una ragazza piuttosto complicata

LO STREAMING DEI GIUSTI - DELUDENTE "UNA RAGAZZA PIUTTOSTO COMPLICATA", THRILLER EROTICO CON PUNTATE APERTAMENTE LESBO, CON CATHERINE SPAAK CHE SCOPA CON TUTTI - CAPOLAVORO LA COMMEDIA "LA SIGNORA DEL VENERDÌ" - DA VEDERE ANCHE “SABATO SERA DOMENICA MATTINA” - PER I CINEFILI SPORCACCIONI RICORDO IL TERRIBILE “LA STORIA DI LADY CHATTERLEY” PORNO SOFT FORSE UN TEMPO HARD (MAH?) DI LORENZO ONORATI, IL REGISTA DI “LUANA LA PORCONA...” - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

una ragazza piuttosto complicata 3

Che vediamo stasera? Io ieri ho avuto un paio di delusioni. “Improvvisamente un uomo nella notte” di Michael Winner, Amazon, con un Marlon Brando che stava per girare “Il Padrino”, e Stephanie Beacham sempre nuda tra le sue braccia, prequel del celebre romanzo di Henry James, “Giro di vite”, non vale il capolavoro di Jack Clayton “Suspence” con Deborah Kerr che porta al cinema il romanzo di James.

 

improvvisamente un uomo nella notte

Winner non ha la finezza di Clayton, gira una storia dark di sadismo e erotismo come girasse uno dei suoi polizieschi con Charles Bronson. Certo, Marlon Brando ancora bello e fascinoso, che fa il pazzo col corpo di Stephenie Beacham vale il biglietto e va assolutamente visto, anche se non sembra mai un giardiniere.

 

E’ già quello che diventerà in “Ultimo tango a Parigi”, e questo film sembra quasi una prova generale, con momenti anche più spinti. Ma non c’è mai tensione e la musica di Jerry Fielding ci distraggono troppo. Deludente, sempre su Amazon, anche “Una ragazza piuttosto complicata”, thriller erotico con puntate apertamente lesbo di Damiano Damiani con Catherine Spaak che scopa con tutti, con Florinda Bolkan, bella, algida, e nuda, con un giovane Gigio Proietti, e col protagonista, un barbuto Jean Sorel, che non si capisce cosa abbia in testa.

 

una ragazza piuttosto complicata 2

Tratto da uno spunto più che un romanzo di Moravia, Damiani lo vedeva come un sequel de “La noia”, girato nel 1969, è più un gioco sulla liberazione sessuale del momento, con Catherine Spaak con parruccona impossibile che fa la bella impossibile che civetta con tutti e tutte ma non si capisce dove voglia arrivare e chi ami. La verità è che sono tutti e tre personaggi freddi e poco simpatici e Damiani sembra più interessato a dove può spingersi nelle scene di nudo, poche, credo che ci sia qualche taglio, che a fare un cinema erotico. Era meglio affidarlo a Lucio Fulci, che si sarebbe spinto ben oltre.

 

 

improvvisamente un uomo nella notte

Ma vedo che, sempre su Amazon, avete una marea di novità. A cominciare dal capolavoro comedy di Howard Hawks “His Girl Friday”, da noi “La signora del venerdì”, con Cary Grant e Rosalind Russell, cioè la seconda versione cinematografica, uscita nel 1940, di “The Front Page”, la commedia di Ben Hecht e Charles MacArthur diretta già nel 1933 da Lewis Milestone con Pat O’Brien o Adolphe Menjou e che sicuramente ricorderete nella versione più recente, quella diretta da Billy Wilder con Jack Lemmon come il giornalista Hildy Johnson e Water Matthau come il suo editore, Walter Burns.

 

una ragazza piuttosto complicata

Riscritto da Charles Lederer con la collaborazione, anonima, di Ben Hecht e il finale rivisto da Morrie Ryskind, la grande idea di questa versione, è aver cambiato sesso al giornalista Hildy Johnson, interpretato qui da Rosalind Russell, e averne fatto la moglie divorziata di Walter Burns, Cary Grant, pronta a sposare un assicuratore di provincia, a Albany. In un primo tempo i protagonisti dovevano essere Cary Grant, portato dal capo della Columbia, Harry Cohn, come Hildy, e Walter Winchell, vero giornalista, come Walter Burns. Quando Hawks decise di avere una Hildy donna, spingendo Cary Grant nel ruolo dell’editore, Walter, si pensò a Marion Davies, nipote di Charles Lederer, il suo sceneggiatore, poi a Carole Lombard e a Jean Arthur.

