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Marco Giusti per Dagospia
STEFANO ACCORSI IN VELOCE COME IL VENTO
Bruum!! Bruuuummm!!! “Soccmèldùmaròn!” Romagna, motori, tossici, ragazze con la grinta. Ve lo dico subito. Al suo terzo film da regista, Matteo Rovere con questo Veloce come il vento, film di “azione e sentimenti” ha compiuto un piccolo miracolo. Non solo perché è un altro di quei piccoli film come Lo chiavano Jeeg Robot che torna al cinema di genere con un linguaggio moderno per un pubblico di venti-trentenni, o perché è privo, come Perfetti sconosciuti, di qualsiasi post-morettismo o di qualsiasi moralismo ideologico che ci portiamo dietro dagli anni ’70.
Ma perché racconta una storia vera, semplice, lineare e alla fine ci credi. E, grazie all’incredibile performance di Stefano Accorsi come ex-pilota di CT, ora tossico, che aiuta la sorellina pilota a vincere per non perdere la casa, tutto il racconto prende una piega malinconica, ma non triste né di auto-commiserazione né di redenzione finale. Loris è un tossico che si è rovinato la vita, ma non cerca di salvarsela con un atto di generosità di matrice cattolica, cerca solo di aiutare la sorella da fratello che va accettato con la sua tossicità e la sua aura di perdente.
Scritto da Rovere con Filippo Gravino e Francesca Manieri, il film è tratto da una storia vera che ha raccontato a loro un vero meccanico romagnolo, che nel film diventa il vecchio Tonino, interpretato da un Paolo Graziosi di bellocchiana memoria. E’ Tonino che aiuta la giovane Giulia Di Martino, ancora minorenne, interpretata da una notevole e intensa Matilda De Angelis, rimasta orfana di padre, con madre scappata in Canada e mai più riapparsa, a correre per vincere il campionato GT, riscattando così la casa che il padre aveva incautamente messo sotto ipoteca.
Ma essendo minorenne, la legge vuole che il suo fratellino occhialuto, finisca in affidamento. In qualche modo la salva il fratello tossico, Loris, cioè Stefano Accorsi, già campione sfortunato di automobilismo e ballerino, che vive con un’altra sciagurata, Annarella, la Roberta Mattei di Non essere cattivo. Loris, vivendo nella loro casa, unirà la famiglia, e da bravo ex-pilota troverà la forza di allenare perfettamente Giulia.
Un po’ come nel mai dimenticato Heart Like a Wheel di Jonathan Kaplan con Bonnie Bedelia, la passione per le corse di Giulia, passione che le ha tramandato il padre e che il fratello ha dissipato, corre per tutto il film. Che è costruito proprio per vederla correre, perdere o vincere, soffrire,nei circuiti storici italiani, Vallelunga, Mugello, Imola, con un allenatore del quale è difficile fidarsi fino in fondo.
Il tutto ambientato e raccontato in una Romagna meravigliosa dove, dai tempi di Scurèza, il pilota imprendibile di Amarcord di Fellini, l’idea della corsa, l’automobilismo o il motociclismo sono passione assolutamente serie. Anche se il finale del film potrà non convincere tutti, il film ha una sua vera forza e coerenza narrativa e un ottimo impianto di regia. E gli attori, tutti romagnoli da Accorsi, di Budrio, alla giovane De Angelis, di Pianoro, a Graziosi, di Rimini, non solo sono perfetti, ma parlano un dialetto impeccabile. E per il produttore, Domenico Procacci, è un bel ritorno a casa dai tempi di Radiofreccia. Soccmèldùmaròn! In sala dal 7 aprile.
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