tomaselli

IL PALATO IMMAGINARIO – ALFREDO TOMASELLI, IL RISTOR-ATTORE TITOLARE DEL ‘BOLOGNESE’: "PASSIAMO COME IL RISTORANTE DELLA DESTRA MA QUI SI E’ ATTOVAGLIATO ANCHE IL GOTHA DELLA SINISTRA: GRAMELLINI NON AVEVA CAPITO NIENTE. E CON DAGO…" - LA CARTA DI CREDITO DI SPRINGSTEEN, BONO E “LE TRE RAGAZZE CON CUI SI DILEGUÒ”, LA MICROFONATA DI DEL NOCE A STAFFELLI, SARKO’ CON LA BRUNI ('NON CARLA, LA SUOCERA'), PITT E CLOONEY ("FECERO UN SEQUEL PER TORNARE A MANGIARE DA NOI") - L’UNICO PROBLEMA CON GHEDDAFI: “TEMEVA DI ESSERE AVVELENATO E…”

Antonello Piroso per la Verità

 

TOMASELLI ROURKE

Alfredo Tomaselli è il patron dei ristoranti Dal Bolognese di Roma e Milano. Ma soprattutto è una fonte inesauribile di aneddoti sui Vip che si sono seduti alla sua tavola. Come quando Brad Pitt annunciò il sequel di Ocean eleven per poter tornare a mangiare da lui.

 

Alfredo Tomaselli e il suo ristorante Dal Bolognese - menu non vegano, come s' intuisce dal nome, identico nelle due location: quella storica di Roma, e quella di Milano dal 2005 - non necessitano di pubblicità. Ne hanno già tanta grazie alle innumerevoli celebrities che hanno scelto di attovagliarsi (copyright by Dagospia) a questa mensa per ricchi, che per paradosso nella Capitale si trova in Piazza del Popolo.

 

Attenzione. Parlando di star, ci si riferisce a quelle di risonanza planetaria: George Clooney, Mickey Rourke, Bono degli U2, Rania di Giordania, Gheddafi, Nicola Sarkozy, il magnate Roman Abramovich. Ma nel libro d' oro dei frequentatori compaiono anche Orson Welles e Jean Paul Sartre, Maria Callas e Marlon Brando, Gianni Agnelli e Ennio Flaiano, Federico Fellini e Giuseppe Ungaretti (che lasciò anche in dono una poesia).

 

Tomaselli, lei ormai è un ristor-attore, protagonista tanto quanto i suoi ospiti.

«Lei è bravo con i giochi di parole, ma mio padre di più.

Sa cosa diceva? Da me le stelle non sono quelle che assegnano le bibbie gastronomiche, perché i miei clienti non hanno bisogno della guida, hanno l' autista. Battute a parte, per lui come per me le stelle sono tutti i clienti seduti a tavola, vip e non vip. Vanno tutti serviti, accuditi, coccolati allo stesso modo. Anche perché poi, se rimangono contenti, diventano i migliori ambasciatori del tuo marchio».

 

TOMASELLI SPRINGSTEEN

E quali sono gli ingredienti per farli rimanere senza l' amaro in bocca ?

«Cucina all' altezza delle aspettative (se vuoi il sushi è naturale tu debba recarti altrove), servizio accurato, ragionevole equilibrio tra qualità e prezzo. Il cliente deve sentirsi a casa, da me non esiste neanche il cosiddetto dress code: non devi presentarti con un look "scasciato", ovvio, ma puoi venire in giacca, oppure in jeans e maglione, l' importante è che tu stia a tuo agio. Perciò il mio ristorante lo definisco una trattoria, o - se vogliamo concederci il vezzo dell' esterofilia - una brasserie di livello».

 

Garantito anche dall' effetto vetrina, o acquario: c' è chi viene per farsi vedere, o per rimirare chi c' è.

tomaselli

«Io spero che vengano anche per la soddisfazione del palato. Come raccontò Brad Pitt nella conferenza stampa di presentazione del film Ocean eleven: la sera prima erano stati - lui, George Clooney, Andy Garcia - in un ristorante, il nostro, dove avevano gustato una mozzarella di bufala indimenticabile. Per questo avevano deciso di girare il sequel: così sarebbero tornati a Roma per rimangiarla».

