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TUTTI PAZZI PER TRAVOLTA FRA LEZIONI DI CINEMA E I BALLI DI GREASE "RAGAZZI, DOVETE OSARE"
john travolta e famiglia a cannes
Alberto Mattioli per “la Stampa”
La proiezione, un po' clandestina, dell' ultimo film, dove interpreta il mafioso John Gotti. Poi quella in spiaggia, ieri sera, di Grease , con tutti a saltellare sulla sabbia. La montée des marches, acclamatissimo.
Una lezione di cinema. Quando decidono di fare la festa alle star, a Cannes fanno le cose per bene e alla fine è stato bello essere travolti da John Travolta. E anche magari un po' stravolti, per la ressa nella Salle Buñuel stracolma e le code lunghissime e scomodissime, in piedi, per riuscire a entrarci, con le maschere sadiche che rispondono: «Vede forse una sedia?» alla supplica: «Ma non ci si potrebbe sedere?».
Lui è in gran forma, accompagnato da uno squadrone di amici, parenti, uffici stampa e uffici stampa degli uffici stampa, in testa la moglie Kelly Preston. Piacionissimo, superJohn saluta in francese e si racconta con la studiata semplicità di chi l' ha fatto molte volte. Gli aspiranti attori sono incantati, ma anche i giornalisti più acidi non riescono a non trovarlo simpatico.
Il debutto
La star, si sa, nacque più di quarant' anni fa, con La febbre del sabato sera . Ma è rinata proprio a Cannes, nel '94, con il successo appunto travolgente di Pulp Fiction e la Palma d' oro a Quentin Tarantino. Impossibile non iniziare da qui. «Nessuno se l' aspettava. Pensavamo tutti che sarebbe stato un piccolo film d' autore. Sono stati Cannes e la Palma a consegnarlo alla storia. E sì, con Tarantino ho scoperto un altro modo di recitare. Come tutti i grandi registi, ha fiducia in chi sceglie, anche se come attore mi ha sempre considerato imprevedibile. Una volta Marlon Brando mi ha dato questo consiglio: non partecipare mai a un film se il regista non vuole assolutamente avere te. Beh, aveva ragione».
Prima di Vincent Vega, certo, c' era stato Tony Manero: «Mi ha dato la celebrità.
Ma ero già abbastanza famoso grazie alla tivù, quindi ero pronto. E non è stato difficile abituarmici. Ma non pensavo che La febbre del sabato sera sarebbe diventato un fenomeno culturale». E Grease ?
«Benicio Del Toro mi ha raccontato che aveva visto Grease a dodici anni e deciso per questo di fare l' attore. Di rado ho avuto così forte l' impressione che tutti avessero voglia di fare qualcosa di unico. Per imparare, ho ballato tutti i giorni tutto il giorno da settembre a febbraio. Ne è valsa la pena. Del resto, se fai l' attore a New York devi saper fare tutto: recitare, ballare e cantare».
La consacrazione
Molto concreto anche sulla sua lunga traversata del deserto, prima di Pulp fiction : «Nel mio mestiere c' è l' imprevedibilità. Ci sono dei periodi vuoti, sei tu che devi trasformarli in un' opportunità. Altrimenti vai a fare l' impiegato. E devi prendere dei rischi. Pulp Fiction mi ha cambiato la vita perché dopo ho potuto scegliere, non essere scelto» .
Consigli per giovani attori? «Abbiate fiducia in voi stessi. Non pensate a quel che fanno gli altri, pensate a quel che fate voi. La gara non è con i colleghi, è con voi stessi. E non prendete troppo sul serio questo mestiere. Se non ti diverti, non vale più la pena di farlo».
E la vocazione? «Io ho iniziato a recitare a cinque anni. Venivo da una famiglia di cinefili, pazzi per Bergman e Fellini. Quanto ho visto Giulietta Masina nella Strada mi ha spezzato il cuore. E mi ha rivelato cos' era il cinema».
E poi #MeToo («All' uguaglianza sono abituato da sempre, le distinzioni sono tutte cattive»), l' Oscar mai vinto («Però ho avuto due nominations e tre Golden Globe, e ne sono fiero»), la passione per gli aerei («Piloto ogni giorno, anche il Falcon con cui sono venuto a Cannes»), il ruolo dell' arte («È vero che cambia la vita, ha l' impatto più forte sullo spirito umano»). Una ragazza ucraina aspirante regista gli chiede se farebbe un corto con una sconosciuta e senza soldi. «Dipende. Se la storia mi piace, se ho fiducia in chi me la propone, perché no?». Tanti applausi, tanti selfie. Tante grazie.
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