david bowie michael c. hall

T’AMO PIO BOWIE - A LONDRA IL DEBUTTO EUROPEO DELL’OPERA-TESTAMENTO DELLA ROCKSTAR - MA COME SI PUÒ CHIEDERE A UN QUALSIASI CRISTIANO DI CANTARE OGGI LA CANZONE CHE DÀ IL TITOLO AL MUSICAL, OVVERO “LAZARUS”, IL TESTAMENTO DI BOWIE? PURA CATTIVERIA

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

DAVID BOWIE 1DAVID BOWIE 1

Gino Castaldo per la Repubblica

 

Il tutto ha uno strano sapore avant-garde, un quadretto claustrofobico di sperimentalismo vintage: il palco è basso, a diretto contatto con gli spettatori, la scena è scarna, i costumi quasi inesistenti, giusto alcuni visual di bell’effetto movimentano con efficacia le movenze degli attori.

 

Di certo se di musical si tratta Lazarus è del tutto non convenzionale, privo della pomposità retorica degli stereotipi del genere, e questo potrebbe essere il suo maggior pregio. Ma in fin dei conti sembra una costante celebrazione dell’assenza.

 

Un buon sottotitolo potrebbe essere: due ore ad aspettare Bowie che c’è, sempre, ma non c’è mai fino in fondo, a cominciare dalla star dello spettacolo, ovvero Michael C. Hall, meglio noto per il suo Dexter, che alla voce di Bowie fa il verso nel parlato, quasi parodistico, e lo imita come può quando canta.

 

Ma come si può chiedere a un qualsiasi cristiano di cantare oggi la canzone che dà il titolo al musical, ovvero Lazarus, il testamento di Bowie? Pura cattiveria. In questo caso Hall reinterpreta il Thomas Jerome Newton già conosciuto nel film L’Uomo che cadde sulla terra di Nicolas Roeg, che come Lazarus è ispirato all’omonimo romanzo di Walter Tevis.

 

DAVID BOWIE IVO VAN HOVEDAVID BOWIE IVO VAN HOVE

Ma proprio questo è il punto. In quel film (del 1976) Bowie per sua stessa ammissione ci aveva messo molto di se stesso, tanto, perfino troppo, al punto che quell’idea dell’alieno caduto sulla terra gli è rimasta incollata addosso per sempre, come una biografia inventata, ma in fondo non del tutto, piuttosto una perfetta metafora della sua visione d’artista.

 

MICHAEL C.HALLMICHAEL C.HALL

E da questo punto di vista Lazarus potrebbe sembrare anche una vendetta amaramente postuma, nel senso che Roeg esaltò in pieno la figura androgina e aliena del cantante, ma rifiutò le sue musiche. Il che ovviamente a Bowie non andò giù perché lo sentiva a tutti gli effetti come il “suo” film.

 

Quella di Roeg fu un’erronea presa di posizione. Ma Bowie non era tipo da accettare bocciature senza reagire. Così come dalla frustrazione del testo rifiutato che aveva scritto per My way nacque il capolavoro Life on Mars, anche da quella sbagliata privazione della colonna sonora nacquero tante cose, a cominciare da molti pezzi che fanno parte della cosiddetta trilogia berlinese, tanto che per la copertina di Low volle una foto del film.

 

bowie con il saxbowie con il sax

E poi alla fine, tragicamente e letteralmente alla fine della sua vita, arriva questo Lazarus che guarda caso è una nuova lettura della medesima storia, ma questa volta costruita interamente intorno alle canzoni di Bowie. Così che questo non è solo un musical che sfrutta l’opera di Bowie, in un certo senso non è neanche un musical, piuttosto una pièce con musica ideata dallo stesso Bowie per raddrizzare un antico torto.

 

In fondo la cosa più emozionante di questo lavoro è il racconto stampato nel programma di sala in cui Enda Walsh, coautore di Lazarus, racconta come e quando ha incontrato Bowie e come si è sviluppata l’idea di riprendere il personaggio di Thomas Newton.

 

La nuova storia parte proprio dalla fine, da una stanza in cui l’eccentrico e ambiguo miliardario che crede di essere un alieno vive la sua prigionia mentale, l’incredulità, lo stato di trance, il sogno, chiamatelo come volete, nel quale appaiono svariati personaggi, soprattutto tre, nuovi di zecca: una specie di bambina irreale, uno psicopatico killer di nome Valentine, e una ragazza che ama e vuole salvare ed essere salvata da Newton.

BOWIEBOWIE

 

Per lei ci potrebbe essere un arguto riferimento a Emma Lazarus, poetessa americana nota per aver scritto i versi che sono incisi sotto la Statua della Libertà, colossale guardiana dell’immigrazione, di cui Thomas Newton in quanto alieno è ovviamente la massima espressione.

 

Il guaio è che in quella stanza si rimane per tutto il tempo, del racconto originale manca qualsiasi accenno di sviluppo narrativo, il protagonista non cambia mai il suo pigiama, le canzoni si intrecciano non sempre con un chiaro riferimento alla storia, se di storia vogliamo parlare, e sono cantate dagli attori, così che anche qui alla fine ci rendiamo conto di aver ascoltato una ventina di canzoni di Bowie eseguite da voci più che ordinarie, e allora perché non ascoltare gli originali, cento, mille volte più carismatici, impressionanti, emozionanti?

DAVID BOWIE MUSICALDAVID BOWIE MUSICAL