 

Bella promozione gratuita.

«Quanto quella della regina Rania di Giordania. Si presentarono a pranzo lei e il marito, durante la missione ufficiale dell' ottobre 2009 nel nostro Paese. Di una eleganza naturale e di una semplicità esemplare, scoprimmo che aveva scritto su Twitter: "Pranzo divertente al Bolognese. Un must. Una festa culinaria". Una signora con più di 10 milioni di followers, buttali via...».

 

ELTON JOHN A PRANZO AL BOLOGNESE

Pure Gheddafi non disdegnò, anche lui ritagliandosi uno spazio dagli impegni protocollari.

«In quel caso ci fu un solo problema: l' obbligo di far accedere alle cucine il suo inseparabile assaggiatore di fiducia. Come si sa, temeva di essere avvelenato».

 

Chissà cosa avrebbe fatto Nicolas Sarkozy, se solo l' avesse saputo per tempo: essendo anche lui un avventore, magari lo avrebbe affrontato di persona, e ci saremmo risparmiati la guerra in Libia.

«Di Sarkozy lei sa tutto, visto che riuscì a imbucarsi in sala con una telecamera nascosta per trasmettere le immagini al Tg di La7».

Non mi sono infiltrato: l' ho saputo per caso, e ho fatto riservare da una persona dell' ambasciata francese che mi doveva un favore. A me risultava fosse accompagnato da Carla Bruni e invece...

«Venne con la suocera. Ma in molti avevano frainteso, tanto che all' esterno si creò il delirio. A un certo punto la scorta bloccò sia l' ingresso che l' uscita dal locale».

 

Solo Michela Vittoria Brambilla di Forza Italia riuscì a scavalcare la sicurezza e a presentarsi in sala chiedendo fosse segnalata la sua presenza a Sarkozy, che non fece un plissé per cui fu gentilmente «rimbalzata».

ettore e alfredo tomaselli

«Questo lo dice lei».

 

Come andò l' incontro tra Clemente Mastella e Lele Mora ai tempi dell' inchiesta per il giro di presunti ricatti che ruotavano intorno alle foto comprate e vendute da Fabrizio Corona?

«Non ci fu alcun incontro. S' incrociarono qui del tutto casualmente, ciascuno a cena per conto proprio. Fu il settimanale L' Espresso a sostenere che, "stranamente", quando erano venuti i poliziotti dello Sco a verificare la "soffiata", le pagine dell' agenda delle prenotazioni risultavano strappate. Tante grazie: a fine giornata io le butto, che le tengo a fare? Tanto più che spesso, quando un cliente chiama all' ultimo momento, noi mettiamo direttamente il nome sul tavolo per bloccarlo, neanche lo segniamo in agenda.

Aggiunga infine che se anche fossero venuti insieme, la prenotazione l' avremmo registrata solo con il nome di chi l' aveva effettuata, le pare?».

 

alfredo e michela tomaselli

Da dove nasce la fama del Bolognese come ristorante di destra? Perché si è seduto Gianpi Tarantini? O Nicole Minetti?

«Da un articolo piuttosto comico di Massimo Gramellini dopo il caso di Silvio Sircana (il portavoce di Romano Prodi che, dopo essere stato a cena lì, fu seguito e fotografato mentre chiedeva informazioni dal finestrino dell' auto in un quartiere popolato da trans, ndr).

Scrisse più o meno che la cosa grave non era quella. No: il peccato mortale era che prima fosse stato a mangiare da me, un postaccio, un covo, dove si consumano, mi ricordo ancora l' espressione, le "crapule romane del centrodestra". Andai sulla Treccani per apprendere che il termine significava "il gozzovigliarsi senza ritegno"».

alfredo e michela tomaselli, morgan witkin e antonio girardi

 

Be', l' ottimo Gramellini, non vivendo a Roma, forse si è basato sul sentito dire.

«Bell' esempio di giornalismo, se fosse così. Io neppure l' avevo letto. Lo seppi da Roberto D' Agostino, che mi chiamò ridendo per dirmi: "Oh, ma hai visto cosa scrive?". Così, per un periodo fece partire un piccolo tormentone sul suo sito: "Non dite a Gramellini che al Bolognese si sono attovagliati...", e via con i nomi di sinistra o del centrosinistra».

