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Simonetta Fiori per âLa Repubblica'
Se Franco Tatò poteva ancora illudersi di mantenere la guida della Treccani, ieri mattina ha provveduto un lancio d'agenzia a spegnergli ogni speranza. Titolo inequivocabile, Finisce era Tatò. Artefice della liquidazione, il presidente pro tempore dell'Istituto Giovanni Puglisi, innumerevoli incarichi nel mondo delle banche e rettore di un paio di università .
Lapidaria la sua sentenza affidata all'Ansa: basta con lo strapotere dell'amministratore delegato. E basta con una gestione commerciale che ha finito per snaturare una delle principali agenzie culturali italiane. Tatò non la prende bene, e replica: «La crisi culturale della Treccani? Non certo sotto di me. Cose così sciocche si definiscono da sole». Ma poi incassa il licenziamento: «Se sono ancora della partita? Non so se ne ho voglia, visto il livello dei miei colleghi».
Così finisce la lotta per il controllo della Treccani, anticipata da Repubblica. Se formalmentelaparola definitiva spetta all'assemblea del 30 aprile, l'intervento di Puglisi ne annuncia l'esito: perdente per Tatò e vincente per Massimo Bray, cui probabilmente sarà destinata la poltrona di direttore generale. Lo statuto modificato l'altro ieri prevede
l'abolizione dell'amministratore delegato e l'istituzione di una direzione generale più rispettosa dei poteri del presidente. Di fatto l'abolizione di Tatò, dal 2003 amministratore delegato dell'Enciclopedia.
Quella disegnata da Gianni Puglisi è una pietra tombale per la "gestione Tatò", liquidata come cura necessaria ma non risolutiva per il ruolo culturale dell'Istituto. Tagli del personale, dismissioni del patrimonio immobiliare, operazioni editoriali estranee al mondo della ricerca. «I conti sono tornati in equilibrio», dice Puglisi, «e per questo si può ritornare al bilanciamento di poteri che era nello spirito originale». In altre parole, stop alla dittatura dei fatturati e più poteri per il nuovo presidente Franco Gallo e per la direzione generale, a cui spetta il compito di riportare l'istituto alla sua «vocazione culturale», a lungo oscurata dalla «gestione commerciale».
Un appello, quello lanciato da Puglisi, che attira una punta di veleno da parte di Tatò: «Ma la persona che viene sponsorizzata come direttore generale è Bray, che durante la mia gestione faceva il direttore editoriale, non il portiere».
«Motore culturale», insiste Puglisi. «Centralità della ricerca». Tutti temi sacrosanti, che però in questi anni sono stati difesi soprattutto dalla redazione e dal mondo intellettuale intorno alla Treccani. Oggi la redazione è ridotta al lumicino, e la gran parte delle opere viene affidata ad agenzie esterne. Insomma, non c'è tempo da perdere. E per il nuovo vertice s'annuncia un lavoro immane.
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