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TEMPI DURI PER I PIRATI: TELEGRAM HA CHIUSO 7 CANALI CHE DISTRIBUIVANO I PDF DEI GIORNALI GRATIS – OVVIAMENTE LA SOSPENSIONE DELL’APPLICAZIONE RICHIESTA DALLA FIEG NON SI FARÀ, MA GLI EDITORI SONO SODDISFATTI. ANCHE PERCHÉ PER LA PRIMA VOLTA È STATA LA SOCIETÀ DI MESSAGGISTICA A FARE UN PASSETTINO, RISPONDENDO ALLE RICHIESTE DELL’AUTORITÀ. CHE PUÒ FARE POCO, PERCHÉ LA COMPAGNIA HA SEDE FUORI DALL'ITALIA (A DUBAI) E LA NORMATIVA...
Andrea Biondi per ''Il Sole 24 Ore''
Sette canali Telegram chiusi, ma archiviazione da parte di Agcom del ricorso di una Fieg che avrebbe voluto invece una misura dirompente - la sospensione tout court della app di messaggistica ideata dai fratelli russi Pavel e Nikolaj Durov - anche per smuovere le coscienze su un macigno che incombe sul futuro dell' editoria.
Per gli editori quello segnato ieri è tuttavia un punto importante, con l' assoluta novità di una Telegram che per la prima volta ha abbandonato il silenzio e ha risposto alle richieste di Agcom, procedendo alla rimozione di 7 dei canali segnalati da Fieg. Qualcosa si è quindi smosso a seguito dell' azione degli editori italiani che hanno alzato la voce al massimo per far uscire dal cono d' ombra l' enorme problema della pirateria, su app di messaggistica e social, dei contenuti editoriali.
Da qui la richiesta di sospendere, anche a tempo se necessario, l' attività di Telegram in Italia vista l' impossibilità di poter avere risposte (la società ha sede a Dubai) nell' azione di contrasto ai contenuti piratati. Di fronte a copie di giornali e Pdf che senza limitazioni vagavano indisturbate su vari canali Telegram (la Fieg ne ha individuati 10 con 574mila iscritti all' 1 aprile), la Federazione ha insomma sparato un colpo roboante.
Ieri la risposta. In un comunicato al termine del consiglio che ha esaminato il ricorso degli editori, Agcom ha sottolineato «che i suoi interventi devono svolgersi nell' ambito e nei limiti del regolamento stesso, conforme alle leggi dello Stato e alla normativa europea». E quindi «la disabilitazione dell' accesso alla piattaforma deve rispondere a criteri di proporzionalità che Agcom ha sempre applicato con rigore».
Qui però si arriva a un punto chiave della vicenda, in ottica prospettica. Perché l' Autorità presieduta da Angelo Marcello Cardani ha evidenziato nello stesso comunicato una lacuna normativa da colmare per poter finalmente garantire un' azione incisiva nel contrasto ai ladri di giornali.
TELEGRAM - REVENGE PORN E PEDOPORNOGRAFIA
Se infatti la violazione avviene su canali di un sito con base fuori dall' Italia «l' Autorità non può che rivolgersi ai provider italiani che forniscono l' accesso a internet, ordinando loro di procedere alla disabilitazione dell' accesso all' intero sito».
Insomma la rimozione selettiva dei contenuti illeciti con ordini direttamente impartiti a Telegram, in quanto società che non ha base sul territorio nazionale, può avvenire solo con «una modifica della normativa primaria che consenta di considerare stabiliti in Italia - con riferimento ai diritti di cui all' art. 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 70 del 2003 - gli operatori che offrono servizi della società dell' informazione nel territorio italiano utilizzando risorse nazionali di numerazione».
Solo una modifica normativa può dunque aiutare l' Autorità in questa azione di contrasto che, nel caso specifico, ha avuto come approdo finale quella che è segnalata come unica possibilità: applicare il proprio regolamento sul diritto d' autore e quindi «archiviare gli atti» e «trasmetterli nel contempo all' Autorità giudiziaria» per consentire alla magistratura «di perseguire penalmente tutti gli autori delle violazioni».
La decisione di Agcom, commenta il presidente degli editori Andrea Riffeser Monti, «conferma la richiesta di Fieg e accerta l' esistenza di una massiva e reiterata violazione del diritto d' autore da parte di Telegram». Da qui la soddisfazione per la chiusura dei canali segnalati «e ribadisco la necessità di proseguire con queste azioni di contrasto contro i canali che riprendono le attività illecite».
Una decisione, insomma, che soddisfa ma non mette la parola fine al proliferare dei contenuti illeciti e a un fenomeno, denunciano gli editori, dai numeri impressionanti: iscritti ai canali Telegram esclusivamente dedicati alla distribuzione illecita di quotidiani e periodici triplicati dai 180mila di fine 2018 ai 600mila di oggi. «È sul fenomeno nel suo complesso - aggiunge Riffeser Monti - che occorre intervenire con decisione, con provvedimenti che abbiano effetti duraturi e superando i limiti che la stessa Agcom ha riconosciuto come ostacoli al pieno esplicarsi della propria funzione di garanzia rispetto a fenomeni di pirateria editoriale».
Un' importante partita si giocherà dunque sulle modifiche normative. «L' Autorità - commenta Ernesto Apa, partner dello studio Portolano Cavallo - non poteva fare di più. L' impegno di Agcom a difesa del copyright è sempre stato massimo, come dimostra anche il suggerimento rivolto al legislatore. Nel caso Telegram, occorre riconoscere che gli articoli resi disponibili illecitamente, per quanto arrechino danni gravissimi, costituiscono una porzione molto piccola rispetto ai contenuti leciti».
ANGELO CARDANI
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