FELLATIO CENSURATA! SGARBI NASCONDE LA POMPOSCULTURA (CON IL VOLTO DI BERLUSCONI) A SPOLETO ARTE – LA REPLICA DELLO SCULTORE MISHA DOLGOPOLOV: “IL POMPINO E’ UN ATTO DIVINO!” - GUERRIGLIA CULTURALE TRA LO SGARBONE E IL FESTIVAL DEI DUE MONDI – DIECI ARTISTI SELEZIONATI PER “UN PICCOLO CAPOLAVORO ANARCHICO-FUTURISTA” – IERI L’INAUGURAZIONE DI QUELLA CHE DOVREBBE ESSERE L’ULTIMA EDIZIONE DI SPOLETO ARTE DAL VECCHIO SGARBONE, MA NON E’ DETTA L’ULTIMA PAROLACCIA….

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1 - DUE MONDI, OTTO ARTISTI, UN'IDEA DI CONTEMPORANEO
Maurizio Caverzan per "il Giornale"

«Siamo arrivati all'ultima edizione del Festival di Spoleto, che dal prossimo anno non ci sarà più». Comincia così la prefazione di Vittorio Sgarbi al catalogo di Spoleto Arte , la rassegna che espone opere di dieci artisti contemporanei inaugurata ieri nel Palazzo Racani Arroni sull'incantevole piazza Duomo.

La guerriglia cultural- mediatica iniziata con la rottura consumata per ragioni di sponsorizzazioni tra il critico d'arte e il Festival dei 2Mondi diretto da Giorgio Ferrara è destinata a infiammarsi ulteriormente.Venerdì,con l'esecuzione de Il giro di vite , opera tratta da un racconto di Henry James, si era avviata la 55esima edizione della rassegna ideata e condotta per mezzo secolo da Giancarlo Menotti.

Ma in realtà,è Spoleto Arte ad essere all'ultima edizione. La secessione di Sgarbi,fino all'anno scorso parte integrante del Festival, ha creato malumori e gelosie. Tuttavia, per una non si sa quanto inconsapevole regia, le polemiche potrebbero persino giovare a entrambe le manifestazioni. Per dire, senza ancora conoscere il catalogo sgarbiano, i dirigenti del Festival hanno lanciato una campagna promozionale scansa- equivoci che recita: «Di 2Mondi ce n'è uno solo».

Chiaro no?Ma non definitivo. Perché, sempre nel catalogo all'arsenico (Antiga Edizioni) del vulcanico critico, si legge che «Il Festival di Spoleto è finito con Menotti. E dei Due Mondi non ce n'è neanche uno».

Invero sa anche Sgarbi che il cartellone spoletano è tutt'altro che trascurabile, con la pièce In Paris interpretata da Mikhail Baryshnikov, il monologo tratto da testi di Indro Montanelli recitato da Sandro Lombardi (elaborazione drammaturgica di Ernesto Galli Della Loggia) e le prediche sui vizi capitali tenute da teologi come Ri­no Fisichella e Gianfranco Ravasi.

Ma il divertimento della provoca­zione è troppo e aggiunge pepe alla spigolosa convivenza. «Forse ­riprende Sgarbi - loro speravano che,dopo l'esclusione dal cartellone, avrei tolto le tende. E l'avrei fatto. Ma ormai avevo ottenuto la disponibilità di questo splendido palazzo e degli artisti. Sarebbe stato un peccato». E si sarebbe persa l'ennesima provocazione del critico prossimo a lanciare il Partito della Rivoluzione.

Un piccolo capolavoro anarchico- futurista imperniato sull'Aventino logisticamente strategico nel Palazzo scelto per le mostre, attiguo a Casa Menotti e di fronte al Teatro «Caio Melissa» sulla splendida Piazza Duomo dove si terranno parecchie esibizioni del Festival. Cosicché, quando arriveran­no giornalisti e tv per raccontarle, non potranno ignorare gli striscioni che annunciano Spoleto Arte a cura di Vittorio Sgarbi. «Tra me e il Festival, con cui ho collaborato tre anni, non c'è mai stato nulla di scritto», riprende il critico.

«Nessun contratto, niente. E dunque ho deciso di regalare alla città la mostra e la visibilità che le deriva anche dal mio nome. Basta che non lo sfruttino troppo»,gigioneggia l'ex sindaco di Salemi mentre controlla gli ultimi dettagli dell'esposizione e illustra a collaboratori e curiosi la filosofia della rassegna.

«I dieci artisti sono frutto di una scelta rapsodica. Li ho trovati uno a uno, così come ho trovato i fondi e il patrocinio del Mibac. I tre milioni di finanziamento pubblico Ferrara se li teneva... Avevo anche proposto una mostra a cinquant'anni da quella di Giovanni Carandente, lo Sgarbi degli anni Settanta, sulle Sculture della città .
Ma il comune mi ha rubato l'idea. E siccome l'ho detto pubblica­mente, si sono offesi e si è consumata la rottura anche col sindaco».

