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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
1 - LA GUERRA PRESTA-«CORRIERE»...
Fabrizio Biasin per "Libero"
La storia più esilarante del Natale 2012 non è il cinepanettone: quello ormai l'hanno mandato in pensione. A dirla tutta non è neanche al cinema. E neppure in televisione. E figuriamoci se la trovi tra i dvd in offerta nei cestoni all'autogrill. La storia di Natale più grottesca, visionaria, peracottara e guduriosa di inizio anno è a portata di mano: basta uno smartphone e il gioco è fatto. Roba da Twitter: c'è il buon Lucio Presta (che poi è il super agente di super vip come Bonolis e Benigni) che sul social network dei cinguettii risponde a un articolo redatto dal buon Aldo Grasso (che poi è il super critico tv del «Corriere»).
Motivo del contendere: Grasso sputtana la di lui moglie, Paola Perego, e il nuovo programma Rai «Superbrain» (dei pirlacchioni si sfidano per dimostrare chi ce l'ha più grande. Il cervello). Questa la frase incriminata: «Non deve essere facile per lei condurre dopo alcune esperienze sfortunate: sa che è lì in quanto moglie di Lucio Presta e forse il programma fa parte del "pacchetto Benigni". La capiamo».
Apriti cielo, Presta si incazza come una iena e sfodera il cellulare neanche fosse una colt. Primo tweet: «Sto pensando da un minuto se farlo o no». E dopo sessanta secondi netti: «Aldo Grasso quella di oggi non è una critica, solo livore. Tutti lo pensano ma nessuno ha il coraggio di dirtelo. Sei un coglione anche nel 2013». E «sei un coglione» lo scrive in maiuscolo a salvaguardia degli utenti miopi.
ESCALATION MICIDIALE
L'escalation è micidiale: «Vedi Aldo Grasso, non haimaiavuto le palle e non le avrai mai, spero facciano a tua moglie e figli quel che tu fai agli altri. Vergognati!». E: «Aldo Grasso del resto se vieni dopo il meteo ci sarà un motivo! Sei un Coglione. Ma uno solo!». Il tutto direttamente dalle spiagge di Malindi, dove il nostro è ospite di mister «sei fuori!» Flavio Briatore.
Il dito più veloce del west scatena un putiferio bestiale. Interviene gente comune con battute che Pierino a confronto era un dilettante: «E allora diciamolo che è tutto Grasso che cola». E lui: «Grasso Superfluo». Risatissime con un unico assente: Grasso. E tutti a chiedersi: «Perché Aldone non risponde? Eddai, essu, tira la stoccata che Presta s'imbufalisce e ce la ridiamo assai».
E invece nulla. Per fortuna di chi non ha una mazza da fare, ci pensano «figure terze» a buttar Diavolina sul fuoco. Giovanni Terzi (giornalista): «Si aprì la porta dell'auto e scese nessuno: era Aldo Grasso». E Presta, elegantissimo: «Ma quello è un coglione ci vuole poco. Cagasotto vero prezzolato». Tocca a Mimun Clemente, direttore del Tg5 che una twittata non la nega a nessuno (oltre 5mila in carriera), figuriamoci al caso dell'anno (anche perché siamo al 3 gennaio): «Caro Lucio, non ti curar di loro, ma guarda e passa, l'invidia è una brutta bestia, ma uccide chi la prova».
E qui immaginiamo Grasso che si tocca allegramente i cosiddetti. Mimun è in forma olimpica e raddoppia con fine sarcasmo in risposta al solito Presta:«Mano: è bravo, buono, onesto, non ha pregiudizi, fa analisi corrette, è sereno, non ce l'ha mai con nessuno... ».
Siamo proprio allo scontro tra titani, solo che il club dei pro- Grasso ha pochi iscritti, internauti di passaggio, twittaroli che da soli rischiano l'annientamento. Provvidenziale, quindi, l'inter - vento del collegone di Grasso, Pierluigi Battista: «Il branco dei produttori tv a fianco di Presta minaccioso con Aldo Grasso. Sono prepotenti e si sentono padroni del mondo».
E Presta, che evidentemente schifa l'acqua dell'oceano Indiano: «Direttore, se lei quella la chiama critica televisiva e non offese pubbliche a due professionisti, allora il problema è suo». Fino al colpo di genio, il tweet buttato là per tirare in mezzo anche quelli che in mezzo non ci vogliono stare: «Ringrazio tutti i giornalisti colleghi del Grasso che in privato mi scrivono "hai fatto bene". Se sapesse quantisono, non uscirebbe di casa».
BOTTA SENZA RISPOSTA
Un pathos bestiale: chi sono codesti colleghi anonimi? Esistono davvero o sono abilissimi trucchetti di Presta per aumentare il consenso? E perché Grasso non ribatte, perché mai!? Possibile che preferisca sbafarsi un pandoro con la crema pasticcera piuttosto che replicare a siffatta scarica di reprimenda? Attendiamo fiduciosi e nel frattempo ci accontentiamo delle frattaglie.