 

Tipo?

«Un giorno erano contemporaneamente in sala Romano Prodi, Michael Bloomberg, Gerhard Schröder, Alain Juppè e Josè Maria Aznar. E poi Eugenio Scalfari, che è un habituée, Piero Fassino, Fausto Bertinotti, Armando Cossutta che mi mostrò orgoglioso la tessera n.1 del club "Interisti maoisti"».

ELTON JOHN A PRANZO AL BOLOGNESE

Da interista dico: che Dio lo perdoni.

«Ma ci sono venuti pure Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Giuliano Ferrara».

Però sul Foglio da quest' ultimo diretto, Camillo Langone vergò una puntigliosa stroncatura del suo ristorante.

«Vero, cui risposi punto per punto. Lo chiamai Vate della Lasagna, lui controreplicò che in Francia i cuochi si suicidano, in Italia invece querelano (cosa che naturalmente io non mi sono mai nemmeno sognato di pensare, tanto più non essendo io lo chef, ma il titolare), mi ribattezzò Gran Maestro del Tortellino di bronzo, e la cosa finì lì».

 

Una volta il suo locale si trasformò davvero in un ring: quando Fabrizio Del Noce prese a microfonate in faccia Valerio Staffelli di Striscia la notizia.

«In quel momento mi trovavo in cucina, e ci fu un momento di sbandamento. Del resto, Staffelli e la sua troupe hanno esperienza e sanno come intrufolarsi in ogni situazione. A Del Noce esasperato saltarono i nervi, sbagliando».

Con conseguente condanna al risarcimento del danno.Il fotografo Rino Barillari invece non fu raggiunto dal contenuto del secchiello di ghiaccio scagliatogli contro da un amico di Claudia Schiffer.

dal bolognese milano

«Non credo l' obiettivo fosse quello di colpirlo. E comunque Barillari, che è un marpione, ne ha ricavato un bello scatto. Ma in verità i fotografi sono molto rispettosi, aspettano pazientemente che i personaggi da copertina escano dall' unico ingresso che c' è. Con Kim Kardashian e Kanye West, per dire, non ci sono stati problemi, neppure con Bella Hadid, che è tale non solo di nome».

 

Un' altra famosa per essere famosa per mancanza di indizi. Con Bono invece che successe?

«Si alzò dal tavolo, chiese una Vespa per fare il giro della piazza, poi si mise a dirigere il traffico davanti al locale, quando arrivò una macchina con tre ragazze a bordo si fece caricare e si dileguò».

BRUCE SPRINGSTEEN AL BOLOGNESE

 

E il conto?

«Con personaggi del genere al conto pensa sempre qualcun altro».

 

Pagano?

«Vorrei pure vedere. Ho una foto in cui tengo in mano la carta di credito di Springsteen con lui al fianco, voleva far vedere che lui si considera un cliente come tutti gli altri. Un vero signore. Come Roman Abramovich, il proprietario del Chelsea: ha saldato in prima persona un conto di 7.000 euro».

 

E che s' era mangiato, il maître? Anzi, il mezzo maître, visto che lo storico Antonello, sardo e per questo amico di un altro assiduo, Francesco Cossiga, non è esattamente un watusso.

BRUCE SPRINGSTEEN AL BOLOGNESE

«Era una cena per 10 persone, innaffiata di pregiati vini francesi».

 

È vero che ci sarà un Dal Bolognese anche a Miami?

ROMA: KIM KARDASHIAN

«È vero che è un' ipotesi su cui stiamo lavorando, con l' aiuto di un fondo d' investimento inglese. Così da mio padre Ettore - il quale, da operaio della Ducati era emigrato in Marocco in cerca di fortuna e si era inventato ristoratore, e poi, tornato in Italia dopo la mia nascita (nel 1955) perché il nuovo regime ci avrebbe espropriato di tutto, investì i risparmi di una vita, 30 milioni di lire, per comprare le mura del locale, che all' inizio faceva appena 20 coperti a sera - a mio figlio Ettore, che già gestisce da solo il ristorante a Roma, il cerchio si chiuderebbe».

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bella hadidgheddafi