Il risultato finale è un arricchimento per la comunità. C'è il Festi­val, c'è la mostra che ricorda Carandente e c'è questa ricchissima Spoleto Arte . Dove Gillo Dorfles, decano dei critici italiani e coetaneo del compianto Menotti, espone «le sue festose maioliche, piatti con figure, che fanno da controcanto alle composizioni in poliuretano di Gaetano Pesce, il più innovativo dei nostri designer che vive a New York e che, lui sì, rappresenta i due mondi visto che da noi le sue opere si vedono qui per la prima volta».

Poi c'è il Paese reale di Piermaria Romani, «che ha realizzato una sorta di Spoon River dei viventi di Stienta, il paese natìo di mio nonno», per narrare l'uomo nella sua appartenenza a una collettività. E che esibisce un cammeo dello stesso Sgarbi il quale, nella didascalia, svela il suo desiderio di «scoprire un Caravaggio inedito». Diametralmente opposta l'opera dell'individualista Andrea Martinelli scoperto da Giovanni Testori e raffigurante volti cupi, espressioni pietrificate a rappresentare una sorta di «carta d'identità psicologica e sociale», svincolata da qualsiasi dimensione comunitaria.

Poi ci sono i «tappeti di pietra » con disegni che ripetono i pavimenti delle chiese duecentesche e che «gran parte degli archeologi non saprebbero distinguere dagli originali, a dimostrazione che l'architettura è perfettamente riproducibile». Ecco le scul­ture in bronzo e marmo di Mikhail Misha Dolgopolov e la tormentata ricerca identitaria di Fausto Pirandello, figlio del drammaturgo, con le sue figure di donne fino al potente autoritratto finale.

Ieri Spoleto Arte è stata inaugurata alla presenza delle autorità e nobilitata da un dialogo tra Sgarbi e Dorfles sull'arte contemporanea. Sarà l'ultima edizione, ma chissà. Perché non pensare che, da città del Festival dei 2Mondi, Spoleto possa trasformarsi nella città dei due festival? Uno di teatro e musica e l'altro di arte contemporanea.

2 - E LA FELLATIO DIVENTA UN FATTO POLITICO...
Maurizio Caverzan per "il Giornale"

Non ci fossero già abbastanza polemiche, ci mancava il caso della «fellatio censurata». Per di più da uno come Sgarbi, gran libertino e difensore della libertà artistica. Però, a tutto c'è un limite. «una fellatio si pratica in privato non in pubblico», sostiene. Supervisionando l'allestimento delle mostre di Spoleto Arte a Palazzo Racani Arroni, il critico ha scoperto che lo scultore russo Mikhail Misha Dolgopolov aveva presentato un'opera decisamente provocatoria.

Una scultura in bronzo particolarmente imponente e pesante che rappresenta in modo assolutamente naturalistico una donna nuda inchinata davanti a un uomo nell'atto della fellatio , con una vistosa ostentazione degli attributi. Come conferma lo stesso artista russo, il volto dell'uomo richiama quello di Silvio Berlusconi. «Ma in quello che io considero un Atto divino, così s'intitola la mia opera,la figura dell'ex premier potrebbe essere positivamente idealizzata», precisa.

«È una pura provocazione- commenta risentito Sgarbi - di cui, nonostante i miei principi, non sono stato avvertito e non ho visto preventivamente la documentazione fotografica». Per questo il critico curatore dell'esposizione ha disposto di coprirla: «Non posso tollerare che si facciano simili affronti senza esserne informato». Ma Dolgopolov sostiene che la fellatio era inserita nella documentazione fotografica inviata a Spoleto e, in assenza di un chiarimento, minaccia di abbandonare la rassegna. In realtà, con lui i problemi sono cominciati già all'arrivo delle sue opere da Mosca su un camion lungo 18 metri. Alcune sculture, in bronzo e sagome di pelle, sono pesanti oltre sei quintali.

«Non sarò certo io a scandalizzarmi di una fellatio - dichiara Sgarbi ma ho ritenuto che non fosse praticabile altra strada che quella di coprire la statua per impedirne la visione». «Il mio scopo non era far scoppiare uno scandalo mediatico - replica Dolgopolov - . Il gesto che rappresento è un atto divino, è il mio modo di fare arte. Ho inserito questa scultura perché è l'apice di una storia. È più estrema, ma sono tutte normali, nessuna è più scandalosa di altre».«Vorrei evitare finimondi», chiude Sgarbi con una battuta.

 

 

IL SUO TEMPO OPERA DI PATRIZIO MUGNAINI MOSTRA DI SPOLETO VITTORIO SGARBI MOSTRA DI SPOLETO VITTORIO SGARBI ATTO DIVINO OPERA DEL RUSSO MIKHAIL MISHA DOLGOPOLOV VITTORIO SGARBI VITTORIO SGARBI