Per dire, anche Rossella Brescia si tuffa a piè pari nella querelle: «La polemica di Presta è servita, perché Grasso hacommentato ilCapodannoda vero critico». Sottile, fine, per nulla sboccata, sagace, elegante. Fin troppo: sia immediatamente dato spazio alle pernacchie e agli improperi e ai vaffanbrodoe ai «tu sei brutto e cattivo». Ci avete tolto Boldi e De Sica, lasciateci almeno codesto colorito pamphlet contemporaneo. Sempre che Grasso replichi da par suo. Dai Aldo, sappiamo che hai il colpo in canna...
2 - FRECCERO: "GRASSO HA AVUTO IL CORAGGIO DI SVELARE CHE CASCHETTO E PRESTA SONO GLI EREDI LAICI DI BALLANDI E LELE MORA"
Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"
Inviti alla consapevolezza: "Vergognati". Insulti: "Sei un coglione". Auguri stagionali: "Spero facciano a tua moglie quel che tu fai agli altri". Valutazioni anatomiche: "Vedi Aldo Grasso, non hai mai avuto le palle e non le avrai mai". Delle poesie africane cinguettate da Lucio Presta sulla spiaggia di Malindi, figlie del dissidio triangolare tra il critico del Corriere, l'agente di Cosenza e la moglie Paola Perego, a Carlo Freccero interessa il lato più nascosto.
Non il valore del dimenticabile âSuperbrain', intemerata televisiva di San Silvestro della Perego (mal-trattata da Grasso che sospetta favori obbligati, ma premiata dagli ascolti), né l'abusato vaffanculo da tastiera. Ma la verità che la nuvola fumettistica cela agli occhi: "Il conflitto d'interessi. Da cui la tv generalista, sempre pronta a scagliare fulmini contro gli altri mondi corrotti pur essendone plastica rappresentazione, si pretende immune".
Non lo è?
Il caso Presta-Grasso è un classico dialogo tra sordi. Tra due interlocutori che parlano lingue diverse. Presta si appella alle regole correnti. Urla che il programma ha ottenuto una buona audience e non ammette discussioni perché i numeri sono dalla sua parte.
Dall'altra parte sosta Grasso.
Che è un critico. La sua dimensione di giudizio non può riguardare l'audience. Non è chiamato a valutare la quantità , ma deve analizzare la qualità del prodotto. E in un'epoca in cui la quantità è stata l'unico obiettivo possibile, la presenza di un'alternativa, di una parvenza di lato critico, si è dimostrata quanto mai necessaria.
Rischia di essere un discorso elitario?
Se negli anni '80 l'audience rappresentava un elemento di progressismo, la riscossa del pubblico contro il verticismo o l'accesso alle stanze dei bottoni del consumatore, il modello odierno mostra la corda. La tv sta perdendo centralità . Il suo pubblico è ancora maggioritario, ma non è più in grado di produrre né consumo né opinione. Il concetto di quantità è in crisi e nella generalizzata depressione attuale, la tv generalista che fu vetrina del consumismo sventola logiche vuote e irritanti.
Caverzan sul Giornale scrive: "Per una presentatrice avere un marito manager non può essere una colpa".
à vero. Ma l'osservazione non risponde allo spirito dei tempi, forse eccessivamente giacobino, per cui tutti i rapporti di potere vengono passati al setaccio e segnalati come scandalo. Non si capisce come mai Report possa generare riprovazione con il caso di un primario che fa lavorare moglie e figli e nella querelle con Grasso-Presta, gli interventi di chi lavora in tv siano tutti a suo favore.
Conflitto d'interessi?
Certo. Il clima è aggressivo e paranoico, ma dal tema del pudore, la tv non si fa neanche sfiorare. Il prodotto del conflitto d'interesse è un paese allo sfa-celo, ma nei palazzi del potere tv si continua a far finta di nulla. Ammesso che stia sorgendo la Terza Repubblica, la tv genera-lista non l'ha ancora registrata.
Presta dice che il giornale è ottimo per "incartare il pesce".
E allora perché si arrabbia tanto? Il sistema va verso l'integrazione dei linguaggi, ma esistono ancora delle gerarchie. Può essere che il quotidiano si occupi di puttanate come questa, ma è ancora il mezzo per scatenare dibattito su Twitter o in tv. Non il contrario.
Per quanto ancora?
Speriamo a lungo. Non si deve parlare di Presta incazzato o di Grasso e della sua rubrica, ma del loro reale potere. Più interessante di una piattaforma in cui, molto romanocentricamente, l'informazione sceglie una zona franca e riscopre furori adolescenziali nell'insulto da saloon.
Poteri reali?
Diversi. Grasso lo detiene, ma ha avuto il merito e il coraggio di svelare quel che nell'ambiente televisivo si dice da anni.
Cosa si dice?
Che l'agente Beppe Caschetto si divide tra le consulenze a La7 e quelle a Mediaset orientando i palinsesti di entrambe e che l'omologo Presta lo imita tra Rai1 e Canale 5. Sono gli eredi laici di Bibi Ballandi e Lele Mora.
Duro.
Hanno il loro posto e un âclan' da mantenere. Succede con Fazio, Lerner, Santoro, De Filippi. Curano decine di contratti. Hanno assoluta carta bianca sui palinsesti. Ti vendono diamanti e, nel sacco, mettono anche pietre meno preziose. Normalmente la mercanzia è distribuita e differenziata tra fasce pomeridiane, mattutine e notturne. Se ti chiami Presta sai che ciò che proponi andrà comunque in prima serata.
Un bel vantaggio.
Lei che dice?
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