato sostituito da Tardelli.
«Beh potevano dirglielo prima, lo hanno avvisato a fine luglio, non si fa così».
Lei era la variante comica della trasmissione, il calcio ha senso dell’umorismo?
«È difficile scherzare sul mondo del calcio, la gente si prende troppo sul serio, certi tifosi pensano che dietro una mia battuta ci sia un disegno di destabilizzazione della società per cui tifano. Ma io non ho mai un secondo fine: posso scherzare su Juve, Milan o Inter, su Thohir, De Laurentiis o Benitez ma solo per il gusto dell’ironia».
Tra gli addetti ai lavori chi è il meno permaloso?
«Allegri è uno che ha sempre scherzato. Anche con Mazzarri abbiamo riso spesso. Seedorf passa per uno spigoloso ma in trasmissione è sempre stato di una signorilità impeccabile, ha accettato qualunque critica e battuta».
I più permalosi?
«Con Rudi Garcia della Roma c’è stata qualche difficoltà, ma può essere stato anche per la difficoltà della lingua. Con Malesani abbiamo avuto scontri pesanti ma sette partite consecutive le ha perse lui, non io. Anche Stramaccioni non prendeva bene battute o domande spinose».
Anche Maradona se l’è presa per una sua battuta: lei diceva che vorrebbe fare l’ambasciatore per il cartello di Medellin e lui la vuole querelare.
«È una cosa strana, in radio avevo avuto modo di scherzare con il suo avvocato: proponevo a Maradona una sfida di palleggi al San Paolo. Pensavo si fosse chiusa lì, ma poi ho saputo che mi voleva querelare comunque, ma a oggi non ho ricevuto niente».
Qualche giorno fa ha commentato la cerimonia degli Emmy, su Twitter in molti l’hanno attaccata: c’è chi ha scritto che ha fatto battute di cattivo gusto come quella alla fine della commemorazione per Robin Williams.
«Diffido del popolo di Twitter, il complimento più bello che ti fanno è “devi morire”. Alla fine di un filmato che ricordava tutte le celebrità di Hollywood morte quest’anno, mi sono permesso di dire che si erano dimenticati della morte del leone della Metro-Goldwyn-Mayer. Solo un demente può pensare che volessi infangare la memoria di Robin Williams».
Senza «La Domenica Sportiva» che farà?
«Dovrei fare qualche puntata di Zelig e poi ho in ballo un progetto per la tv. Dovrei chiudere a breve ma non posso dire nulla».
Pare che Sky lo aspetti.
STRAMACCIONI MASSIMO MORATTI jpeg
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