 

la signora del venerdi

Rosalind Russell, che usciva da “Donne” di George Cukor, non fu la prima scelta e nel film si sente che ha una certa paura a mettersi in gioco a fianco di Cary Grant e un gruppo di attori meravigliosi dai tempi spaventosi, Gene Lockhart, Billy Gilbert, Cliff Edwards, Roscoe Karns. Hawks puntò tutto sulla velocità dei dialoghi e delle battute, si narra di 90 parole al minuto, e tutti si parlano l’uno sull’altro non seguendo il copione, ma spesso improvvisando.

 

la signora del venerdi

Rosalind Russell era così spaventata di non stare al loro livello, che si fece scrivere in segreto delle battute per poter entrare meglio nel gioco, dove Cary Grant dominava tutti. Anche se il personaggio che fa più ridere è quello del grosso Billy Gilbert, geniale spalla comica dei film di Laurel e Hardy e dei fratelli Marx. Hawks e Lederer riescono a piazzare dei dialoghi meravigliosi e molto legati ai tempi. Vi ricordo solo “Non sono umani” – “No, sono giornalisti!”. A dominare la scena, come nelle versioni precedenti, sono ancora i giornalisti, trattati come “The scum of western civilizations”, che vedono Rosalind Russell come una di loro (“il matrimonio durerà sei mesi”).

 

la signora del venerdi

Leggo che al tempo fare le giornaliste non era affatto lavoro di poche firme femminili. Anzi. Rivisto, lo trovo ancora un film incredibilmente perfetto. Hawks non si batte. Per i fan di Neil Young è stato da poco inserito il documentario “Neil Young Journeys” diretto da Jonathan Demme. Andrebbe rivisto anche “La solitudine dei numeri primi”, versione del celebre romanzo di Paolo Giordano diretta da Saverio Costanzo con Luca Marinelli e Alba Rohrwacher ancora giovanissimi.

 

neil young

Perché non funzionò come avrebbe dovuto? Forse perché neanche il romanzo funzionava del tutto, stupenda la prima parte, ma non la seconda. Forse perché non era proprio quello che volevano i fan del romanzo? Ricordo che a Venezia un po’ mi deluse. Ma va rivisto. Il cast è spettacolare e Saverio Costanzo poi si è riscattato con la perfetta versione seriale di “L’amica geniale”.

 

Tra le proposte Amazon più stravagante mi guarderei “La miliardaria” diretto da Anthony Asquith, scritto da Wolf Mankiewicz tratto da George B. Shaw con Sophia Loren, Peter Sellers e Vittorio De Sica. Nei primi anni ’50 doveva girarlo Preston Sturges con Katherine Hepburn protagonista. Mi rivedrei anche una follia comica come “A scuola con papà” di Alan Metter con Rodney Dangerfield, Sally Kellerman, Keith Gordon, Robert Downey Jr, Burt Young. 

La miliardaria

 

Strepitosa l’apparizione di Kurt Vonnegut Jr. come se stesso. Per i fan di Brigitte Bardot ci sarebbe “Les femmes” di Jean Aurel con Maurice Ronet. Non ne ho un gran ricordo, però… Per i cinefili più oltranzisti come Dago è da non perdere lo strepitoso noir jazzistico “The Big Combo”, ribattezzato “La polizia bussa alla porta” (…e sti cazzi!) diretto da Joseph H. Lewis con Cornel Wilde, Richard Conte e Brian Donlevy. L’ho visto la prima volta nella saletta di proiezione del quarto piano della Rai, dove andavamo a controllare lo stato delle copie. No. Non c’è più né quella saletta, né i tecnici con il grembiule bianco che ci facevano vedere i film in 35 mm. Un lusso perduto.

