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IL CINEMA DEI GIUSTI - “THE DANISH GIRL” METTE IN SCENA UNA SERIE DI MECCANISMI LACRIMOSI E ACCHIAPPA-OSCAR - UN'OPERA CULTISSIMA, CHE RIVALUTIAMO MAGARI COME TRANS-MÉLO PER I MOTIVI OPPOSTI A QUELLI DELLA CRITICA

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Marco Giusti per Dagospia

 

the danish girlthe danish girl

Bisturi! Tutti a piangere non tanto per il sesso perduto del primo transgender della storia (almeno così sembra), quanto per i meccanismi lacrimosi e acchiappaoscar messi in scena in questo grazioso, ma non certo indimenticabile The Danish Girl, diretto da Tom Hooper, il regista de Il discorso del re e Les Miserables, dominato dalle mossette di Eddie Redmayne, fresco dell'Oscar di The Imitation Game, qui nel ruolo di Einar Wegener, vero pittore svedese che diventò la bella Lili Elbe, e dall’emergente Alicia Vikander, che nel film è la moglie-musa-amica-amante Gerda Wegener.

 

Già presentato a Venezia, con tanto di applausi finali, ma nessun premio, The Danish Girl vanta ben quattro nomination agli Oscar, ovviamente per il protagonista Eddie Redmayne, che ha buone possibilità, poi per Alicia Vikander, presentata nella categoria non protagonista dalla stessa produzione, anche se il suo è un ruolo da protagonista, per i costumi di Paco Delgado e le scengografie.

THE DANISH GIRL THE DANISH GIRL

 

Nulla però per il copione di Lucianda Dixon, che lo ha tratto dal romanzo di David Ebershoff, né per la regia di Tom Hooper, né per le musiche di Alexander Desplat. Il progetto, sulla carta, era molto interessante, e a lungo Nicole Kidman aveva cercato di produrlo e interpretarlo proprio nel ruolo di Einer/Lili, proponendo il ruolo di Gerda a star come Charlize Theron, Gwyneth Paltrow, Marion Cotillard, Rachel Weisz, intuendo che l’amore lesbo più che transgender era la chiave della coppia. Ma nel nuovo film molti aspetti della vera storia sono stati cambiati e semplificati.

 

THE DANISH GIRL  THE DANISH GIRL

Non c’è traccia del fatto che Lili e Gerda vivessero come lesbiche riconosciute a Parigi, e non c’è traccia dei veri amanti e amori di Gerda (aveva anche un marito italiano, certo Fernando Porta). Tom Hooper sembra più interessato alla costruzione di inquadrature acchiappone, a una Danimarca un po’ finta e troppo adatta al pubblico delle vecchie signore inglesi, alla melassa musicale di Alexandre Desplat, alle faccette di Eddie Redmayne che da maschio dipinge paesaggi danesi con quattro alberi stecchiti e quando si sente donna smette di dipingere e sogna di far la profumiera.

THE DANISH GIRL   THE DANISH GIRL

 

Mettiamoci anche un Sebastian Koch tinto di nero che fa il dottore tagliatutto per risolvere il problema di Einar/Lili, quella povera Alicia Vikander che dipinge quadri terrificanti col marito transgender come modello-a, Matthias Schoenarts con cappottone che si scalda in attesa di ruoli migliori, Amber Heard bonissima come ballerina Ulla e altrettanto, nella vita, come fidanzatina dello scoppiatissimo Johnny Depp, ben Whishaw che vuole farsi Einar/Lili. Tutto ciò fa di questo biopic con trasformazione alla Stephen Hawking, un'opera cultissima, che rivalutiamo magari come transmélo per i motivi opposti a quelli della critica. Ma che vediamo con gran divertimento, in tutti i casi.

 

THE DANISH GIRLTHE DANISH GIRL

Nella Copenhage del 1926, Gerda, la bellissima Vikander, è una ritrattista modesta, mentre suo marito Einar Wegener, cioè Redmayne, è un paesaggista di fama (dipinge sempre quattro alberi stecchiti). Lei sogna di diventare una grande artista e usa il marito come modello femminile. Non lo doveva fare. Perché così Einar svela sì la creatività della moglie, ma tira fuori dal di dentro la sua femminilità e diventa la fragile Lili. Una Lili che smette di dipingere alberi stecchiti e sogna non la creatività da artista femmina, ma solo la femminilità del corpo come la pensano i maschi.

 

Questo è l'aspetto più interessante del film, anche se nella realtà, con la storia diciamo lesbo tra le due la cosa è ancora più accattivante. Detto questo la situazione fra i due si ribalta. Gerda diventa una pittrice celebre coi ritratti di Lilli e Einar scompare per far spazio a Lili.

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Il resto con le operazioni e il melo lacrimoso ve lo vedete al cinema. Si vede, per carità, vincerà pure i suoi oscar,  ma con tutta la buona volontà non riesco a farmelo piacere più di tanto. Nella vera storia, leggo, non si sa se davvero quello di Einar/Lili fosse il primo caso di operazione di sesso. E’ probabile, ma i nazisti distussero nel 1933 tutti i registri dell’ospedale di Berlino dove si svolse l’operazione. In sala dal 18 febbraio.