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TOTÒ, IL “SANTO” DI NAPOLI – PAOLO ISOTTA, IL CRITICO SCOMPARSO LO SCORSO 12 FEBBRAIO, IN UN LIBRO RACCONTA IL PRINCIPE DE CURTIS: "FELLINI, RESTATO COL RIMPIANTO DI NON AVER MAI GIRATO UN FILM CON LUI (MA LA PRIMA COLPA ERA SUA), L'AVEVA RIBATTEZZATO "SAN TOTÒ" PER LA FELICITÀ DA LUI DONATA A TUTTI - LA NOTIZIA DELLA MORTE DEL PRINCIPE VIBRÒ DAI "BASSI": LE DONNE IN PIANTO, LA VOCE CHE SI SPARSE IN TUTTA LA CITTÀ. IL FUNERALE FU UN EVENTO DI POPOLO: CI ANDAI, MA… - VIDEO

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Dal "Fatto quotidiano"

totò

 

Quello di Paolo Isotta – il grande e “irregolare” critico musicale prima del “Giornale” e del “Corriere della Sera” e poi collaboratore del “Fatto Quotidiano” scomparso lo scorso 12 febbraio – per Totò è stato un innamoramento. E questo suo ultimo “San Totò” – in libreria per Marsilio da oggi – ne è la dimostrazione. Qui ne anticipiamo un brano

 

Il 15 aprile 1967, verso le tre del pomeriggio, scendevo a via Roma dal Corso Vittorio Emanuele attraversando i vicoli dei "Quartieri". Avevo sedici anni. Dai "bassi" uscivano donne in lacrime. Singhiozzavano. "È mmuorto Totò!". E s' abbracciavano per condoglianza, come quando un congiunto entra nel regno donde non si torna. Di quel pianto l' aria vibrava, come d' una nota musicale. In pochi minuti Napoli ne fu pervasa. Si estendeva dal Vesuvio a Posillipo ai Campi Flegrei. Appresi così che il mio idolo non c' era più. Come l' avevano saputo, quelle donne? Nei "bassi", sul comò, accanto al San Giuseppe o alla Madonna sotto la campana di vetro, c' era la radiolina a transistors dalla quale gli uomini, la domenica, seguivano la partita di calcio. Avvenne forse così. Di bocca in bocca si trasmisero il lutto. Era scomparso più che un congiunto. Era morto un Santo.

PAOLO ISOTTA COVER

 

toto' peppino e la malafemmina

Federico Fellini, restato col rimpianto di non aver mai girato un film con lui (ma la prima colpa era sua), l' aveva ribattezzato "San Totò" per la felicità da lui donata a tutti con la risata che imperiosamente suscitava. E anche quelli che si recano a venerarlo alla tomba di Santa Maria del Pianto a Napoli lo chiamano Santo Totò, gli rivolgono preghiere, gli chiedono grazie. Un' altra particolare testimonianza di devozione viene da un sommo artista, il direttore d' orchestra Giuseppe (Pippo) Patanè: il quale, una volta, in anni non sospetti, mi disse: "I più grandi italiani del Novecento sono stati Guglielmo Marconi, Luigi Pirandello e Totò" Due giorni dopo, il carro contenente la bara giunse da Roma prima delle cinque. I funerali si svolsero al Carmine. Dall' uscita dell' autostrada, per diversi chilometri, due ali di folla lo salutavano, gl' inviavano baci e fiori.

 

toto' e le donne

Un tempo la basilica confinava colla spiaggia, l' acqua la lambiva. Posseggo un olio di Silvestr Scedrin, morto a Sorrento nel 1830, che la ritrae così. La facciata dà sulla piazza del Mercato. Lì, il 29 ottobre 1268, Corradino di Svevia e Federico d' Austria vennero decapitati per ordine di Carlo d' Angiò.

 

Attendevano l' esecuzione giuocando a scacchi. Quindi, oltre ch' esser intrepidi, avranno avuto la capacità di ridere. Colla sapienza dei morti, oggi sanno la natura anche tragica, oltre che sommamente comica, dell' arte di Totò; e hanno provato piacere che venisse loro unito per esequie. Dico natura tragica: ma non quando i registi gl' impongono parti apparentemente tragiche. La natura tragica è della maschera.

toto cerca casa

 

L' orazione funebre pronunciata da Nino Taranto all' interno della basilica del Carmine può ascoltarsi "in rete". Lapidaria, commovente. Il grande Nino, del quale riuscii anche a esser amico, era in compagnia di Dolores Palumbo: una straordinaria attrice di prosa che Totò faceva lavorare soprattutto nella Rivista ed è poi immortalata in un ingrato, difficillimo ruolo di Miseria e nobiltà, oltre a esser stata fra le migliori scarpettiste del Novecento: vedere 'O scarfalietto per averne un' idea.

 

paolo isotta

Con un compagno di scuola, Fabrizio Perrone Capano, mi ci recai. In chiesa c' erano tremila persone, in piazza centoventimila. Fu il primo spontaneo convegno di massa del dopoguerra. Prima, c' erano le "adunate oceaniche". Esequie siffatte avevano ottenuto solo, avanti la Guerra, Enrico Caruso e Eduardo Scarpetta: quanto a partecipazione in percentuale, non forse quanto a numero di presenti.

 

Dopo il 1945, i comizi del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana. Ma quel giorno il popolo convenne da sé. La folla, che ondeggiava, si serrava e ci serrava, ci spaventò. Ci sentivamo soffocare e travolgere. Ebbi l' idea di entrare in uno dei moderni palazzi prospicienti il sagrato. Il portone era aperto. Bussai a un secondo piano e chiesi ospitalità. La padrona ci accolse con un sorriso della cortesia napoletana di un tempo. Il balcone era gremito: ci offrirono anche la sedia e il caffè.

 

toto cerca casa

Dall' alto la folla pareva il mare quando soffia il libeccio. A un certo momento la cassa esce, portata a spalla, sormontata dalla sua bombetta, che Franca aveva già posta sul feretro per la camera ardente, ai Parioli. La infilano nel carro. Riescono a chiudere lo sportello: con molta fatica, ché tutti volevano baciare o toccare 'o tabuto, il feretro. Il carro è assalito. Prende la fuga. La folla lo insegue. Il finale di Totò a colori si ripetette da sé.

paolo isotta

 

Colla sua ultima recita Totò volle anche ribadire una verità estetica affermata, tra l' altro, da due eccelsi poeti, pur essi napoletani, Tasso e Marino: che la Natura imita l' Arte. Non possiamo che chiudere queste parole con una sentenza delle Metamorfosi ( III , 158-9) di Ovidio, origine di quelle barocche: la natura col suo ingegno aveva simulato l' arte. Ch' è una delle insegne del Barocco, stile al quale Totò, come Bernini, appartiene, e stile che incarna. Un Barocco funebre e inquietante, surrealista e marionettistico, come sovente è, col suo ossessivo culto della Morte e della Vita fra le quali non sempre distingui i confini.

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