 

 

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Da vedere anche “Sabato sera domenica mattina”, capolavoro del Free Cinema inglese diretto da Karel Reisz con Albert Finney, Rachel Roberts e Sirley Anne Field. Occhio su Amazon anche a “Kimi – Qualcuno in ascolto”, sofisticatissimo ma perfetto thriller diretto da Steven Soderbergh tre anni fa, interpretato da una favolosa Zoe Kravitz coi capelli blue che domina ogni scena del film e che qui è finalmente una vera attrice. Scritto da David Koepp, lo sceneggiatore di almeno tre capolavori di Brian De Palma, “Carlito’s Way”, “Mission: Impossible” e “Snake Eyes”, ma soprattutto di “Panic Room” di David Fincher, offre a Soderbergh di lavorare su temi classici del cinema depalmiano, cioè hitchockiano.

 

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Non lasciatevi impressionare dalla fuffa tecnologica legata al simil-Siri-Alexia Kimi, robottino di casa che ha pure un ruolo importante nella storia, perché alla fine il meccanismo è quello, antichissimo, della bella ragazza, apparentemente indifesa, con un chiaro handicap, non riesce a uscire di casa, ha problemi a relazionarsi col mondo, ripete tutto fino a farti diventare pazzo, che diventa scomoda testimone di un delitto e rischia di essere eliminata dai cattivi.

 

Apparentemente sembra uno di quei piccoli film girati o ideati nella pandemia, pochissimi attori, quasi tutti interni, ma Soderbergh lo vede invece come una prova d’autore di un genere dove poter dimostrare la sua maestria e le sue costruzioni geometriche. Inquadrature, soggettive, triangolazioni narrative con personaggi che abitano nella casa di fronte, personaggi cattivi che si scontrano con una protagonista fragile se non fragilissima.

la storia di lady chatterley 3

 

De Palma+Hitchock+Fincher più il Terence Young di “Wait Until Dark” con Audrey Hepburn cieca. Su Sky trovate invece il più fresco “Presence”, ghost story molto concettuale molto sofisticata diretta ancora da Steven Soderbergh. Un “piccolo film” da due milioni di dollari budget, tre settimane di riprese con 5/6 attori in una villetta nel New Jersey, diretto, fotografato e montato da Soderbergh come fosse un film sperimentale, scritto meravigliosamente ancora da David Koepp assieme al successivo è più ricco “Black Bag”.

 

E’ un’operina di alta, altissima classe che finalmente ci riconcilia col cinema invaso dai sequel, dai reboot, dai film fotocopia, dalle stupidaggini senza capo né coda, dalle banalità. Di fatto è una ghost story. Sentiamo e seguiamo una Presenza in un appartamento del New Jersey dove sta per arrivare una famiglia. Un padre buono ma un po’ sfigato, Chris Sullivan, una madre forte che ha fatto dei casini sul lavoro, Lucy Liu, un figlio normale e un po’ cazzone adorato dalla madre, il Tyler Eddy Maday, e una figlia più sensibile, la Chloe di Callina Liang, che ha visto morire misteriosamente due delle sue amiche più care. Mettiamoci anche un amico di Tyler che non ci piace, il Ryan di West Mulholland, che ha puntato Chloe, detta anche Blue. La Presenza sembra voler proteggere Chloe da un pericolo che sta per arrivare.

 

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Chloe crede di riconoscere nello spirito la sua amica Nadia, ma una sorta di esperta locale le spiega che è sicura solo che la Presenza la voglia proteggere. Ma le presenze non seguono il nostro tempo. Non vivono cioè in un passato-presente-futuro. Ora. Tutto il procedere della storia, come lo sviluppo dei personaggi, i rapporti fra di loro, le azioni che compiranno, sono raccontati da Soderbergh con 50 piani sequenza, intervallati da dei neri, che sono in realtà 50 soggettive della Presenza misteriosa della casa.

 

luana la porcona

E’ la Presenza, quindi, o l’occhio dell’operatore, che è lo stesso Soderbergh, a far da regia alla storia oltre che da personaggio, visto che può intervenire spostando oggetti, facendo rumore, svegliando o spaventando gli abitanti della casa. Quello che non può fare è uscire dalla casa. O montare il film coi 50 tagli tra scena e scena. Cosa che farà il regista. Bellissimo. Non per tutti i gusti. Per i cinefili sporcaccioni ricordo il terribile “La storia di Lady Chatterley” porno soft forse un tempo hard (mah?) di Lorenzo Onorati, il regista di “Luana la porcona”, con Malù già Ramba, Carlo Mucari, Maurice Poli, Carmen Di Pietro e Luca Sportelli, caratterista barese amico di Franco e Ciccio. Lo trovate, lo trovate.