
FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI…
1. PERCHÉ SONO TORNATO
Post di Marco Travaglio su Facebook - https://www.facebook.com/marcotravaglio
Cari amici, martedì quando ho deciso, dopo tre giorni di riflessioni, di colloqui con vari amici e di lettura dei vostri commenti, di riprovarci con Servizio Pubblico, sapevo benissimo che avrei comunque scontentato molti di voi.
Se tornavo, chi non voleva che tornassi avrebbe detto che l'ho fatto per contratto (nessun contratto mi impone di stare dove non voglio stare o di pagare penali se non ci sto) o per soldi (come se ci fosse qualcosa di strano o riprovevole nell'essere retribuiti per il proprio lavoro) o perché era tutta una sceneggiata (spiacente, ma non riesco proprio a incazzarmi, e neppure a placarmi a comando, tipo foca ammaestrata).
travaglio lascia lo studio dopo la lite con santoro e burlando
Se non tornavo, chi voleva che tornassi avrebbe detto che sono un presuntuoso, una checca isterica, una primadonna che non tollera le critiche e il contraddittorio, un ingrato che sputa nel piatto in cui ha mangiato, un rissoso astioso e rancoroso che non sa tenere rapporti civili con il prossimo, e poi naturalmente un grillino servo di Casaleggio, o un pidino servo di Renzi, o un antiberlusconiano in crisi per astinenza da Berlusconi (che fra l'altro, per essere morto, mantiene una discreta cera) e non so cos'altro.
La verità è che giovedì scorso mi sono incazzato per davvero e ho preferito uscire dallo studio per non trascendere per davvero. Poi mi sono posto per tre giorni la domanda che avevo messo nero su bianco sul Fatto e su questa pagina, dopo averci dedicato un libro e tanti articoli: esiste ancora la possibilità di preservare in tv uno spazio libero di informazione immune non dal dibattito, dalle critiche, dalle contestazioni, dalle eventuali smentite o rettifiche, ma dal chiacchiericcio che fa uguale tutto e il contrario di tutto, confondendo fatti con opinioni?
travaglio lascia lo studio dopo il litigio con santoro e burlando
Sbollita l'incazzatura, ne ho parlato con Michele Santoro e con la sua squadra, ho esposto i miei dubbi, ho ricevuto rassicurazioni. E ho pensato che, prima di buttare via uno spazio prezioso, nato nel 2006 grazie a Santoro quando nessuno mi dava la parola in tv, fosse doveroso fare un altro tentativo prima di arrendersi. Giudicate voi se quel tentativo, ieri sera, è andato a buon fine oppure no. Cioè se è stato utile a voi che ascoltavate. Io spero di sì. Però, come sempre, leggerò le vostre riflessioni, nella speranza che siano fondate su ciò che ho fatto (stretta di mano compresa) e su ciò che ho detto. Grazie a tutti quelli che mi sono stati vicino.
santoro contro travaglio a servizio pubblico
mt
2. SANTORO, APPELLO A TRAVAGLIO - «SEI LA MIA BANDIERA, NON HO PERSO»
Renato Franco per il “Corriere della Sera”
«Caro amico ti scrivo, e non sei Marco Travaglio». Michele Santoro giovedì sera apre il suo Servizio Pubblico sulle note di Lucio Dalla e nonostante la battuta iniziale l’amico a cui si rivolge è proprio quel Marco Travaglio che la settimana prima aveva abbandonato la trasmissione e lasciato la sedia vuota dopo un battibecco (in gergo televisivo, «scazzo») con il conduttore. Travaglio invece fa l’indiano (del resto il suo spazio confinato alle 23.30 pare lo avesse paragonato a una riserva indiana): arriva puntuale mezz’ora prima di mezzanotte, stringe la mano a Santoro, ma non accenna alle polemiche della settimana prima e comincia subito con il suo editoriale (tema, l’immigrazione).
innocenzi travaglio vauro santoro
«SEI UN GIORNALISTA DI RAZZA E DI TALENTO»
Nastro che si riavvolge all'avvio della puntata. Santoro ricorda come si sono conosciuti con il condirettore del Fatto, lo ospitò per parlare di Luciano Moggi, all’epoca dominus assoluto della Juventus: «Capii subito che era un giornalista di razza, di talento». Più avanti ci fu la possibilità di lavorare insieme, ai tempi di Berlusconi e degli attacchi alla Rai: «Nacquero, con Travaglio protagonista, le trasmissioni criminali per cui fui cacciato per due anni da tutte le televisioni italiane. Quando tornai decisi di fare di Marco Travaglio il mio simbolo, la mia bandiera, il mio confine nei confronti del potere politico e della censura».
«LOTTANDO CONTRO LA CENSURA SONO DIVENTATO MOLTO AMICO DI TRAVAGLIO»
Continua Santoro: «Penso di aver contribuito per lo meno un poco a toglierci dalla faccia la vergogna nei confronti del mondo per aver sopportato il più spudorato conflitto di interessi che la storia dell’Occidente ricordi. Lottando contro la censura sono diventato molto amico di Travaglio, di Montanelli, di Biagi, di Luttazzi, di Celentano, di persone diverse e lontane da me, qualche volta molto distanti e molto differenti dal mio modo di pensare. Pensavo che il nostro Paese sarebbe diventato più libero, più civile, più democratico, più tollerante, più rispettoso nei confronti delle opinioni più diverse». Quindi chiude: «E anche se oggi sono tentato di farlo, devo dire che non sono ancora disposto a dire: ho perso, mi sbagliavo».
MARCO TRAVAGLIO MICHELE SANTORO
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