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A CHI LA TV? A NOI! MELONI ORDINA, MELLONE APPARECCHIA - IL DIRETTORE DEL DAYTIME DI RAIUNO, ANGELO MELLONE, FA CAPIRE CHE TELE-SUPPLIZIO CI ASPETTA: “VOGLIAMO RACCONTARE L’ITALIA ‘PROVINCIALE’ DEI DIALETTI E DELLE TRADIZIONI. L’INDUSTRIA CULTURALE TRASCURA IL RITORNO IN CAMPAGNA DI GIOVANI - VOGLIAMO PRODURRE FORMAT ORIGINALI, ASSICURARCI UNA ‘SOVRANITÀ NARRATIVA’. MI PIACEREBBE UN PROGRAMMA CHE AIUTASSE UNA GENERAZIONE DI SUPER-CONFUSI A FARE IL MESTIERE DI GENITORI E VA SPIEGATO CHE LA RIPRESA DELLA NATALITÀ IN ITALIA È ANCHE L’UNICO MODO PER SOSTENERE IL WELFARE - LA TRASMISSIONE A MARCELLO FOA? SCELTE EDITORIALI”
Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
È l’uomo che in Rai ha il compito d’intrattenere gli italiani dall’alba al tramonto, Angelo Mellone […]
[…] L’ex presidente Rai, Foa, al posto di Bottura-Aprile. State lottizzando la Rai?
«Esiste il diritto di un direttore di cambiare dei conduttori? Credo di sì. Bottura e Aprile sono bravissimi, lo è anche Foa. Sono scelte editoriali. Magari in futuro torneranno loro due, e non credo che gli stessi che gridano alla lottizzazione, in nome di una concezione molto, molto proprietaria della Rai, protesteranno».
Gli addii di Fazio, Annunziata, Gramellini si potevano evitare?
«Sono andati via prima che s’insediassero i vertici, in due casi perché avevano già un accordo con un competitor. Nel caso di Lucia — credo — per qualche progetto extra televisivo in cantiere. Ma i futuri palinsesti, culturalmente, sono i più pluralisti di sempre».
LEONARDO METALLI E ANGELO MELLONE
Questa Rai vuole raccontare «l’Italia com’è». Com’è?
«Fuori dalla bolla delle grandi città, è una nazione “provinciale”: vive nella molteplicità dei suoi dialetti, tradizioni, leggende, letteratura, tipi umani».
È il filone narrativo di Linea Blu, Bianca, Verde?
«Sì. L’industria culturale racconta un pezzo d’Italia, a volte in termini macchiettistici e trascurando aspetti come la qualità della vita dei borghi, il ritorno in campagna di giovani che creano imprese competitive, l’artigianato di avanguardia che ci rende unici al mondo».
Piace agli italiani?
«A giudicare dai numeri strepitosi di Linea Verde, che a volte fa meglio del serale, considerando il successo di Camper e guardando i dati dei programmi di “racconto italiano”, direi di sì. Lo stesso discorso vale per Venier, Diaco, Balivo, Unomattina , I fatti vostri e così via».
Il genere trash la attira o la disturba?
«Non è da servizio pubblico. Ma i format che vanno sulle reti commerciali italiane sono superiori in qualità agli stessi fatti all’estero».
Cosa ruberebbe alle commerciali?
«Qualche reality e factual, qualche talent. Stiamo studiando un adventure game, stile Pechino Express. Vogliamo produrre format originali, assicurarci una “sovranità narrativa”, coinvolgendo, come ho già fatto, le migliori menti».
Nel nuovo show di Lorena Bianchetti, «Dating Show» su Raiuno, i fidanzati si presentano in famiglia. Ma non le sembra uno schema d’antan?
«Al contrario, riproduciamo un evento tradizionale e lo caliamo nella variegata realtà odierna».
La spaventa raccontare la fluidità amorosa delle nuove generazioni?
«No, ho tre figli, la conosco e ne so le nevrosi. Purché non diventi un racconto ideologico».
Il nuovo contratto di servizio tutela la natalità, come la declinerete?
«Mi piacerebbe un programma che aiutasse una generazione di super-confusi a fare il mestiere di genitori. Narrativamente il tema va allargato oltre le discussioni sul desiderio personale e le conseguenti esasperazioni individualistiche. Va spiegato che la ripresa della natalità in Italia è anche l’unico modo per sostenere il sistema del welfare».
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